Il giorno più cupo è stato il 6 gennaio del 1990 quando il campanile del Duomo di Pisa, la famosa Torre pendente, che ogni anno ospitava un milione di visitatori, fu chiusa al pubblico per paura di un crollo improvviso. Anzi, a dire la verità, chi chiuse il suo portoncino verde dalla enorme chiave di ferro fu Raffaella Carrà in diretta Tv. "Sindaco, chiudi la Torre", ordinò. E così fu, mentre le telecamere immortalavano quello che diventò un evento, non solo per l'Italia, ma per il mondo intero.

La notte più lunga fu quella tra l'8 e il 9 settembre del 1995, quando, reagendo alle operazioni di congelamento del terreno, il campanile aumentò la sua inclinazione di oltre un millimetro. Un treno in corsa, se si considera che la sua media annua oscillava tra 1 e 1,2 millimetri e che le sue condizioni di stabilità erano già precarie. Quelle iniezioni di azoto liquido nel terreno in preparazione di 10 ancoraggi a 45 metri di profondità che avrebbero dovuto bloccare l'inesorabile discesa verso Sud, in realtà non piacquero per niente alla Torre e il Comitato internazionale di esperti dovette cercare in fretta un'altra cura.

Ma quella notte il trambusto fu grande: tutto ciò che di pesante si trovava sulla piazza - gru, ruspe ed altri macchinari - venne rapidamente spostata dalla parte nord, per bilanciare la pendenza. Alla paura di un brusco crollo seguì l'ansia per il possibile inasprirsi dell'inclinazione, che rientrò solo in parte, in attesa di interventi migliori che arrivarono nel 1999.

L'avventura finì il 17 giugno del 2001 con una grande festa. L'ultima trivella che risucchiava il terreno sotto le fondamenta del campanile era ormai ferma e l'affascinante monumento, da sempre bello e impossibile, si mostrava al mondo nel suo nuovo look, solo apparentemente identico a quello di dieci anni prima. Il suo temibile strapiombo iniziale di 5 metri e mezzo era infatti ridotto di 40 cm e la sua età ringiovanita di circa 200 anni.

Le 41 trivelle allineate davanti alla Torre avevano dato i risultati sperati. Nel corso di un anno avevano gradatamente estratto 76 tonnellate di terra tra i 3 e i 4 metri sotto le fondamenta, invitando il campanile a scendere. E lui si era raddrizzato davvero. Non troppo, però. Quel tanto che bastava a restituirgli la piena salute senza deludere né gli storici dell'arte - che temevano interventi invasivi - né i turisti che amano quel fascino di eterna ammalata da sempre proprio della Torre per via della sua pendenza.

Pur se frutto di lunghi e approfonditi studi e anche di un po' di coraggio da parte del gruppo di studiosi che aveva preso in cura il monumento fin dal 1990, il risultato appariva davvero sorprendente. Al punto che la signora Franca, moglie del presidente Ciampi, sbottò in un fragoroso: "è un miracolo", durante la visita alla Torre appena risanata, nonostante il presidente del comitato, professor Michele Jamiolkowski, cercasse di spiegarle con dovizia di particolari i magnifici ritrovati della scienza e della tecnica che avevano permesso il difficile recupero.

In effetti, quello è stato forse l'ultimo miracolo in una piazza che la tradizione ha individuato proprio come la 'piazza dei Miracoli'. Però dal 2001 ad oggi qualche altra meraviglia è avvenuta. La Torre, infatti, anche senza l'uso delle trivelle, ha continuato lentamente a raddrizzarsi. E se 22 anni fa lo strapiombo era diminuito di una quarantina di centimetri, adesso siamo arrivati a 44. E ancora continua il movimento in salita. "Per essere un paziente con 850 anni di età, un fuori piombo di circa 5 metri ed un cedimento nel terreno di oltre 3 metri, lo stato di salute del campanile di Pisa è eccellente", ha assicurato il professor Carlo Viggiani, uno dei suoi 'medici 'storici.

Dobbiamo pensare che questo movimento all'indietro continuerà fino a mettere la Torre in posizione verticale? Mission impossible. Ma è verosimile che continui a raddrizzarsi ancora per qualche anno per poi arrivare ad un punto di stabilità. Così come è possibile che in un momento imprecisato il Campanile cessi di salire e riprenda a scendere nuovamente verso Sud. "Ma se dovesse succedere, accadrà tra qualche anno e prima di raggiungere i livelli di strapiombo del 1990 ci vorranno comunque 3 o 4 secoli", sottolinea il professor Viggiani. "I nostri colleghi di allora sapranno cosa fare".

Nel frattempo, l'importante è continuare a monitorare. La Torre si muove a causa delle irradiazioni solari, delle stagioni, delle piogge, del vento, di prolungati periodi di siccità, di inondazioni, della rotazione della Terra e di molti altri fattori. Ma tutto è sotto controllo attraverso una serie di misurazioni che prendono nota anche delle più piccole vibrazioni. "A settembre 2017 c'è stato un nubifragio e caddero 143 mm di pioggia in sole sei ore, equivalenti al 18 per cento delle precipitazioni annue", ricorda Nunziante Squeglia, che ha il compito di controllare gli strumenti. "La Torre si inclinò di oltre un millimetro, cioè più di quanto era solita cedere in un anno. Ma poi l'allarme è rientrato ed è tornata velocemente al punto di prima".

Ma anche per la Torre gli esami non finiscono mai. E poiché la tecnologia è una materia in continua evoluzione gli strumenti di controllo diventano sempre più sofisticati. Così, sotto l'albero di Natale quest'anno il campanile pendente ha trovato un regalo un po' particolare: un macchinario di ultima generazione per un monitoraggio satellitare da confrontare con quello terrestre. Il Gps entra dunque anche nella storia della Torre e tra pochi mesi prenderà il via il programma di osservazione dall'alto grazie al quale i rischi connessi ad un ritorno della 'malattia' saranno più prevedibili e quindi meno pericolosi.

Certo Berta di Bernardo, che con il suo lascito di 60 soldi dette il via ai lavori per la costruzione del campanile, non avrebbe mai potuto immaginare tanto successo e tanta attenzione verso il monumento che voleva veder realizzato. Lei morì il 5 gennaio del 1172 e non ebbe la grazia nemmeno di essere presente alla posa della prima pietra, avvenuta più di un anno dopo, il 9 agosto 1173. Per la conclusione dei lavori, poi, ci vorranno quasi due secoli perché architetti e ingegneri si bloccarono spesso di fronte a quel 'male oscuro' che non faceva crescere dritto quel campanile.

Alla fine, intorno alla seconda metà del Trecento e dopo molti tentativi di limitare quella pendenza, si arrivò al termine. Ma nessun architetto volle mettere la sua firma su quella Torre alta e storta, a cui i continui sforzi per raddrizzarla avevano dato alla fine una forma a banana. Ed è così che non si conosce il nome dell'autore di uno dei monumenti più belli e più famosi del mondo. Si conosce, invece, con certezza, chi l'ha salvata dal suo terribile destino - quello di sgretolarsi al suolo sotto il suo stesso peso.

Per ironia della sorte, e con buona pace dei superstiziosi, è stata la XVII commissione, numero infausto che però ha prodotto solo un lieto fine. E poiché di miracoli continuiamo a parlare, bisognerà segnalarne un altro: quello dell'accordo tra ingegneri e storici dell'arte che non era certo scontato. "Io sono un rozzo ingegnere, anzi terra terra, anzi, sottoterra perché sono un geotecnico", sottolinea il professor Viggiani. "E un ingegnere pensa che certe idee siano fuffe. Il restauratore invece pensa che gli ingegneri vogliono solo cementificare. Ammetto che decine di volte, durante i lavori del nostro Comitato, sono stato sul punto di morire di insofferenza di fronte a questioni sollevate dai colleghi delle scienze umane che mi apparivano spaccare un capello in quattro. Tuttavia alla fine siamo riusciti a sviluppare una strategia comune".

Almeno per una volta, e forse grazie proprio a quel luogo 'fatato', la multidisciplinarietà ha funzionato, col grande risultato che la Torre è rimasta integra nella sua storicità e nella sua bellezza, senza né busti, né stampelle a sorreggerla. Il 9 agosto compirà 850 anni. La piazza del Duomo non basterà a contenere le sue candeline.