Com'è nata la tua passione per la fotografia?

È nata per caso. Fino a 25 anni ho fatto altro e devo dirti non avrei mai immaginato che la fotografia potesse diventare la mia vita. È successo che un’estate di trent’anni fa ho conosciuto una ragazza di Parigi, Amelie Boullion, in visita a Capri insieme al fratello Adrien. È stato proprio lui, involontariamente, a iniziarmi alla fotografia. Lo guardavo armeggiare con una vecchia Rolleiflex 6x6 e sentivo crescere in me una curiosità insaziabile per quel mondo. Adrien mi ha poi mostrato i rudimenti della tecnica, la profondità di campo, lo scatto.E mi ha parlato della poetica della Luce. Non ho più dimenticato l’emozione di quei giorni.

Cosa significa per te fotografare?

Fotografare è catturare in un’instante l’eternità di un luogo, un’attimo di felicità o di dolore nella nostra vita.

La tua condizione di "isolano", il fatto di essere nato, di vivere e di operare in un ambiente straordinario come l’Isola di Capri quanto ha influenzato il tuo modo di fare fotografia?

Capri resta sicuramente un luogo straordinario e l’isola ha sempre il suo fascino, la sua magia. La frequentazione costante della bellezza, in questo caso della natura, del mare, allena lo sguardo. Sì, potrei dire che ho molto guardato. La tecnica fotografica è venuta poi dopo, acquisita con la pratica, da autodidatta.

Celebrata ma spesso maltrattata, offesa. Cos’è per te la Bellezza?

La bellezza è nella semplicità delle cose, delle persone, dei luoghi. Prima di tutto dentro di noi. E qui a Capri, tolto il periodo estivo in cui l’isola viene invasa dai turisti, esiste ancora una dimensione di semplicità che io amo molto. Io poi vivo nella parte alta dell’isola, ad Anacapri, dove molte cose si sono conservate. Le persone lì appaiono nella loro unicità, sono realtà irripetibili, proprio come isole staccate dal resto del mondo, oggi divenuto rumoroso, complesso e artificioso. Mi viene in mente Vittorio, un amico carissimo che ha gestito per anni una taverna famosa chiamata “Aumm Aumm” dove si cantava e si ballava fino all’alba. Incontravo Vittorio quasi quotidianamente giù al Faro - durante il giorno si riposava dedicandosi alla pesca - e lui faceva sempre qualche arguta osservazione sul cielo, sul mare, sulle stelle. Quando mi trovo di fronte a un paesaggio e faccio uno scatto ancora oggi mi torna nei pensieri lui, col suo viso da pirata, il mozzicone di sigaro tra i denti, lo sguardo velato di chi ha visto troppa luce.

Quali sono state o sono le tue persone ispiratrici?

Sicuramente i grandi fotografi tipo Cartier Bresson, Eduard Boubat, Doisneau. Sono sempre stato affascinato dal lavoro di Mario Giacomelli, uno dei grandi della fotografia italiana, un maestro. Una sua mostra vista a Parigi tanti anni fa mi ha letteralmente folgorato. Per non dire di Mimmo Jodice, altro grandissimo che ancora oggi mi emoziona e mi ispira. Certamente a dare senso al mio lavoro hanno contribuito in modo determinante anche altre persone più vicine. La mia famiglia, sicuramente, che pur faticando a capire il senso della mia ricerca mi ha sempre sostenuto. E poi Tonino Cacace, patron del CapriPalace Hotel, con il quale ho lungamente collaborato. Un uomo di un altro tempo, un umanista rinascimentale, raffinatissimo e visonario. Dalla sintonia perfetta che si è creata tra di noi sono nate le prime grandi immagini in b/n della Villa San Michele e la necessità di una rivisitazione moderna dei temi classici di Capri e Ancacapri. Le stesse immagini, qualche anno più tardi, hanno ispirato l’autrice tedesca Yvonne Meyer Lohr che ha fortemente voluto raccoglierle nel volume Capri edito dall’editore di Monaco Prestel. Incontri come questi sono stati determinanti nella crescita di una consapevolezza di me artista e fotografo.

Un giorno mi hai detto "È inutile andare in giro per il mondo perché è il mondo che viene qui a Capri”.

Era una battuta, la ricordo bene. Da certi punti di vista però è vero. Capri è sempre stato un luogo magnetico. Oggi è tutto un po' inflazionato e anche la visita di una starletta televisiva fa notizia. Ma per lunghi anni qui si potevano incontrare persone veramente incredibili, estrose, piene di energia e fascino. Idealisti rivoluzionari, artisti/e di fama mondiale, da qui sono passati tutti. Detto questo non si può negare che lasciare l’isola e vedere il resto del mondo sia stato per me fondamentale.

Esiste per te un luogo dell’anima?

Curiosamente i luoghi importanti per me sono due e sono due isole, Capri e Cuba. Mondi distanti, lontanissimi uno dall’altro eppure mai come a Cuba ho sentito qualcosa che credevo perduto, il tempo sospeso dell’infanzia. Il processo storico di Cuba sembra aver custodito uno spirito isolano presente a Capri negli anni '50 e ancora percepibile negli anni '60, un mix di genuina semplicità, nostalgia e generosità. E la musica, che anche a Capri, come a Cuba, a quei tempi si poteva udire nelle strade.

E i tuoi progetti futuri?

Sono affascinato dalle novità tecnologiche e dalle possibilità creative che la tecnologia permette. Negli ultimi anni ho esplorato il mondo dell’immagine in movimento e mi è piaciuto moltissimo tant’è che ora alterno la mia ricerca nel campo della fotografia con la realizzazione di brevi cortometraggi. Sogno un giorno di realizzare un vero e proprio film, stile Tornatore, regista che ammiro molto.