Michelina Montalto

Nasco in un’isola sinonimo di bellezza, arte, cultura, storia e tradizioni nell’anno in cui viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura al primo autore di nazionalità giapponese, Yasunari Kawabata.

Sì. Mi piacciono gli enigmi e trovare soluzioni. Il genere crime e noir, i polizieschi e le indagini abitano i miei gusti televisivi e letterari.

Sostenitrice del potere alleviante e distruttivo delle parole, leggo e scrivo. Per trovare il meraviglioso reale, il fantastico irreale, la fiaba e la favola in tante esistenze. Da quando ho imparato a leggere, l'alfabeto, da quel giorno, è il mio amico carissimo: mi servo delle sorelle vocali e delle cugine consonanti per inventare storie.

La nonna materna, per il mio battesimo, celebrato che avevo un mese di età, mi regala l’enciclopedia I Quindici. Il mio destino ha una biblioteca, e il primo libro che ho letto Le mille e una notte mi ha fatto innamorare di luoghi che nascondono misteri e magie e di donne, sconosciute, sante, scrittrici e pioniere che reputo amiche e con le quali, nel mio immaginario, dialogo. Fanno parte del mio esistere la preghiera, Dio, la famiglia di origine, la famiglia che abbiamo creato io e mio marito con due perle di figli, la creatività letteraria e il mio splendido lavoro nella polizia locale di cui sono orgogliosa.

Palermo-Roma-New York sono le città del mondo che racchiudono le mie origini, il mio presente e le mie aspirazioni. Sono porzioni di mondo di una triade emozionale. Ritengo i mezzi pubblici un anestetico naturale contro l'overthinking.

È un'astuzia che attivo.

Varcata la soglia del bus o della metro, mi tuffo nella vita degli altri, senza aspettative. Posso trovare felicità, dolore, sorrisi, ironia, lamentele, e insieme, la musica, una potente distrazione, che intrattiene e trasporta alla stazione dei ricordi, uomini, donne e cose che esclamano di essere ancora presenti nella mia esistenza. Qualsiasi tipo di musica fa bene, perché le canzoni sono come le persone, ognuna diversa dall'altra, e scegliere un solo genere sarebbe sbagliato.

Viaggio poco ma la curiosità lo fa per me, esplorando quello che racchiudo nei miei desideri Pratico il bookcrossing, mi permette di conoscere nuovi autori e, cercare i libri sulle bancarelle, come figurine da collezionare, sono il mio relax preferito. Nascondono tra le pagine, pezzi di vita di chi li ha letti: una foto, una frase, una cartolina, un fiore essiccato. E fantastico, spostando il mio baricentro verso sconosciute esistenze. Posso dire di avere una biblioteca privata perché non so più quanti libri ho, sistemati a sentimento. Stephen King vicino di casa di Paul Auster e Virginia Woolf e a qualche scaffale da Italo Calvino, Jane Ausen, Agatha Christie e Sherlock Holmes.

I libri che non graffiano l’anima, li abbandono, la vita ha un tempo determinato e non sapendo il mio time out, non voglio sprecarlo.

“Occhi al cielo e piedi in terra” è il mio motto; e in attesa di diventare una scrittrice famosa ho pubblicato un racconto dal sapore natalizio in un’antologia con altri autori, che è stato un bel regalo sotto l’albero.

La scrittura mi devasta e mi inebria. Pensare che a qualcuno possa piacere ciò che scrivo mi rende felice come una bambina che scarta la caramella del suo gusto preferito. Quella che la mamma le concede dopo aver finito i compiti.

Scrivere per Meer è un grande onore e una grande opportunità, di crescita e di visibilità. Ci sono cose che il denaro non può comprare e il piacere di scrivere è una di queste.

Faccio piccoli lavoretti all’uncinetto, cucino arancine, pasta alla norma e cannoli di ricotta. Colleziono quaderni vintage, che uso per le annotazioni di pensieri e racconti.

Questa sono io e anche tanto altro.

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