Il teatro che tentiamo di costruire giorno per giorno e in
cui crediamo è aperto da tutti i lati, esposto a tutti i venti,
offerto alla partecipazione di tutti.

(Tonino Conte ed Emanuele Luzzati)

L’instancabile direttore artistico della compagnia teatrale più nota di Biella, Paolo Zanone, mi accoglie con la sua proverbiale eleganza e riservatezza nella sede di Teatrando, un enorme edificio ex industriale a picco sul torrente Cervo. Lì da oltre trent’anni nascono e si formano gli attori e le attrici della compagnia. Attualmente gli effettivi sono oltre 50. “Una grande famiglia” dice Paolo con un sorriso, senza nascondere tutto il suo orgoglio.

Una breve presentazione per chi ancora non ti conosce. Chi è Paolo Zanone?

Per lungo tempo un imprenditore tessile con il pallino del teatro. Due mondi estremamente creativi e coinvolgenti. E difficilmente conciliabili, se si pensa all’impegno e al tempo che richiedono. Ma non mi sono tirato indietro. Lo ammetto: per anni ho dormito quattro/cinque ore per notte. Non so come ma ho trovato il modo di creare un circuito senza fine in cui l’energia creativa proveniente dal teatro e il pragmatismo del mio ruolo di produttore di tessuti si alimentavano a vicenda. Le cose insomma si sono integrate, permettendomi di trovare un equilibrio altrimenti impensabile.

Dove e quando è nato il tuo amore per il teatro?

La curiosità per il teatro appartiene agli anni dell’università, a Milano. Là, pur non immaginando ancora di poter far parte di quel mondo, ebbi l’occasione di vedere le prime vere rappresentazioni teatrali, ne rimasi profondamente colpito, tanto che al mio ritorno a Biella non esitai e mi iscrissi a un corso di recitazione amatoriale. Appartiene a quel periodo l’incontro con i sette amici che divennero con me i fondatori di Teatrando. Di quel gruppo, oltre al sottoscritto, restano oggi Carlo Serra e Mariella Moschetto. Eravamo agli inizi di tutto, procedevamo rabdomanticamente in una direzione che era ancora tutta da scoprire, che intuivamo, che sognavamo, senza però riuscire a delinearne i contorni.

Era l’epoca in cui, mancato nostro padre, fui chiamato a prendere le redini dell’azienda insieme a mia sorella Monica. Anni non facili, pieni di dubbi e responsabilità crescenti. Teatrando nacque ufficialmente nel 1988. Nel 1990 trovai il tempo di frequentare uno stage organizzato dalla compagnia teatrale catalana La Fura dels Baus. Fu una folgorazione.

Da quel momento, forse per la prima volta veramente, ebbi coscienza di me stesso come attore. Il bambino che giocava sempre da solo, il Paolo silenzioso e timido, parve improvvisamente pronto a mostrarsi e a dire la sua. L’esperienza sul palcoscenico divenne una esperienza liberatoria e andò di pari passo con un’idea nuova di teatro che giorno dopo giorno prendeva corpo. Nel 1992 la svolta, l’incontro con Veronica Rocca, attrice professionista presso il Teatro della Tosse di Genova. Ne seguì un via vai frenetico tra Biella e Genova, poi nel 1995 la decisione di sposarsi.

Dal nostro matrimonio nasceranno Duccio e Fosca, oggi adulti e anche loro, artisti.

La presenza attiva di Veronica a Teatrando ben presto si fece sentire. Lo stile delle rappresentazioni presentate in cartellone si arricchì dell’influenza della scuola ligure, anche a Biella si cominciò a mettere in scena testi teatrali liberi, semplici e divertenti, con una attenta scelta nella valorizzazione dei luoghi. La compagnia di Teatrando si ingrandì, divenne ancora più dinamica, non limitandosi a presentarsi al pubblico nella sede principale ma intervenendo e agendo in spazi sempre diversi, distribuiti su tutto il territorio intorno alla città. Per fare ciò nacque la necessità di allargare le proprie fila e garantire un ricambio tra gli attori. Nel 1993 venne inaugurato il primo percorso di formazione biennale.

Qualcuno un giorno ha detto che dove c’è una comunità ferita là nasce spontaneamente un teatro.

Teatrando ha rappresentato sin dai suoi esordi un luogo di aggregazione in una città che in quel momento aveva poco da offrire. Non saprei dire se già trent’anni fa l’interesse per il teatro da parte di persone le più disparate fosse già sintomo di uno smarrimento generale causato dal crollo dell’industria tessile, che insomma nell’aria ci fosse una necessità di trasformazione ma mancassero guide e strumenti per farlo. Quello che so è che oggi quel processo di transizione è ancora in corso e tutte le persone che incontro, che hanno scelto di partecipare all’avventura di Teatrando, indipendentemente dal livello raggiunto nella propria capacità recitativa, hanno voluto mettersi in gioco nella vita, hanno superato se stesse.

Quando penso a ciò, quando vedo ogni due anni 15-20 persone nuove presentarsi al nostro corso, mi sento responsabile di qualcosa che trascende il fare teatro. E tutta l’energia spesa e gli sforzi fatti in questi anni trovano senso.

Teatrando oggi. Teatrando domani.

La nostra compagnia può contare oggi su circa 50 persone tra attori e tecnici attivi. La sede operativa, che contiene anche un teatro mobile, uno spazio per la scuola, un laboratorio di costumi e un immenso magazzino con tutte le scenografie, si sostiene con i proventi degli spettacoli. Non abbiamo mai ricevuto fondi pubblici e di questo siamo orgogliosi. Teatrando, pur essendo una compagnia di attori non professionisti ha sempre avuto un approccio professionale, sia nella qualità e nella cura dei testi sia nella formazione del suo cast.

La programmazione è sempre a breve termine, condizionata dalla realtà del territorio. Resta intatto lo spirito originario della compagnia che è quello di raggiungere e divertire un pubblico più vasto possibile.

E gli uomini in scarpe rosse quando sono arrivati? Ci racconti di questo nuovo progetto che già tanto eco ha avuto in giro per l’Italia?

Tutto è nato casualmente una sera, a casa dopo aver seguito in tv l’ennesimo caso di femminicidio. Qualcosa è esploso dentro di me, ho sentito una voce prepotente, una chiamata. E subito ho pensato di dare un segnale. Sentivo che non si poteva più andare avanti così.

Da uomo ho deciso di rivolgermi agli altri uomini e per farlo ho pensato di creare una performance teatrale pubblica di forte impatto, un vero e proprio flash-mob. E ho chiamato a raccolta tutti gli attori maschi di Teatrando. Per quanto fosse incredibile stavo realizzando la prima manifestazione maschile in Italia per protestare contro i femminicidi.

Sabato 27 febbraio una lunga fila di uomini silenziosi, con scarpe e mascherina rosse, ha sfilato per la città di Biella, incuriosendo e commuovendo la gente.

Il tam-tam dei media è stato fortissimo e oltre ai segni di riconoscenza e di solidarietà giunti da tutta Italia, ne è nato un movimento spontaneo che ha subito fatto grancassa risvegliando associazioni e persone lungo tutta la penisola, tanto che il prossimo 27 novembre, a due giorni dalla celebrazione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne, in decine di città italiane verrà ripetuta l’azione teatrale degli uomini con le scarpe rosse.

Sono fiero di poter “mettere in scena” un tema così urgente e confido nella forza incisiva del teatro per risvegliare le coscienze e accelerare il cambiamento.