Non per solitudine ma per curiosità, decisi un giorno che avrei incontrato i miei simili, gli esseri umani. All’epoca ero un insegnante di Lettere in pensione, vivevo da solo, avevo un bel cerchio di amicizie, avrei potuto dirmi felice se non fosse cresciuta in me una certa irrequietezza e la convinzione che gran parte delle relazioni sperimentate nel corso della vita non fossero mai state vere, ma sempre limitate, strette tra convenzioni sociali, opportunismo e la paura delle persone di restare sole. Aspiravo ora a qualcosa di radicalmente diverso, di totalmente libero. Non sapevo come e con chi sarebbe successo ma volevo tentare una via alternativa, volevo mettermi in ascolto ed essere pronto a cogliere un segnale qualsiasi che mi potesse indicare le persone giuste, chiunque esse fossero. E con esse, solo con esse avrei rischiato, provando a mia volta ad essere me stesso.

La prima fu Charlotte, una bambina di 11 anni. Si sedette una mattina di fronte a me, in treno. Era in compagnia di una sua amichetta e ridevano e parlavano giulive mentre io le ascoltavo divertito e guardavo dal finestrino il paesaggio che cambiava man mano che ci avvicinavamo alla città. Quella volta ci scambiammo solo qualche sguardo furtivo ma il giorno seguente, quando ci ritrovammo di nuovo vicini, facemmo le presentazioni e così seppi anche il suo nome. Charlotte quel giorno era sola, per questo probabilmente appariva più introversa. La vivacità del giorno precedente sembrava svanita ma un certo grado di curiosità permaneva, si informò, volle sapere non solo il mio nome ma anche cosa stessi facendo su quel treno ed io risposi subito in piena sincerità e dissi che viaggiavo in treno per ascoltare e raccogliere storie e ciò parve a lei assolutamente naturale.

Quand’ecco che all’improvviso si fece più loquace e cominciò a raccontarmi della sua amica Molly, la bambina che avevo visto con lei il giorno prima. Charlotte non ebbe alcuna difficoltà nell’esprimere la sua preoccupazione per l’amichetta, la cui situazione familiare non era delle più rosee, con un padre alcolizzato che quando tornava a casa faceva volare gli oggetti e urlava e a volte pure picchiava le sue due figlie e per questo succedeva che Molly, dopo, non si presentasse a scuola e quando questo succedeva Charlotte andava in panico anche perché in quei momenti le comunicazioni telefoniche si interrompevano.

La osservai mentre smanettava con uno smartphone che risultava gigantesco in proporzione alle sue minuscole mani, poi alzò gli occhi e mi chiese ma tu un telefono non ce l’hai e io dissi no, non l’ho mai avuto e lei sorrise sorpresa, poi si fece tutta seria e aggiunse ma allora come fai a comunicare con le persone, al che io dissi a voce, incontrandole, oppure per lettera. Lei mi ascoltò con attenzione e poi aggiunse candidamente non sapevo che si potessero mandare delle lettere alle persone... ma certo risposi io, le poste in questo paese grazie a Dio funzionano ancora bene e bastano pochi giorni dal momento in cui una lettera viene imbucata a quello in cui il destinatario poi la riceve e può leggerla.

—Oh! Credevo che le lettere si potessero scrivere solo a babbo natale, mi rispose con espressione stupita.
—Beh, lui è sicuramente uno che le apprezza... ma ricevere una lettera piace veramente un po' a tutti.
Poi subito aggiunsi: — Perché non scrivi alla tua amica Molly? Conosci il suo indirizzo?
—Ma certo, abita proprio dietro casa mia.
—Allora prova, dai. Vedrai quanto la renderai felice.
—E dopo potrò raccontartelo?
—E me lo chiedi? Ne sarei felicissimo. E poi anch’io prendo il tuo treno, ogni mattina alla stessa ora.
—Sette e trenta?
—Sette e trenta.
—Super! Allora ci vediamo domani.

Tornai a casa felice ma con una crescente agitazione dentro di me. Inizialmente non riuscii a coglierne l’origine, in fondo nelle ore precedenti non era successo nulla di speciale. Poi ripensai al viaggio in treno, a quella breve conversazione con Charlotte e agli sguardi della gente, sì proprio quelli, le occhiate di disapprovazione degli altri passeggeri, manco avessi fatto qualcosa di osceno o di riprovevole. La mia coscienza era assolutamente a posto eppure percepivo la pressione crescente di quel pregiudizio, che mi condannava a priori, senza sapere nulla di me, senza appello. Una sensazione terribile. Quale regola avevo infranto? Esisteva forse una legge morale che vietava ad un uomo di sessantasette anni di conversare con una bambina di dodici? Per la prima volta sorse in me la domanda: quante convenzioni sociali avrei dovuto infrangere per avere un contatto vero con le persone intorno a me?

Per due giorni non la incontrai, poi la mattina del terzo giorno ricomparve e si vedeva che era felice. Mi raccontò la storia della sua lettera scritta a mano e imbucata con mano tremante e quanto grande fosse stata la sorpresa della sua amica nel riceverla ma anche di altro. Mi parlò rivelandomi come quell’esperienza avesse generato una forza misteriosa e benefica tra tutti i componenti della famiglia illuminando per un attimo l’orizzonte della loro vita. Bisognava festeggiare, dissi, decidemmo così di recarci in una gelateria prima di rincasare. Non conoscevo la combinazione vaniglia/limone – la preferita di Charlotte – un cortocircuito gustativo che da quel giorno divenne la mia passione. Quando ci salutammo mi disse solennemente ti scriverò ed io incantato e già riconoscente mi dimenticai di darle il mio indirizzo postale.

La lettera di Charlotte venne recapitata a mano una settimana più tardi da Molly che incontrai per caso in treno e alla quale non osai chiedere notizie dell’amica comune. Aprii la piccola busta rosa davanti agli sguardi curiosi dei viaggiatori intorno e sentii il cuore palpitare, conteneva un biglietto con un disegno, la mia caricatura e accanto, in inchiostro multicolore, un indirizzo e una data e la scritta invito speciale per il mio compleanno e sotto, quasi fuori dal bordo, scritto in piccolo, Charlotte. Rilessi il biglietto varie volte ma solo all’ultimo realizzai trattarsi del giorno seguente. Ringraziai Molly la quale mi abbracciò teneramente pronunciando le seguenti parole: il mondo sarebbe molto più bello se tutti i grandi fossero come te…

La mattina successiva la passai tutta a preparare una cheesecake golosa, al formaggio bianco previsto nella ricetta. Decisi di aggiungere del mascarpone e per la decorazione optai per dei lamponi profumatissimi provenienti dal giardino della mia vicina. Alle tre, puntuale, mi presentai all’indirizzo indicato sul biglietto. Mi ritrovai davanti ad una serie di case a schiera, piccole ma graziose. Ogni abitazione presentava sul fronte un giardinetto, quello della famiglia di Charlotte aveva una bella magnolia rosa intenso. Suonai il campanello e restai in ascolto tenendo ben dritta la torta e in bella vista il biglietto di invito. Si udivano le risate e le urla festose dei bambini. Quando la porta si aprì vidi Charlotte che subito mi salutò sorridendo ma subito si ritrasse. Fece a quel punto la sua comparsa un omone barbuto con indosso una maglietta troppo stretta per la sua corporatura, pantaloni della tuta e ai piedi delle ciabatte da doccia e senza esitare mi venne incontro chiedendo cosa volessi, al che io mi presentai e raccontai dei miei incontri con Charlotte in treno, della nostra bella amicizia e poi del suo invito, infine del piacere di poter partecipare alla sua festa di compleanno.

Lui mi guardò torvo lasciandomi parlare, poi disse: che coraggio che ha avuto a venire fino qui, se non sparisce all’istante io chiamo la polizia e non si azzardi mai più a molestare mia figlia perché se dovesse succedere io la vengo a cercare e l’ammazzo. Ha capito? Io, totalmente impreparato di fronte a quell’inattesa reazione balbettai qualcosa e poi dissi che avevo fatto la torta preferita di Charlotte... a quel punto lui con una mano mi afferrò il bavero e con l’altra spinse dal basso la torta fino a comprimerla contro la mia faccia e la scena così violenta e brutale si tramutò in un istante in qualcosa di comico e non solo mi venne da ridere ma mi voltai a guardare se per caso qualche passante avesse riso quanto me. Per lungo tempo conservai il biglietto di Charlotte con la mia caricatura tra le pagine dei libri che acquistai e lessi nei mesi successivi. E la cheesecake divenne ben presto la mia torta preferita ed ebbi modo di affinare la ricetta provando varie decorazioni alternative ai lamponi come ad esempio il mango fresco tagliato a fettine.

(segue)