E’ bello vivere qui, sai
se mandi giù che siamo quattro gatti, a volte nei posti piccoli la vita diventa più grande.

(Jon Kalman Staefanson)

La vedi quella spiaggia laggiù? Sì, certo, è bellissima. Ero là a passeggiare questa mattina e... Beh, conta che nessuno degli abitanti di questo villaggio ci ha mai messo piede. Io, una volta sola, da bambino. Se ben ricordo fu in occasione di un evento eccezionale, una balena aveva deciso di morire e si era arenata. In effetti, ora che ci penso, non ho mai incontrato nessun islandese sulle spiagge intorno alla costa - ribatto io. Il motivo è semplice – aggiunge prontamente Hlinur - ed è da collegarsi al difficile rapporto tra gli isolani e il mare. Là si va a pescare, il mare rappresenta da sempre la sussistenza, la vita. Ma è anche un posto pericoloso, anzi direi molto pericoloso. Per questo motivo, fondamentalmente, fa paura. Quindi non è solo per una questione meteorologica se qui nessuno va in spiaggia. Non è come da voi in Italia. E anche all’estero gli islandesi gli riconosci perché se ne stanno volentieri in albergo o a bordo piscina e se proprio capitano in spiaggia, li vedi che sono a disagio, che si muovono goffamente...

Il mio amico Hlinur Magnusson è islandese e sa cosa dice. Quando torno in Islanda passo sempre a trovarlo nella sua casetta rivestita di lamiera rossa in fondo al fiordo di Umskiptivik. Lui il mare l’ha visto bene avendo fatto il pescatore per tutta la vita. Di recente però ha deciso di smettere e si è ritirato. Ora si dedica alla pittura, una passione coltivata nel tempo. Anche nell’arte ci sono tempi lunghi e ci vuole pazienza, come nella pesca – mi racconta indicandomi alcune sue opere recenti. Ci sono giorni di calma piatta e di vuoto. A volte mancano completamente le idee. Meno male che qui in casa ho buoni soggetti a cui ispirarmi – ridacchia e con un’occhiata veloce mi indica la moglie Herna in quel momento indaffarata in cucina. Vedi? In questo ritratto l’ho fatta più bella – mi dice indicando un piccolo dipinto naif appeso alla parete- e lei mi è riconoscente per questo. Anche se non le assomiglia granché. A volte mi chiedo cosa avrebbe detto Kjarval della mia arte... beh lui è stato un maestro indiscusso, il primo artista, forse, capace di mostrare agli islandesi la bellezza di un campo di lava... Che rivoluzione è stata quella! I miei nonni avevano una fattoria non lontano da Borgafjordur, a volte Kjarval passava da loro per scambiare due chiacchiere o per mangiare una zuppa calda. Non se la passava granché bene a quel tempo...Lo incontrai in due occasioni. Ho ancora da qualche parte un suo piccolo disegno a matita di me bambino con in braccio un agnello. Quella volta feci anch’io disegno, il suo ritratto con il cappello in testa. Glielo regalai e ricordo, considerai quello uno scambio equo tanto ero già orgoglioso del mio talento. Sapevi che è stato anche lui un pescatore come me? Non faccio in tempo a rispondere che lo sguardo di Hlinur viene richiamato da qualcosa fuori dalla casa, in direzione del mare. Allora mi metto con lui ad osservare la linea dell’orizzonte. Cielo e mare sembrano voler fare a gara oggi nel mostrare ogni possibile variazione di grigio. Tira un gran vento e la marea s’è già presa metà della spiaggia. In momenti come questi fa piacere avere un tetto sulla testa- mi dice Hlinur guardando l’espressione del mio viso -. Mangi con noi? - mi chiede subito dopo. Se il fiuto non mi inganna oggi c’è arrosto di agnello con patate…. la mia Hertna in cucina sa il fatto suo, per cui caschi bene. Hertna! Oggi abbiamo un ospite a pranzo…mi hai sentito Hertna? Hertna!

Lo vedi quel fucile appeso alla parete? Era di mio padre. Lo usava per andare a caccia di anatre, quando era stagione. Ogni tanto però tornava con una volpe, ma lo faceva per difendere le sue pecore. Perché mio padre amava le sue pecore. Quando a settembre veniva il tempo della raccolta, le sapeva riconoscere una per una. Era forte mio padre, si…e che mira che aveva! - aggiunge Hlinur gettando un’occhiata all’arma appesa. Io invece userò il suo fucile per respingere gli invasori. Quali invasori? - gli chiedo curioso. Quelli che a breve verranno in Islanda a rubarci l’acqua e chi se no? Presto i loro pozzi saranno a secco! Non hai letto dell’allarme lanciato dagli scienziati per il surriscaldamento della Terra? Ma no, dai...ma che storia è questa? Gli rispondo allungando il piatto per assicurarmi una seconda porzione di agnello… Invece io ti dico che tutto sta precipitando, presto ci saranno guerre per accaparrarsi le fonti – incalza Hlinur – Mentre qui si continua a vivere come se nulla fosse, senza nessuna coscienza. Neppure rispetto alla fortuna immensa che ci ritroviamo. Con l’acqua che abbiamo qui potremmo dissetare l’intero pianeta...ma questo forse è meglio non farlo sapere, non credi? E mi riempie per la terza volta il bicchiere di birra….

Ma tu Olafur l’hai mai conosciuto? Non mi sembra, almeno non credo... Chi è scusa? È il gestore del campeggio qui fuori dal paese, un brav’uomo, benvoluto e rispettato da tutti. L’ho incontrato ieri all’emporio alimentare, mi ha impressionato, era pallido come un cencio. Come mai? Che gli è capitato? Mi ha detto di essere preoccupato per quello che sta succedendo alla sorgente di acqua calda… Alla sorgente calda? Scusa ma non ne so nulla... Povero Olafur, un omone grande e grosso, così ansioso ora...Pensare che era di quelli che ridevano quando in paese la gente parlava del popolo nascosto...

Popolo nascosto? Non mi dirai che anche tu credi agli Elfi e ai Troll, vero? Credere? Io so che esistono, è diverso. Se fossi nato in Islanda, capiresti... voi turisti siete affascinati da queste storie solo fino a quando rimangono storie… Ma esiste una realtà ed è molto diversa. Come alla sorgente, lassù al campeggio. Ti dico, Olafur era tra le persone più scettiche...poi, evidentemente ha fatto le sue esperienze, ha toccato con mano… (ridacchia)

Ma cosa c’è in quella sorgente? gli chiedo curioso. C’è qualcosa di vivo e di bizzarro che vive là dentro e che esce di tanto in tanto dalle rocce. A prima vista sembra un’alga, in realtà chi l’ha vista bene racconta di una vera e propria mano, si, si, di una mano con varie dita, una mano verde. Molti tra le persone che si sono bagnate in quella sorgente neppure sapevano della storia di Lauga Vera... e.… poi...

Come hai detto che si chiama? Lauga Vera. È un nome tradizionale islandese per descrivere una creatura benevola delle acque, un po' come le vostre sirene, per intenderci. La maggior parte delle persone che si è immersa nella sorgente ha sentito solo dei piacevoli grattini alle gambe o alle caviglie, come se là dentro ci fosse qualcuno pronto a farti il solletico. Le cose sono cambiate quando dalle carezze e dagli sfregamenti si è passati a vere e proprie strette. Olafur mi ha raccontato di una turista tedesca che aveva deciso nottetempo di farsi un bagno caldo. All’improvviso si è sentita trattenere un piede da una mano apparsa dal nulla...non ti dico l’urlo. Il problema è che ora le voci corrono e sono già arrivate le prime disdette…Personalmente sono convinto che una sorgente con presenze vive. Sia qualcosa di speciale, un motivo in più per venire dalle nostre parti...Ma non tutti la pensano così...

Non sembri veramente preoccupato o arrabbiato di questa situazione - chiedo a Hlinur. Certo che no, noi islandesi siamo da sempre abituati a convivere con la dimensione magica della natura. E poi quella Vera mi fa anche un po' di tenerezza perché, tu non lo sai, Elfi e Troll sono ormai creature in via di estinzione.. Un tempo la nostra era piena di esseri fatati. Bastava mettersi alla giusta lunghezza d’onda e subito loro apparivano. Ti dico, uno spasso, soprattutto per noi bambini. Come quando capitava di incontrare Ulfur, detto Spamadurinn, il profeta, un Elfo alto alto – più di due metri e mezzo – che viveva nell’entroterra dell’isola, vicino alla zona di Laki. Era bellissimo, tutto colorato – gli elfi e i Troll amano vestirsi con colori.

La tradizione l’aveva battezzato con il soprannome di profeta perché Ulfur quando lo incontravi si divertiva a rivelarti frammenti della tua vita futura. Intere generazioni di islandesi hanno amato Ulfur. Ma anche lui improvvisamente è invecchiato. Le ultime apparizioni lo descrivevano tutto spento, con i vestiti rattoppati… intento a fornire previsioni meteorologiche a comitive di turisti cinesi… insomma non quello che si dice un bello spettacolo. Per questo anche l’apparizione di Vera suona come il canto del cigno di una epoca che si sta chiudendo. Esseri così non esistono quasi più. Troll ed Elfi si sono evoluti, oggi è inutile cercarli tra le rocce o nel riverbero delle cascate, le creature magiche islandesi hanno fatto un salto di qualità, hanno le fattezze degli umani. Ma cosa ti inventi ora? - dico io.

È stato scoperto che esse si impossessano di corpi umani per mescolarsi tra le persone, per prendersi meglio gioco di noi. Ti faccio un esempio, proprio ieri è passata di qua una coppia di turisti svizzeri, al loro primo viaggio in Islanda. Come puoi immaginare erano tutti felici ed entusiasti. Mi hanno raccontato della loro prima puntata sulla costa nella speranza di vedere qualche bel uccello marino. Incuriosito mi sono fatto indicare sulla mappa il loro itinerario. Fin lì tutto bene. Poi però mi hanno detto anche di aver incontrato una coppia di islandesi, me li hanno descritti così: lei piccola e pettoruta con strani occhi luccicanti, lui tarchiato e sorridente. Entrambi indossavano il tradizionale maglione di lana. Se ne stavano appoggiati alla loro auto, curiosamente senza targa e dicevano di essere alla ricerca delle loro pecore. L’incontro è stato breve. Nonostante ciò gli svizzeri – che sai sanno essere molto precisi - non hanno potuto fare a meno di notare la strana euforia di quei due e alcuni dettagli curiosi e colorati del loro abbigliamento – lui per esempio calzava scarponcini turchesi a punta mentre lei indossava una sciarpa fucsia - Già questo mi è sembrato un indizio sospetto.. Per farla breve ad un certo punto i due svizzeri sono stati invitati a cena. Vedete questa collina? Ripeteva insistentemente la donna con le pupille scintillanti. Abitiamo proprio qui dietro. Vi aspettiamo tra un’oretta, aveva aggiunto poi con voce flautata, vi aspettiamo con una buona cenetta, abbiamo funghi e mirtilli. Potete anche fermarvi a dormire se poi facciamo tardi – aveva chiosato l’uomo dalle calzature turchesi. Insomma, uno slancio di ospitalità che faceva a pugni con la nostra rinomata riservatezza isolana... Sai com’è finita? - mi chiede a quel punto Hlinur - Lasciami indovinare…. Li hanno ospitati nella loro casa a forma di fungo…. (sorrido)… Fai lo spiritoso...amico mio… Invece è successo che non esisteva nessuna casa. E sai perché? Perché in quella parte di Islanda non esistono case...e ancora meno pastori. Conosco la zona a menadito. E quei due erano dei Troll in vena di scherzi.

Scusa ma mi sfugge lo scopo di tutta quella messa in scena? chiedo io, improvvisamente tutto serio. Prendersi gioco delle persone… tutto lì. A volte per il gusto di punzecchiarle. I Troll sono dei mattacchioni. Nel caso dei turisti però non disdegnano qualche piccola cattiveria. Sono ammonimenti più che vendette. Ma solo verso i turisti irrispettosi dell’ambiente o maleducati. Fortunatamente Troll e Ninfe delle acque non sono creature cattive, ripeto, a volte un po' dispettose, quello sì, ma non insistono mai con loro provocazioni. Consiglierei comunque ai turisti di osservare da vicino gli islandesi che incontrano – aggiunge Hlinur strizzandomi l’occhio sinistro. Le segnalazioni di Troll con sembianze umane si stanno moltiplicando: c’è stato il caso di due Troll che hanno pilotato un aereo di linea islandese assumendo le sembianze di hostess e piloti e solo il caso ha voluto che non si arrivasse a… Ha ha...questa è bella – sorrido io. Ma dimmi, come hanno fatto a capire che si trattava di Troll? Beh, non è stato difficile, per tutto il tempo del volo i piloti hanno raccontato storie umoristiche anziché limitarsi a fornire informazioni tecniche. I passeggeri si sono sbellicati dalle risate. E le hostess – a sentire il racconto della gente a bordo – erano tutte spettinate e indossavano strane pantofole di lana infeltrita. In compenso tutti però hanno ricevuto bevande energetiche gratuite e i bambini sacchetti con una selezione di pietre vulcaniche coloratissime, un’idea decisamente islandese ma non esattamente quello che la compagnia aerea normalmente prevede come omaggio per i propri clienti… Quando la polizia ha radunato l’intero equipaggio per avere spiegazioni si è trovata di fronte delle persone che non si ricordavano nulla, come se fossero state ipnotizzate. Che bella storia! Sembra quasi una fiaba. Comincio a pensare che anche tu potresti essere un... Un… Troll? Ah, non sai quanto lo desidererei...Fosse anche solo per liberarmi da certe ansie che a volte mi prendono... Certo un intero paese in mano ai Troll sarebbe un paese fuori controllo...Se dovesse arrivare quel giorno, si spera solo che queste creature spiritose abbiano a cuore il destino del l’Islanda…. Cosa dici, ci beviamo un caffè?

Troll a parte volevo farti partecipe di un altro fenomeno islandese, una cosa veramente curiosa che mi sta appassionando. Qualcuno l’ha definito “memoria genetica”, o “nostalgia di casa”. La scienza non si è ancora sbilanciata, almeno ufficialmente. Ma ho letto che a Reykjavik è nato un gruppo di ricerca specifico che si sta interrogando a proposito…Non solo. Ah, scusa vuoi dell’altro caffè? Ecco qua, poi ne rifacciamo di nuovo, sai com’è qui in Islanda le notti in estate sono lunghe...Dunque ti stavo dicendo di questa “memoria genetica” ...tempo fa è apparso un articolo di un certo Snorri Hardorsson, il medico condotto di un piccolo villaggio dei fiordi occidentali, un tipo bizzarro con il pallino dell’ipnosi e della storia antica. Snorri ha notato che molti tra i turisti in visita in Islanda avevano i capelli rossi o rosso/biondo e gli occhi azzurri. La cosa è ovviamente normale quando si tratta di persone provenienti dall’area dei paesi scandinavi o dell’Europa settentrionale in genere, un po' più curiosa se si parla di individui provenienti dal sud, turisti italiani o spagnoli... Su questi ultimi Snorri ha ben presto concentrato tutta la sua attenzione. Prima raccogliendo informazioni attraverso brevi interviste a campione, poi, tutte le volte che era possibile, con incontri di conoscenza più approfonditi. Gli intervistati, per nulla sorpresi dalle domande di Snorri - che dimostra quanto fossero tutti già in sintonia con l’argomento - hanno tutti riconosciuto di essere stati magneticamente attratti dall’Islanda. - Sono sempre stato l’unico in famiglia a soffrire per il caldo – raccontava Nello, un giovane palermitano dagli occhi azzurri scintillanti e dalla folta barba ramata. Per anni ho dipinto paesaggi di fiordi smeraldini e cieli plumbei e nessuno capiva perché pur vivendo a Barcellona io fossi attratto da certe atmosfere scure del nord – riconosceva apertamente Manuel, un uomo dal fisico imponente e dai lunghi capelli color oro. Tutte le volte che torno in Islanda mi sento bene, tutto funziona meglio, le idee fluiscono, la creatività si accende. Mi sento a casa. Forse fu proprio quel “mi sento a casa” a incuriosire Snorri più di qualsiasi altro indizio tanto da spingerlo negli anni successivi ad approfondire le sue ricerche. E fu sfruttando le sue conoscenze nel campo dell’ipnosi e delle regressioni guidate, che raggiunse i risultati più sorprendenti. In una seduta di ipnosi profonda l’italianissimo Nello risultò in grado di masticare perfettamente la lingua islandese. Non solo, egli parve conoscere molto bene alcune località della costa est, fornendo a Snorri descrizioni dei luoghi e riferimenti apparentemente imprecisi ma, come spiega Snorri, solo perché appartenenti ad altre epoche storiche. Quando l’archivio di Snorri fu saturo di relazioni e testimonianze simili egli si sentì pronto di formulare la sua prima sconcertante ipotesi: molti tra turisti in visita in Islanda erano in realtà discendenti dei primi abitanti dell’isola, magneticamente attratti dai propri luoghi originari. Emblematico resta senza ombra di dubbio il caso di Hasna Saadi, una giovane algerina in transito all’aeroporto di Reykjavik, diretta a Montreal, dove stava il fratello Alì.

Per un ritardo nella coincidenza Hasna si è trovata costretta, suo malgrado, a pernottare nella capitale islandese, lei che quasi ignorava dell’esistenza di un’isola chiamata Islanda. Un turbamento fortissimo ha colto la giovane donna al suono della lingua islandese – racconterà ricordando quell’esperienza - era per me come una carezzevole ninna nanna e allo stesso tempo come un richiamo che proveniva dal profondo. Hasna non ha mai più lasciato l’Islanda e nonostante il freddo e il vento ha sempre affermato di sentirsi al posto giusto. Grazie alla felice intuizione di Snorri, Hasna è giunta a Hemaey, capoluogo di un arcipelago poco distante dalla costa meridionale dove nel 1672 fu scritta una delle pagine più incredibili della storia d’Islanda: una flotta di pirati turchi e nord africani mise a ferro e fuoco le isole, rapendo tutte le donne e trasportandole in Algeria per farne schiave (La più nota fu Gudridur Simonarsdottir, l’unica che, dopo un decennio passato in Nordafrica riuscì a tornare in patria). Inutile dire che Hasna fu in grado di riconoscere moltissimi luoghi della memoria storica dell’isola. Un esame approfondito del suo DNA confermò definitivamente l’ipotesi di Snorri: Hasna era una diretta discendente di una delle donne rapite. Hasna quindi aveva radici islandesi. La storia di Hasna come quella degli altri dimostrò che esisteva una “islandesità” nel mondo e si trattava di una forza primitiva e potente che alla stregua di una sorgente calda poteva improvvisamente affiorare ed esplodere come un geyser.

Il caso della giovane algerina, in particolare, ebbe una forte risonanza nell’opinione pubblica. Storici e sociologi a Reykjavik da allora si sono interrogati a proposito di questa moltitudine di discendenti che ogni anno approdano sulla nostra isola. Il noto leader politico Eyjolfur Petursson, pur riconoscendo che non esistano i presupposti per una naturalizzazione di massa, in una intervista televisiva ha detto: dobbiamo dare un segno a questa gente, fanno parte a tutti gli effetti della nostra famiglia. Per esempio creando delle tariffe agevolate sui voli o dei voucher di benvenuto da usare durante il loro soggiorno in Islanda. Come stabilire i veramente aventi diritto, questo ancora non l’hanno detto – chiosa Hlinur versandosi l’ultima tazza di caffè...

Albeggia e mi ritrovo vestito, sdraiato su un divano, in una casa sconosciuta. Davanti a me c’è una finestra che incornicia un paesaggio di incomparabile bellezza. Da lì riesco a scorgere un’ampia baia con una spiaggia che abbraccia, rassicurante, il mare ritornato calmo. Il cielo terso sottilmente sfumato di rosa e oro preannuncia una giornata di sole. Con circospezione e senza muovermi comincio a guardarmi intorno e piano piano, riconosco il salottino della casa del mio amico Hlinur, il tavolo con i resti della cena, le numerose bottiglie di birra vuote, un profumo misto di carne di agnello, burro, maglioni di lana bagnati appesi nell’atrio della casa.

È l’Islanda, caro mio – sembra dirmi il mio amico ma non può essere lui perché sta ancora dormendo, pacificamente sdraiato sulla sua poltrona a pochi metri da me, nella mano destra il prezioso borsello di cuoio con dentro tabacco da pipa e briciole di biscotti sul maglione. Dalla cucina intanto giunge uno struggente aroma di caffè e si sentono delle voci, forse è Hertna, come sempre la prima a svegliarsi, oppure potrebbe essere arrivato qualcuno…Hlinur, ora ricordo, mi aveva preannunciato la visita della figlia con la nipote. Decido di alzarmi ma non faccio in tempo a fare un movimento che mi trovo davanti una piccola bambina bionda, la pelle del viso bianca come madreperla, ai piedi un paio di stivaletti di gomma rosa metallizzato. Mi blocco subito e faccio finta di dormire. La bambina è ferma davanti al divano e non sembra volermi perdere di vista. Guardati dai bambini! - islandesi, mi diceva Hlinur – Sono tutti Elfi! La piccola tiene in mano un bicchiere pieno di skyr cremoso e mirtilli ma sembra più interessata al signore sconosciuto che occupa il divano...

È l’Islanda, caro mio – sembra dirmi lei con il suo sorrisetto furbo e gli occhi accesi dal riflesso del sole nella stanza... Ma dalle sue labbra, improvvisamente, fuoriesce una voce maschile, calda e piena, ma non per questo meno inquietante. Chi ha parlato? Non può essere lei...Per non rischiare, decido di non muovermi, di fare finta di dormire ancora un po'. Si, meglio aspettare... È l’Islanda...