Diceva Paul Klee che il disegno è l'arte di portare a spasso una linea. Juan Gris era più romantico e cercava l'emozione che corregge la regola. Il poetico Matisse, ossessionato dalla luce al pari degli Impressionisti, ci teneva a precisare che la scelta dei suoi colori non si fondava su nessuna teoria scientifica, ma solo sull'osservazione. Picasso, come sempre, era tranchant: «Io non cerco, trovo», asseriva deciso.

Quattro grandi personaggi che hanno popolato i primi decenni della vita artistica del Novecento, quattro modi diversi di confrontarsi con l'arte e altrettanti linguaggi di una rivoluzione culturale che attraverso i pennelli osò sfidare gli orrori della Storia.

Le hanno chiamate le Avanguardie, perché come i reparti che precedono le truppe nella marcia di avvicinamento al nemico, sono composte dai più coraggiosi, modelli che guidano e trasmettono forza e fiducia. Il plotone dei moderni innovatori intellettuali e artisti nacque a Parigi dalle ceneri dell'Impressionismo.

Ormai quel movimento eroico che aveva combattuto con grinta contro il sistema accademico era diventato troppo borghese e alla fine si era incagliato nelle secche di una tavolozza di colori legati alla realtà e nella ricerca della bellezza della natura e delle sue forme.

Troppo romantica e ottimista, ormai, anche quella Belle Époque che aveva tratto vantaggi dai progressi della tecnica e conosciuto le comodità della vita. Le tensioni sociali, politiche e culturali che si stavano addensando non potevano non inquietare la nuova generazione e non metterla alla ricerca di una diversa visione del mondo. Cubismo, Surrealismo, Dadaismo e Astrattismo sono alcuni dei nuovi linguaggi che grazie allo sviluppo delle comunicazioni si diffonderanno in tutta Europa, provocando spesso rifiuti e addirittura repressioni.

Gli avanguardisti di allora si stanno ora incontrando di nuovo sui lungarni di Pisa per raccontare le loro interpretazioni della Storia e del mondo che li circondava, interpretazioni spesso contraddittorie ma tutte in difesa di una libertà che i conflitti mondiali mettevano a repentaglio. Palazzo Blu ha offerto un nuovo teatro a questi fermenti artistici, raccogliendo nelle sue stanze, grazie alla Fondazione Pisa e a Mondomostre, una straordinaria selezione di opere dal Philadelphia Museum of Art.

«Sono opere che hanno una forza intrinseca e ci trasmettono un messaggio molto forte», sottolinea Stefano Zuffi, co-curatore della mostra, insieme a Matthew Affron, del Philadelphia Museum of Art. «Le dittature hanno visto nelle avanguardie un nemico da sconfiggere ed è bello pensare che questi pezzi di tela abbiano saputo osteggiare e quasi innervosire i tiranni. Perché l'arte è fragile nella sua essenza materiale, ma è fortissima nel suo linguaggio di libertà».

Non è un caso che tutte le Avanguardie, dal Cubismo al Surrealismo, furono etichettate come 'degenerate' dal regime nazista e le opere dei loro autori tolte dai musei e poi esposte in una mostra itinerante inaugurata a Monaco nel 1937 da Goebbels, mentre gli artisti furono esiliati e molti costretti anche a rifugiarsi negli Stati Uniti.

La mostra di Palazzo Blu ha un andamento cronologico e prende il via da un Autoritratto di Picasso venticinquenne. Siamo nel 1906. L'anno successivo dalle sue mani usciranno Les Demoiselles d'Avignon a sancire la nascita del Cubismo. Nel dipinto il giovane Picasso, sguardo fiero, ha in mano la tavolozza e sembra accingersi a diventare il grande protagonista della vicenda artistica di un intero secolo. Il percorso espositivo poi si snoda attraverso una serie di eventi storici e culturali per arrivare fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, nel 1940.

Leggendo l'arte come interprete e testimone della storia incontriamo opere cubiste con una loro drammaticità oscura e misteriosa che sembra rimandare al periodo della Prima guerra mondiale, come Lampada e Scacchiera, bicchieri e piatto di Juan Gris.

L'uso che si faceva di proporzioni matematiche e griglie geometriche può essere interpretato come un'esigenza di ordine proprio in reazione agli avvenimenti sconvolgenti della guerra. Ugualmente le rigorose composizioni geometriche di Piet Mondrian, concepite dopo la salita al potere di Hitler e agli albori del secondo conflitto mondiale, sembrano esaltare un senso di rigore morale, di fiducia nella geometria contro il crescente caos.

Anche Kandinskij è alla continua ricerca di un'armonia. Il suo Cerchi in un cerchio compie oggi 100 anni e quell'equilibrio complesso tra le forme geometriche ci porta alle soglie di una sfera ultraterrena, dove entreranno senza riserve i surrealisti come Max Ernst, Joan Mirò e Paul Klee. Il Prestigiatore di Klee sta in bilico vicino al suo tavolo magico, come tutta la popolazione che, in un momento delicato, bramava un equilibrio. Il Cane che abbaia alla luna di Mirò, il cui profilo potrebbe ricordare Mussolini, sembra invece irridere alle spinte autoritarie.

Quello a cui si assiste nelle sale di Palazzo Blu è un confronto continuo con tante realtà diverse, spesso, appunto, anche contraddittorie. Se molti indicano nuove coerenze, Marie Laurencin si rifugia invece nella fiaba, Matisse scopre le emozioni comunicando un desiderio di pace e di affettuosa intimità mentre Chagall trova la sua sicurezza nella millenaria tradizione religiosa e popolare delle comunità ebraiche.

«L'astrattismo di Mondrian e il piacere dell'esistenza di Matisse, con la sua luce mediterranea, sono forse agli antipodi, ma ci dicono come ci possiamo confrontare col mondo e con la storia», commenta Zuffi. Jacques Lipchitz, artista ebreo, lo fa con un piccolo bronzo che ha chiamato Volo, dove una donna e un uomo sono fusi in un unico individuo che avanza su tre gambe. Per lui, che concepì la statua a Tolosa mentre stava fuggendo in esilio negli Stati Uniti, la chiave per uscire dal doloroso caos era l'amore.

Questo nuovo linguaggio artistico, fortemente non naturalista, che si delinea e si sviluppa nei primi decenni del secolo scorso chiuderà definitivamente i conti con l'Impressionismo e cambierà il baricentro dell'arte spostandolo da Parigi agli Stati Uniti, dopo aver attraversato l'intera Europa, compresa l'Italia, dove de Chirico, con la sua Metafisica, entra a pieno titolo tra gli avanguardisti del Surrealismo.

La mostra di Palazzo Blu, nel suo percorso di 50 opere provenienti dal museo di Filadelfia, rappresenta un'occasione unica per vedere tutte insieme e conoscere eccellenze artistiche eccezionalmente in Italia e in Europa.