Enrico Cerni è manager nella Corporate Academy di una multinazionale italiana. Formatore di lunga data, incuriosito dai processi di apprendimento delle persone, ideatore e gestore di iniziative che consentano a colleghi e colleghe l’acquisizione di nuove competenze, nuove visioni, nuove prospettive. Ritiene che l’innovazione sia innervata di materia vitale, sia sorella del cambiamento e sia parente della metamorfosi di cui ogni persona è protagonista: ogni essere umano vive nell’impermanenza e nello stato di evoluzione ricorsiva da bruco a farfalla.
Da ragazzo e da giovane, durante gli anni degli studi universitari in Scienze Politiche e poco dopo la laurea, è stato giornalista, iscritto all’albo professionale nell’elenco dei pubblicisti, collaborando con quotidiani, con periodici, con una televisione locale e soprattutto con l’Ansa, l’agenzia di stampa nazionale che l’ha portato a ponderare l’opportunità di usare o meno ogni singolo aggettivo e ogni singolo avverbio.
Negli anni della maturità, ha lavorato in Italia e all’estero assumendo vari incarichi e cambiando spesso mansioni, dapprima nell’ambito dell’informazione e della comunicazione per poi appassionarsi alle risorse umane. Si è occupato di progetti di selezione del personale, di recruiting nel ruolo di head hunter, di outplacement, di gestione di team. Da anni ha la responsabilità di progetti di formazione aziendale, allo scopo di dare forma ai pensieri e ai battiti del cuore degli esseri umani e per prendere forma a propria volta. Le parole sono da sempre il filo conduttore delle sue attività e permangono elemento primordiale per la costruzione di iniziative, di relazioni e di idee.
È scrittore per diletto, con una decina di pubblicazioni nella faretra. Ha pubblicato alcuni libri dedicati all’infanzia, altri rivolti a ragazze e ragazzi più grandi, altri ancora rivolti a un pubblico adulto: vari saggi, un romanzo. Ha sempre cercato di usare con disciplina il telaio delle sue competenze, intrecciando tra loro elementi molto diversi, mescolando il business ai viaggi di Dante e di Ulisse, annodando i libri classici a una lettura appassionata della contemporaneità, quale soglia per interpretare i futuri possibili.
Tra i molti volumi che ha scritto, alcuni gli stanno più a cuore: La Divina Avventura, scritto con Francesca Gambino, rivolto a bambine e bambini per garantire loro un viaggio magico nella Divina Commedia; Dante per manager, edito dal Sole 24 Ore che propone ai manager e alle manager spunti danteschi per chi lavora nelle aziende e nelle organizzazioni; Ulisse, parola di leader, scritto con uno dei suoi maestri, Giuseppe Zollo, edito da Marsilio, saggio sulla modernità della leadership che emerge dalle pagine dell’Odissea; Atlante della complessità, edito dal Sole-24 Ore, saggio che riporta 27 navigazioni e che riprende in parte il contenuto di alcuni degli articoli pubblicati su Meer.
Entusiasta, eclettico, energico, estroverso, empatico: questi sono i cinque aggettivi che sceglie per definire sé stesso. Iniziano tutti con la E di Enrico e nulla accade per caso. Non rinuncia a leggere, a studiare, a fare ricerca e a perseguire, con determinazione, la pluridimensionalità dell’esistenza. Il che significa, più o meno, cercare di avere una mente colorata e apprezzare le menti colorate delle altre persone.
Gli intrecci, i mescolamenti, i nodi costituiscono gli elementi principali che lo spingono a interessarsi con determinazione al pensiero della complessità e a frequentare amici e amiche in gamba che condividono con lui questo potente interesse. È componente del Comitato Direttivo del Complexity Institute, associazione di promozione sociale che diffonde la cultura della complessità per aiutare le persone a comprendere meglio il contesto in cui vivono, con un atteggiamento di meraviglia, stupore e incanto per ciò che la vita riserva di assaporare. Oltre a un Master in Complexity Management organizzato dal Complexity Institute, ha frequentato all’Università di Padova un master in Studi Contemplativi, un’esperienza edificante che l’ha portato a scavare dentro di sé.
È veneziano, molto veneziano, ma anche molto europeo.