A voler essere superstiziosi i segni c'erano tutti: nata in via Centostelle, nel quartiere di Campo di Marte e poi trasferita in via Leonardo Ximenes, astronomo del Settecento che a Firenze aveva fondato un osservatorio. Che dire? Destino inevitabile per Margherita Hack?
Macché! Coincidenze... è stato tutto un caso.
Così replicava lei a chiunque le chiedesse di commentare tutti questi strani 'avvisi', celesti o meno, che avevano costellato i suoi primi anni di vita. D'altronde ai maghi di qualsiasi genere non le mandava certo a dire: erano ciarlatani e imbroglioni e chi li ascoltava era un 'povero bischero'. Se poi voleva essere cortese si limitava a dire che l’astrologia è un residuo dell'ignoranza del passato, perché quando non si avevano conoscenze scientifiche ci si affidava agli dei oppure agli astri. E come darle torto?
Basti solo pensare che per i nati sotto il segno del cancro, come lei, gli astrologi sentenziano un carattere docile e incapace di affrontare di petto le situazioni. E quando mai? Margherita Hack è stata un'astrofisica irriverente e combattiva, non solo in campo scientifico, ma anche in quello sociale, sempre attiva nella difesa dei diritti civili e in quelli degli animali.
D'altronde lei se la rideva di tutti gli oroscopi del mondo e a chi le chiedeva, nelle numerose interviste, quale fosse il suo segno zodiacale rispondeva con disinteresse: “E chi lo sa?”. Per poi aggiungere ridendo, in nome del suo grande amore per i felini domestici: “Quello del gatto”.
Fu un anno propizio il 1922 perché, oltre a Margherita Hack, tra gli altri personaggi che hanno lasciato un segno, dette i natali a Susanna Agnelli, Enrico Berlinguer, Judy Garland, Ava Gardner e Pier Paolo Pasolini.
E fu un anno denso anche di avvenimenti storici perché mentre loro venivano al mondo la cronaca registrava alcune pietre miliari che avrebbero influito, anche pesantemente, sugli anni successivi. Pio XI salì sul soglio pontificio, Stalin divenne segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica e Mussolini, due giorni dopo la Marcia su Roma, ebbe l'incarico di primo ministro.
In quello stesso anno in Francia Marie Curie fece il suo ingresso Académie nationale de médecine, prima donna ad essere eletta in una qualsiasi disciplina dell'Accademia francese delle Scienze. A vederla con gli occhi di un veggente pure questo poteva diventare un presagio. Perché anche Margherita Hack seppe imporsi nell'universo scientifico, da sempre appannaggio maschile, lei prima donna a dirigere un osservatorio, quello di Trieste, che, grazie alle sue ricerche, portò alla ribalta internazionale.
A distanza di oltre cento anni da quel 12 giugno 1922 ancora oggi ci piace ricordarla, non solo per i suoi importanti studi sulle stelle, di cui è stata la regina incontrastata, ma anche per la sua appassionata volontà di divulgare la scienza, di parlare di astronomia come di una partita di calcio riuscendo ad appassionare centinaia di giovani e a trascinarli a bocca aperta verso la ricerca dei misteri dell'universo. D'altra parte aveva ragione a dire che morire significa solo essere 'diversamente vivi'. “Io ci sono stata e qualcuno si ricorderà di me quando non ci sarò più”, dichiarava ormai a tarda età nel suo indelebile ateismo. “E se così non fosse, non importa”.
In fondo siamo tutti figli delle stelle, nati da una zuppa di particelle incandescente che si è a poco a poco raffreddata dando origine al Big Bang, alle galassie e alla vita elementare e complessa.
Con la morte si spenge il nostro cervello, che io considero l'anima, ma resteranno le nostre molecole, gli atomi che costituivano il nostro corpo e serviranno a formare altri esseri e oggetti.
Certo, sarà difficile per tutti noi figli delle stelle dimenticare il suo entusiasmo per le sfide della scienza e per quelle della vita, dimenticare il suo coraggio di toscana ribelle che si è opposta a tutti gli stereotipi, a partire da quello dell'eleganza. Sempre spettinata, vestita con la prima cosa che trovava nel cassetto, ragazzaccia fino alla fine, ci ha insegnato, oltre alle stelle, che la vita va affrontata come una gara, con la voglia di vincere e di andare avanti.
Sì, perché è vero che a scuola non era mai stata tra le prime della classe e che in seconda ginnasio – ironia della vita - venne anche rimandata in matematica, ma lo sport lo aveva vissuto da protagonista diventando campionessa universitaria d'Italia, sia nel salto in alto che nel salto in lungo.
In realtà, a parte il tennis, che considerava 'da signori', Margherita amava tutti gli sport, dal ciclismo alla pallavolo. I colleghi si ricordano ancora le partite accanite nei momenti di pausa all'interno del giardino dell'Osservatorio di Trieste e spesso si sono domandati come facesse ad inerpicarsi in bicicletta da via Felice Venezian fino alla sommità di quella stessa collina, dove lavorava ed abitava. Una salita ripidissima che faceva anche più di una volta al giorno e anche in età ormai matura.
D'altronde l'ultima impresa che si ricordi la fece ormai ultraottantenne pedalando con grande slancio i 100 chilometri che separano Trieste e Grado.
Ecco, è questo entusiasmo che ha voluto trasmetterci, quello stesso entusiasmo con cui affrontava le battaglie scientifiche. A partire da quella strana famiglia di stelle, chiamate Cefeidi, che cambiano la loro luminosità e da quelle ancora più strane stelle che vivono in simbiosi, come Epsilon Aurigae, con lunghe eclissi ogni 27 anni.
È così bello fissare il cielo ed accorgersi di come non sia altro che un vero e proprio immenso laboratorio di fisica che si srotola sulle nostre teste.
Raccontava alle folte platee che riempivano i teatri d'Italia per andare a sentirla. Quanti misteri in quel cielo stellato che i poeti celebrano con tanto romanticismo. Quanta strada ancora da fare per conoscere quel 95 per cento dell'universo che ancora ci sfugge e che i fisici si limitano a identificare come materia oscura ed energia oscura. Ci vuole pazienza e costanza per arrampicarsi in questa salita, molto più ripida di quella che lei affrontava con la sua bicicletta.
Ma a Margherita Hack non mancava certo la curiosità e la determinazione piccosa necessaria per raggiungere l'obiettivo. La sua vita ci dice che non importa essere 'secchioni' e voler arrivare primi, ma importa invece avere la passione, la gioia e l'ardore per tutto quello che si fa. E lei che aveva il fuoco della scienza, l'ha divulgata in tutti i modi possibili e immaginabili, persino salendo su palcoscenici teatrali, scrivendo canzoni e addirittura cantando, nonostante fosse stonata come una campana.
Le meraviglie della scienza amava raccontarle così come da bambini raccontiamo le nostre scoperte e le nostre imprese. In pochi non si lasciavano coinvolgere. Famosa è rimasta la baruffa in diretta con Pippo Baudo alla trasmissione televisiva 'L'Arena' del 14 gennaio 2007. Margherita aveva scritto una canzone per il festival di Sanremo, Questo è il mondo, che però venne rifiutata.
Da qui lo scambio di battute al veleno tra i due che non si riconciliarono mai. Per la cronaca quell'anno il festival fu vinto da Simone Cristicchi con la canzone Ti regalerò una rosa, certamente molto più poetica di quella presentata da Margherita Hack, che parlava di telescopi spaziali e pecore Dolly.
Ma a lei non interessavano poemi e liriche, né temeva scendere dalla cattedra e usare parole poco o niente 'professorali'. Voleva invece suscitare la curiosità di tutti, abbattere quella torre d'avorio in cui gli scienziati si chiudono e diffondere la conoscenza, anche in briciole, nelle case di ognuno di noi. Quale palcoscenico migliore di Sanremo?
Anche dalla sua cattedra al Dipartimento di Astronomia dell'Università di Trieste Margherita Hack si rivolgeva ai suoi allievi in maniera tutta speciale rispetto ai suoi colleghi. Le sue lavagne non si infarcivano infatti di formule matematiche, ma molte delle sue spiegazioni erano lasciate alla parola. Diceva Einstein che non si può essere grandi fisici se non si conosce la filosofia.
Perché in fondo non è la matematica il vero linguaggio della natura. Numeri e formule sono solo uno strumento con cui l'uomo cerca di leggere i suoi meccanismi. Diciamo che è quanto di meglio noi riusciamo a fare per spiegare i suoi misteri, ma in realtà la natura, che, diversamente dalla matematica, non è frutto della mente umana, ha stile, codici e forme proprie che bisogna saper leggere. E Margherita Hack sapeva farlo anche senza usare formule, frazioni, addendi e denominatori.
Ma oltre ad aprirci le porte del cielo lei ci ha dimostrato come si fa ad essere 'diversamente vivi' lasciandoci la voglia di vivere con il sorriso sulle labbra, la capacità di non arrendersi mai, il senso della giustizia e quello del dovere, un'etica che nasce dalla nostra coscienza, la passione, lo stupore, il candore. E scusate se è poco.