Valeria  Caldelli
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Valeria Caldelli

Sono nata a Piombino, cittadina industriale davanti all'Isola d'Elba e i miei primi amori sono stati il mare e la filosofia.

A Pisa mi sono laureata, ovviamente in filosofia, inseguendo un eretico francese del Seicento che mi faceva impazzire perché si nascondeva dietro falsi nomi per far perdere le sue tracce. Cosa che gli era riuscita perfettamente.

Il giornalismo è stato il terzo amore, quello della maturità, che non mi ha mai abbandonato. Il mestiere l'ho imparato nelle redazioni, con curiosità e tenacia, dalle prime conferenze stampa ai reportage, da cronista del territorio a caposervizio, sempre pronta a 'buttarmi' sulla notizia.

In redazione, quella di Pisa, dove sono professionalmente nata e cresciuta, tenevo un paio di scarpe con i tacchi e un paio di stivali. Per essere preparata a tutto: alluvioni o convegni, disastri o incontri politici.

Per oltre 30 anni ho lavorato a “La Nazione” e sono stata testimone di numerosi eventi, tra cui il salvataggio della Torre pendente, da cui è nato un libro, edito per i tipi di Pacini e scritto insieme al collega Giuseppe Meucci: La Torre pendente: il restauro del secolo racconta aneddoti, piccoli segreti e ripercorre un cammino, non senza pericoli, durato 10 anni. Vista la popolarità della Torre è stato tradotto in molte lingue, tra cui il cinese.

Le sfide con me stessa mi sono sempre piaciute. Per questo ho 'tradotto' il restauro del famoso campanile anche nella lingua dei bambini, la filastrocca. Per loro ho scritto La ballata in rima sciolta di una torre tutta storta. E non mi sono fermata perché dopo poco è uscito: Lo scienziato stra... lunato. La vera storia di Galileo e del gatto Meo. Sono entrambi editi da Ets con le divertenti illustrazioni di Patrizia Russo.

La mia ultima fiaba è Il volo incantato e fa parte di un trittico condiviso con lo scrittore per bambini Fabrizio Altieri. È pubblicato in un Cd di Sconfinarte con musiche per clarinetto e pianoforte di Marco Simoni.

Nonostante le incursioni in territori diversi da quello professionale, non ho mai attaccato al chiodo né gli stivali, né le scarpe col tacco pronte ad ogni evenienza. Oltre a quella di Pisa ho conosciuto le redazioni di Lucca, Firenze e Viareggio ed ho collaborato con le pagine culturali di “Qn”, “Nazione”, “Il Resto del Carlino”, “Il Giorno”.

Si dice che i giornalisti sanno quasi niente di quasi tutto e poiché l'arte mi affascina e la scienza mi appassiona, in particolare la fisica, spesso mi sono addentrata nei loro spazi. E continuo a farlo. Da tempo, infatti, collaboro con il mensile “Artedossier”, raccontando alcune tra le più importanti mostre internazionali. E se mi sento a casa al Museo d'Orsay e alla Tate, non sono stata certo meno entusiasta di fronte agli acceleratori di particelle, quello più piccolo dei laboratori di Fermilab, a Chicago, dove è stato scoperto il top quark, e quello enorme del Cern di Ginevra, dove ancora adesso si cercano di scoprire i misteri del nostro universo.

Purtroppo non ho mai conosciuto Margherita Hack, ma questo non mi ha impedito di scrivere un libro su di lei, leggendo i suoi saggi, conoscendo i suoi amici e vedendo i luoghi dove ha vissuto e lavorato.

Viaggiare più che un amore è una passione incontrollabile e la valigia è sempre pronta, come il cambio delle scarpe in redazione. Haiti è stata la meta di uno dei miei reportage, poco dopo il grande terremoto, però anche un giro turistico si può trasformare in un articolo. Viaggio da sola o con pochi amici, ma la penna e il taccuino non mancano mai nel mio bagaglio.

Naturalmente mi piace scrivere.

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