La fabbrica dei desideri. O forse delle chimere. Diceva Picasso che ogni cosa che puoi immaginare è reale e al 34° Yacht Show di Monaco, oltre quattro bilioni è il valore dei super panfili ancorati per tre giorni nella marina del Principato, e si va ben oltre l’immaginazione.
Qui davvero la fantasia diventa realtà superando persino le aspettative ed entrando nel mondo delle emozioni. Scafi 'scolpiti' come opere d'arte dai modelli classici o 'muscolosi’, prue slanciate con ponti sovrapposti dall'eleganza raffinata, interni sontuosi, a volte barocchi, a volte ricercati ma sempre chic, tecnologie d'avanguardia che strizzano l'occhio alle soluzioni eco-compatibili in nome di un maggiore rispetto dell'ambiente.
Un lusso non sostenibile per la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta, che però ha un grande impatto sull'industria del futuro, non solo per lo sviluppo dei cantieri, ma anche per tutte le attività economiche che muove e stimola, dalla creazione di mobili, alla produzione di marmi, vetri, tappeti, accessori di ogni genere.
E allora eccole lì, allineate nella baia di Port Hercule, circondate dai grattacieli di Montecarlo, oltre centoventi signore del mare, sorelle, sorellastre e cugine, che si mostrano con il loro vestito della festa pronte per il grande ballo annuale. Chi sono i loro cavalieri? Vengono dagli Stati Uniti, dall'Australia, dai Paesi arabi e fino a non molto tempo fa anche dalla Russia.
Sono imprenditori di successo, finanzieri di tutte le età desiderosi di esprimere al meglio i risultati dei loro business. Ormai sono lontani i tempi di Ulisse e quelli del capitano Achab e della sua ossessiva caccia a Moby Dick. I giganti di oggi non vanno in cerca di avventure, non scoprono terre sconosciute né fanno incontri con mostri umani o marini. Piuttosto assicurano relax o quella suggestiva dolce vita che in questi anni di guerre sembra diventare sempre più lontana.
I grandi yacht sono l'espressione di chi vuol far vedere al mondo che ha vinto. Né più né meno come coloro che, tanto tempo fa, costruivano le piramidi, oppure le torri sempre più alte.
Disse Paolo Vitelli, recentemente scomparso, al momento della presentazione dei tre giga-yacht Benetti, oltre 100 metri di lunghezza e il top di grazia e stile. Certo, è vero, anche le piramidi, come gli yacht, erano tanto più grandi e imponenti quanto più i loro proprietari erano ricchi e importanti, così come i castelli e le torri indicavano la potenza dei sovrani medievali. Lui, invece, Vitelli, si definì un moderno Robin Hood che, come gli altri imprenditori navali, redistribuiva ai poveri i proventi della ricchezza, poiché grazie ai cantieri e al numeroso indotto trovano lavoro ogni giorno centinaia di migliaia di persone. Basti pensare che per i tre giga-yacht vennero calcolate oltre cinque milioni di ore di lavoro.
Quest'anno nelle placide acque di Port Hercule un altro gioiello della flotta Benetti si mostra agli occhi dei visitatori. È Lady Estey, 67 metri, per gli addetti ai lavori solo un numero e una sigla: FB287. Anche il mondo dei sogni ha le sue regole e guai chiedere il nome degli armatori: devono apparire come i miraggi avvolti nella nebbia dei risvegli mattutini. Però FB287, scafo in acciaio e sovrastruttura in alluminio, più che una 'lady' potrebbe essere una 'queen'. Ampi saloni, verande spaziose, bar, piscine, ascensore rettangolare, scale in marmo bianco, un pianoforte che suona magicamente anche senza esecutore, una palestra con bagno turco, sauna e massage room, lavanderia, cucina, una regale cabina armatoriale sull'upper deck con ampie vetrate sulla prua e sul paesaggio circostante.
Ebbene sì, è come essere dentro un film, magari con James Bond che si nasconde nelle ampie e intricate sale macchine alle prese con una pericolosa missione, mentre negli impeccabili saloni superiori gli ospiti inconsapevoli sono impegnati in piacevoli conversazioni seduti sui lussuosi divani art déco.
Dopo lo show di Montecarlo Lady Estey è partita per la sua prima crociera, però senza James Bond. Per realizzare questo capolavoro sono intervenute centinaia di ditte, migliaia di operai e artigiani, decine di ingegneri e architetti. Per non parlare degli innumerevoli tecnici che hanno steso chilometri e chilometri di tubi e cavi elettrici.
Sul molo di Port Hercule, allineati come in una parata militare, altri capolavori si mostravano al pubblico, nati in cantieri italiani come Tecnomar, San Lorenzo, Baglietto. In grande spolvero anche gli olandesi con Feadship, Heesen, Amels e Oceanco. E i tedeschi con Lurssen e Abeking. Olandesi e tedeschi sono in effetti coloro che mantengono il primato delle imbarcazioni colossali, tra i 100 e i 150 metri, mentre la Francia appare più presente nell'universo di formidabili velieri. Anche altri Paesi, come la Turchia e gli Stati Arabi, arrivati da poco nel mercato della nautica di lusso, stanno percorrendo questa strada con successo.
Ma una cosa va sottolineata, non per spirito di campanile, ma per oggettivo confronto: nessun altro yacht di nessun altro paese al mondo riesce a raggiungere la bellezza, la raffinatezza e l'eleganza di quelli che nascono in Italia. Il Rinascimento è rimasto nel nostro Dna e si vede. Ovunque, però, i tempi di costruzione sono lunghi: almeno tre anni di cantiere prima del varo.
Certo, è strano il mercato della nautica perché è forse l'unico in cui l'usato vale più del nuovo. Infatti ognuna delle super-barche ormeggiate a Monaco potrebbe essere venduta tra pochi mesi o pochi anni dal suo armatore a un prezzo decisamente superiore rispetto a quello che è costata. E ovviamente si parla di cifre da capogiro. Così va il mondo. O almeno così va quel mondo. Tuttavia, il diffuso e forse abusato concetto di 'sostenibilità' è arrivato anche qui. Sistemi di propulsione a idrogeno e carburanti alternativi sono allo studio in pressoché tutti i cantieri, alla ricerca di un più moderno rapporto tra l'uomo e il mare.
Non mancano però anche nuove tendenze, nello spirito di raggiungere un miglior rapporto qualità-prezzo. Sulla banchina del porto di Monaco hanno infatti attraccato anche numerosi catamarani, i multiscafi collegati da un ponte che hanno il pregio di essere più stabili e di avere più spazi disponibili in lunghezze decisamente inferiori. Tra i tanti che hanno intrapreso questa strada, il cantiere tedesco Ultimate Catamarans, fondato appena nel 2019, offre modelli a propulsione ibrida con pannelli solari e batterie in grado di ricaricarsi durante il viaggio. Come ultimo risultato della green technology ci parlano di un'imbarcazione di 45 metri.
In un catamarano di queste dimensioni, lo spazio equivale ad uno yacht di 70 metri, mentre il consumo di carburante sarà del 70 per cento in meno.
Quanto costa? Intorno ai 50 milioni di euro. Non sono spiccioli, ma sicuramente è un prezzo inferiore a quello di uno yacht con gli stessi spazi.
Viaggiando nel futuro prossimo si incontrano i francesi di SEAir con le loro imbarcazioni volanti che si alzano sull'acqua consentendo – dicono – una maggiore stabilità e una navigazione sicura anche a chi soffre il mal di mare.
Basta premere un pulsante per essere sospesi tra cielo e mare evitando le onde e consumando meno.
Raccontano presentando una barca lussuosa e avveniristica di 12 metri con un prezzo che si aggira intorno ai 2 milioni di euro.
Dai più piccoli ai colossi il passo non è decisamente breve, ma c'è chi affronta la competizione. Una nave di 300 metri ospiterà ben 122 appartamenti al prezzo di 10 milioni ciascuno. Una sorta di palazzo galleggiante, anzi viaggiante, visto che si muoverà per tutto l'anno in tutto il mondo fermandosi nei vari porti. I facoltosi proprietari o i loro inquilini potranno scegliere se viverci continuativamente o se frequentarla solo saltuariamente. Nel 'palazzo' ci saranno ovviamente cinema, palestre, teatri, ristoranti, come in una piccola città. Dicono di aver già venduto 10 appartamenti e che la fabbricazione comincerà l'anno prossimo in Germania. Sarà davvero così? Aspettare per credere.
Nella serie 'amo le sfide' non può mancare una 'cosa' tondeggiante non più lunga di un metro e mezzo ed alta altrettanto. Una sorta di scatola dalla forma avveniristica, con una grande vetrata nella parte anteriore e un abitacolo che non può contenere più di due persone, dove si entra calandosi dall'alto. Potrebbe sembrare una navicella spaziale, invece è un sottomarino, prodotto dall'olandese U-Boat Worx. Scende fino a 100 metri di profondità ed è provvisto di luci per illuminare gli abissi e di un braccio mobile per raccogliere reperti da portare in superficie. Altri modelli possono trasportare più persone e arrivano anche a profondità maggiori con tutte le assicurazioni possibili di sicurezza.
Quello presentato è l'ultimo nato, una sorta di giocattolo che può essere piazzato su un superyacht e immerso in qualsiasi punto degli oceani per il divertimento e le avventure di persone originali e intrepide che hanno il coraggio delle sfide. Ho sentito poco tempo fa la grande Ornella Vanoni affermare con la consueta schiettezza che 'la gente che non è un po' matta è di una noia mortale'.
Di sicuro tipi così non sono noiosi.















