Ore 7 (alba).

Platone parlava spesso del Tempo e amava soffermarsi sul mistero di quel momento “in cui la notte non è più notte e il giorno non è ancora giorno”: che sia questa la Thin Line che dà il titolo all'ultimo album di Jobi Ensemble? Decido di indagare e lo faccio salendo in macchina, il luogo migliore, a mio avviso, per testare un disco nuovo. C'è qualcosa, nella combinazione tra le note e lo scorrere del paesaggio, che svela la musica di qualità distinguendola dal resto, qualcosa che assomiglia a un setaccio per cercatori d'oro. Seguo la strada che risale la vallata, i boschi intorno sono ancora bui, immobili, nell'attesa del nuovo giorno.

Da dove nasce questa fiducia incondizionata che In the name of God sembra suggerire con tanta semplicità? Forse ognuno di noi è veramente una irripetibile combinazione di suoni, ognuno di noi partecipa alla realtà delle cose con una sua originale melodia e la vita non è altro che questo ripetere e far risuonare in mille versioni, se stessi. Si inizia sulle punte dei tasti di un pianoforte, si accenna il motivo e poi si combinano, con un affascinante andamento dalla struttura organica, i propri suoni con altri, creando strutture complesse, svuotandole per ricominciare di nuovo fino al sopraggiungere di una festosa atmosfera di banda che passa davanti a casa. E nella casa giunge l'ora fatale.

Benedetta sia la musica (People) che riesce con tanta naturalezza a far scaturire la poesia dall'ordinario! La prima periferia, normalmente un luogo brutalizzato e spoglio, oggi è ammantato di questi suoni. Il tempo di una sosta a un semaforo e mi accorgo che la realtà oggi partecipa con le proprie melodie, che i genitori che conducono i figli a scuola, i vecchi con i loro cani, i vigili con le loro divise, sono dentro a un flusso armonico perfetto. Idid's song va oltre, alzo lo sguardo e le tende scostate mostrano un volto e la musica mi permette di immaginare l'interno di quella casa, la piccola odissea di ogni giorno tra la cucina e il tinello e l'imminente svolta, il cambiamento a lungo atteso che oggi giungerà. Fuori intanto si è alzato il vento,il traffico si è fatto frenetico (Living inside boxes): come siamo simili a quegli sciami d'api che affollano il parco! Come rispondiamo alle stesse leggi che fanno volare i petali dei fiori nel cielo! (Five Quarters). Ognuno appartenente al proprio mondo ubbidisce a un ordine superiore che connette le cose. Perché anche noi siamo parte del grande mistero della Creazione.

Ore 18.30 (tramonto).

Ritorno a casa e Moving with the shadows mi accompagna nella luce del crepuscolo. Giulia (vocalist di Jobi Ensemble) siede accanto a me, e canta guardando il profilo della città che si stempera nella prima oscurità. C'è anche un ritmo ancestrale di timpani che dona alla scena una grande solennità. Mi pervade un senso vero di riconoscenza, questa musica non sfugge la contraddizione ma la accoglie, abbracciandola. Il sole è scomparso e dall'altra parte sorge una grande luna dorata. Giulia non c'è più' ma la musica continua (Gold and Silver) mentre ripercorro a ritroso la strada di questa mattina (Ritorno), scivolando sopra a un tappeto sonoro perfetto.

A un tratto qualcosa mi ferma, c'è una luce, e persone che mi vengono incontro. Scendo dalla macchina e vedo che la strada non prosegue, anzi che si è trasformata in un lungo molo proteso verso un grande mare silenzioso e calmo. Fasci di luce provenienti da un faro tagliano l'oscurità. Una trama di suoni inquieti crea un'atmosfera di attesa, una nota bassa si ripete (White) e questo suono viene rotto dagli ululati delle sirene delle navi lontane.

Una forza con un suono di violoncello mi avvolge e mi sostiene e io mi abbandono a lei. La musica sale nel cielo e io non ho paura, salgo con lei. Tutto mi è familiare. Vedo le luci della città, riconosco i luoghi attraversati oggi, vedo i genitori e i loro figli che riposano sognando il giorno che seguirà, vedo cani raggomitolati accanto al fuoco e vecchi addormentati davanti alla TV accesa, vedo un vigile che rimira la sua divisa con orgoglio e la spazzola con cura... poi salgo ancora più in alto e tutto si sfoca in un'unica luce lontana in mezzo a tante altre luci... e la musica mi sostiene, mi accompagna, fino a quando, nell'accecante oscurità dello spazio, essa stessa, s'ammutolisce, e diventa spazio.