Oltre ai miracoli "sacri", non mancano in Georgia quelli... profani. Una nazione che vuole rinascere mantenendo però le sue radici e la sua indipendenza deve tenere ferma e in equilibrio una bilancia estremamente sensibile, cercando di incalzare il futuro senza soffocare le tradizioni, con l'impegno di rispettare la Storia, pur guardandola alla dovuta distanza per trovare la via giusta, attenta a non fare nuovi errori ripercorrendo strade conosciute.

Il vino

Il vino è uno di questi miracoli "profani" , anzi il miracolo per eccellenza nella vita quotidiana di ogni georgiano. Il Paese ne produce in quantità, soprattuto nella regione del Kakheti, dove è possibile partecipare a vere e proprie degustazioni. Nel menù di ogni ristorante, elegante o popolare, in città o in campagna, vi sarà proposta la carta de vini, rigorosamente georgiani. Si produce anche una birra molto leggera, ma persino tra i giovani il vino è di gran lunga il preferito. Un orgoglio nazionale che deriva dalla convinzione, suffragata dai risultati delle ricerche archeologiche, di essere stata la prima regione al mondo a produrlo. I più antichi processi di vinificazione all'interno di orci sepolti nel terreno sembrano risalire a 7000 anni fa. La varietà dei vitigni è intorno ai 500, mentre i vigneti coprono 250 chilometri quadrati della regione. Il nostro palato troverà il loro vino un po' dolce, sia quello rosso che quello bianco.

Ma oggi si producono anche vini secchi, più vicini al nostro gusto. Erekle Glonti è fondatore di una piccola azienda, Lagvinari, il cui vino è esportato in vari Paesi europei, tra cui l'Inghilterra, dove viene servito sulla tavola del Ritz. "Il vino è come un figlio da seguire con amore", ci dice. "In Georgia non si dice che un vino è stato prodotto, ma che è nato, proprio come un bambino". Si comincia dalla cura della terra e delle piante. Poi, al momento della vendemmia, sta ad ogni viticoltore decidere il giorno giusto della raccolta, quando il profumo e la maturazione dei grappoli è quella ideale per la spremitura. Lui, Erekle, il suo vino lo fa nascere ancora dentro gli orci di terracotta, come i suoi antenati e come la maggior parte degli altri produttori. La fermentazione dura circa sei mesi e ancora una volta sarà l'amorevole padre vignaiolo a decidere quando è il momento giusto per l'imbottigliamento. "Tutto il resto, dai gradi alcolici alle altre caratteristiche del vino, saranno scoperti con la tecnica, ma dopo", spiega, difendendo quel legame tra padre e figlio che crea il miracolo ed è impossibile da sostituire con qualsiasi strumento di misurazione.

L'Homo Georgicus

Ha il volto allungato, con la mascella prominente e grandi denti. La scatola cranica è piccola, circa un terzo della nostra, ma un po' più grande di quella delle scimmie: conteneva quasi 550 cm cubi di cervello. Questo "signore" è vissuto 1milione e 800mila anni fa un centinaio di km a sud dell'odierna Tbilisi e ha scatenato grande scompiglio tra scienziati e antropologi, costringendoli a discutere e a riscrivere un pezzo della storia della nascita dei nostri antenati. La strada per raggiungere il sito archeologico di Dmanisi, pochissimi chilometri dal confine armeno, non è tra le più facili, in particolare nel suo ultimo tratto, che adesso è sterrato e soggetto a lavori di rifacimento. Lo percorriamo in auto con il professor David Lordkipanidze, direttore del Museo Nazionale della Georgia e a capo del gruppo internazionale di archeologi che da 20 anni raccoglie reperti in quell'area ricostruendo la storia dell' evoluzione dell'uomo.

Il promontorio su cui è avvenuto il ritrovamento appare improvvisamente, scavato da due corsi d'acqua. "All'inizio la comunità scientifica era scettica perché l'archeologia georgiana non aveva una grande reputazione internazionale", racconta. "Poi, immediatamente sotto lo strato dove sono comparsi gli ominidi, abbiamo trovato i resti di una grande eruzione vulcanica, databile a 1milione e 850mila anni fa. Non potevano più esserci dubbi: quei teschi appartenevano al gruppo umano più antico mai scoperto fuori dall'Africa". L'avventura di Dmanisi, un altro dei miracoli georgiani, cominciò nel 1983, quando dopo ricerche archeologiche nelle rovine della città medievale, iniziate per volontà dell' Unione Sovietica, emerse un sito preistorico contenente ossa di animali.

Da allora non uno, ma cinque "signori" sono tornati alla luce, cinque crani ben conservati, a poca distanza uno dall'altro, ma tutti diversi, eppure tutti molto simili agli ominidi che si pensava avessero lasciato il continente africano "solo" un milione di anni fa. "Gli antenati georgiani non erano alti più di un metro e mezzo e le loro braccia erano ancora abbastanza primitive perché non riuscivano a ruotarle completamente", spiega il professor Lordkipanidze. "Le gambe, invece, erano già simili alle nostre. Si può dire che erano buoni corridori. Non sappiamo con sicurezza se conoscevano il fuoco, ma analizzando gli occipitali e le vertebre possiamo dire con certezza che erano eretti. Mangiavano la carne degli animali che cacciavano e uccidevano con alcuni utensili che abbiamo trovato. Vivevano in gruppo e conoscevano un certo sviluppo delle relazioni sociali. Uno dei teschi rinvenuti è di un uomo anziano, che ha vissuto per un lungo periodo senza i denti, come dimostra l'ossificazione degli alveoli. Ciò significa che altri membri del gruppo masticavano per lui". Gli scavi riprendono tutti gli anni durante l'estate, e un museo è in via di costruzione nel paese più vicino. La chiesa e la fortezza medievale completano un paesaggio collinare dai toni verdi diversi e intensi.

L'eredità di Stalin

Chi miracoli non ne ha proprio fatti è stato Josif Vissarionovic Dzugasvili, georgiano di Gori conosciuto dalla Storia come Stalin. Nonostante le sue origini nel Paese caucasico, sembra infatti che il rivoluzionario socialista, dittatore della Nuova Russia a partire dal 1924, non abbia mai avuto a cuore la Georgia, tanto che furono proprio truppe sovietiche da lui comandate a mettere fine alla Repubblica nel 1922, nonostante la strenua difesa dei suoi connazionali. Ma se Stalin non fece molto per Gori, Gori invece ha fatto molto per rendere onore al suo illustre figlio con alcune punte di nostalgia che durano ancora oggi. La cittadina - a circa un'ora di buona strada da Tiblisi - conserva infatti un museo in cui si ripercorre tutta la sua vita, si ricostruisce il suo ufficio, si conserva la carrozza ferroviaria personale su cui era solito viaggiare, visto che non amava gli aerei, e si visita la modesta casa in cui nacque e visse la sua giovinezza, lasciata intatta all'esterno del museo, quasi un tempio a cui rendere omaggio. L'intero complesso museale è molto celebrativo, anche se recentemente sono stati aggiunti accenni a comportamenti e azioni non proprio da celebrare. Una guida è necessaria dal momento che didascalie e spiegazioni sono scritte in georgiano.

Il resto della città ha una forte presenza di "casermoni" in stile sovietico per la maggior parte costruiti durante l'occupazione degli anni Settanta. A Stalin restano consacrate anche la piazza centrale (Moedani Stalinis) e il viale principale (Stalinis Gamziri). Subito fuori dal museo un supermercato di generi alimentari ha come insegna una sua gigantografia a colori. A dimostrazione di quanto il suo paese natale ancora lo ammiri basta ricordare che quando, nel 2010, il governo della Georgia decise di togliere la sua statua dalla piazza principale, dovette farlo di notte e con la polizia.

Due velocità

L'economia della Georgia è ancora oggi basata soprattutto sull'agricoltura e la pastorizia. Mandrie di mucche e greggi di pecore attraversano spesso le strade di scorrimento, costringendo le automobili a rallentamenti e brusche frenate. Il formaggio è prodotto in grandi quantità e sia a Tbilisi, sia nei paesi, ci si imbatte spesso in bancarelle che ne espongono e vendono di vari tipi e qualità. Anche il nazional popolare "khachapuri", che si trova in ogni angolo e in qualsiasi ristorante, è una sorta di pizza o focaccia che presenta alcune varietà a seconda della regione, ma che comunque trabocca sempre di filante formaggio. Non è il massimo per la dieta, però non si può perdere. Ottima la verdura e la frutta. La terra georgiana, ricca di acqua e di sali minerali, ne produce una grande quantità per molti mesi dell'anno.

Segni di modernità e voglia di rinascita economica stanno però innescando una nuova velocità alla Georgia, a partire soprattutto dalla capitale, dove le case tipiche del centro storico stanno piano piano ritornando ai vecchi splendori. Strada dopo strada è in atto un importante processo di ristrutturazione per salvare la storia dell'antico insediamento, mentre edifici disegnati da architetti contemporanei guardano al futuro. Il Paese è alla ricerca di uno sviluppo economico e facilita anche gli investimenti che vengono dall'estero. Il governo attuale è l'espressione di un partito "Sogno Georgiano", fondato da Bidzina Ivanishvili, uno degli uomini più ricchi del mondo, al suo ritorno in Georgia dopo molti anni trascorsi in Francia. Il suo obiettivo è quello di mettersi al passo con l'Occidente cercando di mantenersi in un difficile equilibrio tra il mito dell'Europa (la cui bandiera è esposta ovunque insieme a quella georgiana) e l'incombente Russia. Il "sogno" è forse quello di trasformarsi in una Svizzera asiatica, un Paese neutrale, indipendente e accogliente.

L'acceleratore di particelle

È il segnale della svolta, il "miracolo" che molti attendono per poter entrare a pieno diritto nel numero dei Paesi moderni. Un progetto che ha preso il via nei mesi scorsi e per il quale l'Italia ha un ruolo importante nel fornire tecnologia e scienza. La prima pietra del Georgian Technological Institute, diretto da Teimuraz Lomtadze, che si occuperà della realizzazione dell'acceleratore di particelle per scopi medici e scientifici, è stata posta con una cerimonia ufficiale a cui hanno partecipato il presidente dell'Infn, Fernando Ferroni, l'ex vicedirettore del Cern e oggi presidente della Commissione Grandi Rischi, Sergio Bertolucci, il fisico dell'Università di Pisa Guido Tonelli. Sempre in quei giorni il professor Franco Cervelli, fisico sperimentale dell'Infn e docente dell'ateneo pisano, ha tenuto il primo coso ai giovani georgiani sulla costruzione della macchina acceleratrice. Insieme ad altri scienziati europei e a Giorgi Dvali, il fisico teorico georgiano considerato tra i più brillanti nel panorama scientifico attuale, hanno incontrato gli studenti e risposto alle loro domande. Il futuro è già cominciato.