Michele Costantini
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Michele Costantini

In una delle mie innumerevoli vite precedenti sono stato un Griot, mi spostavo a piedi di villaggio in villaggio con il mio xalam – non sempre con tutte e cinque le corde - ed ero molto amato e rispettato. Non ho avuto mai una casa, mai un paio di scarpe, solo un telo che usavo per proteggermi dal vento o per distendermi la notte sotto le stelle. Ma avevo mille storie dentro di me, e quella era la mia ricchezza. Andavo in giro a raccontarle, a volte ne ascoltavo di nuove e subito le trasformavo in mie. I bambini mi adoravano, battevano le mani già da lontano quando tornavo a visitare i loro villaggi. Nel corso della vita ho pranzato con principi e re e in quelle occasioni alcuni di loro mi hanno chiesto consigli prima di prendere decisioni importanti ed io, non sapendo cosa dire, raccontavo o cantavo una storia che faceva al caso loro e ne rimanevano così colpiti che si era diffusa la voce che avessi poteri magici e anche per questo ero sempre benvenuto.

Il desiderio di raccontare storie ma ancora prima la curiosità per le storie del mondo mi ha accompagnato fino a oggi. Ho cominciato a disegnare e ho pensato “ecco il mio modo di narrare la realtà”. I primi fogli riempiti di segni apparivano come fumetti rudimentali, poi crescendo lo sguardo si è affinato e così la tecnica e le immagini che riempivano i miei quaderni sono diventate vere e proprie illustrazioni ed è stato naturale prestarle alle parole degli altri.

L’incontro casuale (?) con la danza africana e le percussioni ha polverizzato quello che credevo sarebbe stato il mio mestiere per la vita, così ho seguito la via dell’Arte e ho iniziato a dipingere. Nel caos di quella nuova vita senza regole e con poche sicurezze, ho praticato lo “sconfinamento” che di fatto significa il superamento delle barriere mentali e dei limiti imposti dal pensare comune. In quello spazio inesplorato, in quel territorio vasto e solitario, ho potuto raccogliere molte delle storie che poi ho dipinto. La pittura per oltre trent’anni mi è parsa quanto di meglio potessi desiderare, con essa ero riuscito a viaggiare oltre il Tempo, grazie a essa avevo ritrovato le mie radici. Paradossalmente la sua illimitatezza alla fine si è rivelata un limite, scoperta la scrittura. Senza ripudiare nulla del mio passato, ne ho potuto apprezzare subito la concretezza, la sua provenienza umana, mezzo di comunicazione per eccellenza, suono, ritmo, dinamismo, danza: quale modo lineare e bello e insieme strategico per condividere delle storie!

Tutto è nato da un impulso naturale, prima solo un borbottìo d’acque come se ne vedono in montagna quando le sorgenti si fanno strada timidamente tra le erbe dell’alpeggio, poi l’immagine interiore è cambiata, si è fatta simile a un tombino che esplode in mezzo alla strada quando la pressione della pioggia non ce la fa più e allora l’acqua fuoriesce copiosa e tracima diventando inarrestabile. La scrittura è nata così dentro di me. Ne sono stato immediatamente rapito, felice, finalmente qualcosa di tangibilmente reale. Ho pensato alla volta che mi sono ritrovato a riempire i primi fogli bianchi con fiumi di parole invece che disegni, senza rendermi conto che la voce narrante, quella che ancora oggi mi strattona e mi conduce in luoghi sempre diversi, non era la mia ma agiva dentro di me, ma ciò non mi inquietava, semplicemente mi apparteneva e per questo sentivo che potevo fidarmi.

Scrivere mi ha spinto a leggere – curiosamente non il contrario – scelte rabdomantiche tra autori di tradizione austriaco/tedesca (Joseph Roth, Alexander Lernet-Holenia, Peter Altemberg, Hermann Hesse, Thomas Bernhard), russa (Joseph Brodskij, Fedor Dostoevskij), americana (Norman Maclean, Cormac McCarthy, D’Ambrosio, Brautigan), islandese (Jon Kalman Stefansson) e l’argentino Borges che forse li contiene tutti. La scrittura si è fatta oggi più libera, coraggiosa, le nuove connessioni letterarie hanno alimentato il desiderio di viaggi, ispirato dipinti, orchestrato incontri fatali con persone nuove. Credevo dipingendo di possedere un medium perfetto per raccontare storie e viaggiare con la fantasia, mi sono reso conto ben presto che la scrittura lo superava, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di entrare in contatto con la gente, condividere esperienze e mescolare destini.

Fino ad oggi non ho pubblicato libri, non escludo di farlo in futuro, sono affascinato soprattutto dagli autori che si auto producono, anche in questo caso attendo che giunga il momento propizio, un incontro, l’ispirazione di un luogo che non deve essere Capri secondo il cliché più diffuso ma potrebbe essere una fabbrica dismessa alla periferia di Zurigo, un punto di congiunzione tra le memoria di centinaia di vite e alcuni elementi della mia esistenza che sembra ogni giorno di più simile ad una antenna in perenne ricerca di onde da tradurre subito in parole pronte per essere trascritte.

Amo molto la forma del racconto breve e Meer, con la sua platea di lettori internazionale mi è sempre stato di grande ispirazione, stimolandomi a proporre sempre più spesso le mie storie tradotte in altre lingue. Il tempo dedicato alla scrittura mi è caro e rappresenta un insostituibile momento di ascolto. Mi piacerebbe in futuro scrivere testi per la musica e sceneggiature per il teatro e il cinema. Senza escludere la possibilità di arricchire i testi con qualche dipinto.

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