Ci sono luoghi che suscitano ammirazione; ve ne sono altri che commuovono e in cui si vorrebbe vivere. Mi sembra che si dipenda dai luoghi in funzione dell’immaginazione, del temperamento, della passione, del gusto e dei sentimenti.

(Jean de La Bruyère)

Quante volte guardando un film o una pubblicità siamo rimasti incantati dalla location e abbiamo esclamato: “Che meraviglia di posto, ma dove si trova?”.

Dai tempi passati fino ai giorni nostri, in lungo e in largo, il nostro Bel Paese è un set cinematografico naturale, che incanta i registi e ammalia gli spettatori.

Ma c’è una terra di mari e d’amuri, terrazza degli dei, dove magia, storia, cultura e tradizioni imprigionano chi la visita.

L’Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito.
Qui è la chiave di ogni cosa.

(W. Goethe)

Un giorno d’estate.

“Commissario Montalbano, buonasera, mi scusassi se la disturbo a quest’ora del mattino ma io e alcuni amici dobbiamo parlarle di una cosa importante e bella assai perché vorremmo un suo consiglio, dove ci possiamo incontrare?”.
Poggiando la coppetta di granita di gelsi sul tavolino del bar dove stava facendo colazione, Montalbano rispose: “Alla Scala dei Turchi, signorina Malena, prima del tramonto”.

Quella donna passiando nella splendida Piazza Duomo di Ortigia, nel paese immaginario di Castelcutó, faciva nesciri l’ucchi di fora, a giovani e meno giovani. Era una fimmina barocca, mediterranea che si incastonava alla perfezione come una pietra preziosa nel paesaggio di Corso Vittorio Emanuele a Noto o come un fiore selvaggio a Marina di Modica tra sentieri abbrazzati di fichi d’India e di agavi, di sabbia finissima, acqua limpida e cielo di paradiso.

Verso le 5 di pomeriggio Montalbano si incamminò verso il posto fissato per l’appuntamento. La Scala dei Turchi gli apparve così come Camilleri la descrisse nella sua prima indagine.

Passato un promontorio, la Scala dei Turchi gli apparse ‘mprovisa. Se l’arricordava assai più imponenti, quanno si è nichi tutto ci appare più granni della realtà. Ma anche accussì ridimensionata conservava la sua sorprendente billizza.
Il profilo della parte più alta della collina di marna candida s’incideva contro l’azzurro del cielo terso, senza una nuvola, ed era incoronato da siepi di un verde intenso. Nella parte più bassa, la punta formata dagli ultimi gradoni che sprofondavano nel blu chiaro del mare, pigliata in pieno dal sole, si tingeva, sbrilluccicando, di sfumature che tendevano al rosa carrico.
Invece la zona più arretrata del costone poggiava tutta sul giallo della rina. Montalbano si sentì sturduto dall’eccesso dei colori, vere e proprie grida, tanto che dovette per un attimo inserrare l’occhi e tapparsi le orecchie con le mano.
C’era ancora un centinaro di metri per arrivare alla base della collina, ma preferì ammirarla a distanza: si scantava di venirsi a trovare nella reale irrealtà di un quadro, di una pittura, d’addivintare lui stesso una macchia, certamente stonata, di colore”.

Malena e i suoi amici non erano ancora arrivati. Fissando la falesia di marna bianca il sole giocava con i colori del tramonto, era una cartolina che gli fece venire in mente, come in un film, i posti della Sicilia che aveva firriato quando era vice commissario.

“Commissario Montalbano siamo qui”. La voce di Malena lo distolse dai suoi pensieri e girandosi li vide. Erano tre capolavori. Malena, Mario Ruoppolo, Salvatore Di Vita.
“Buonasera a tutti voi, che bellissima riunione cari illustri personaggi.”
“Commissario, anche lei è un illustre personaggio ma è anche quello che la Sicilia ce l’ha nel sangue più di tutti noi. Avevamo pensato a una caccia al tesoro in giro tra il mio Nuovo Cinema Paradiso, il Postino, Malena e Vossia. Lei come lo farebbe questo tour e che premio metterebbe in palio?”.
“Bravi bravi, allora siamo tutti coinvolti in un’indagine sulla bellezza!”.

Si guardarono con sguardi soddisfatti, pronti per quest'avventura come i moschettieri di Dumas: “Tutti per uno, uno per tutti”.

“Che ne dite se iniziamo da Salvatore e il suo Palazzo Adriano nell’immaginario paese di Giancaldo dove dopo il 1988 tutto parla di Nuovo Cinema Paradiso. Un omaggio a Monte Giancaldo che sovrasta Bagheria, città natale di Peppuccio Tornatore. Poi si potrebbe fare un salto a Cefalù, Patrimonio dell’Umanità dal 2015, incastonato come uno zaffiro a Nord dell’isola al cui interno vi è un topazio tra storia e leggende arabo normanne: il Duomo di Cefalù. Si narra che l’imperatore Ruggero D’Altavilla, nel suo viaggio da Salerno a Palermo, avesse promesso a Dio di fare erigere una chiesa proprio dove fosse approdato sano e salvo. È una cornucopia la nostra terra, nesci biddrizza di ogni banna e fa rizzari li carni [Traduzione: esce bellezza da ogni parte e fa accapponare la pelle]”.

“Commissario anche se manca Joe Morelli, includiamo Marzamemi? L’uomo delle stelle ci ha lasciato in eredità quel borgo marinaro dai colori dell’acquamarina con pennellate di turchese e lapislazzuli, insieme a spiagge incontaminate ma da visitare pure in inverno. La tonnara e le case dei pescatori sono imperdibili”.
Ecchiddiri… Incluso Marzamemi. Mario, la tua isola, chi meglio di te può descriverla? Tra le scene più belle del film raccontavi Salina a Neruda come un quadro, tra colori e sentimenti facendo esplodere le ragioni per cui amare questa perla delle Isole Eolie. Il borgo di Pollara, di fronte a un faraglione, sorto sui resti di un cratere vulcanico sprofondato è un doppio viaggio tra mare ed entroterra”.
“Commissario io e lei giochiamo in casa alla Scala dei Turchi e a Noto.”
“Sì Malena, il carcere di Vigata è stato ambientato a Noto presso il Convento di San Tommaso, la Sicilia è uno dei posti in cui non c’è bisogno di creare effetti scenografici. Le mie località, anche se con nomi di fantasia, somigliano alle reali località siciliane alle quali si riferiscono. Vigata è Porto Empedocle, la città di ddru bonarma (quella buonanima) del mio autore. Montelusa è la città di Ragusa, Marina di Vigata è Donnalucata e la mia casa di Marinella è a Punta Secca, una frazione di Santa Croce Camerina, vicino Marina di Ragusa. Il commissariato di Vigata si trova al Palazzo Comunale di Scicli mentre per la residenza del boss mafioso Balduccio Sinagra è stato scelto il Castello di Donnafugata”.
“E il tesoro commissario?”. Chiesero in coro i personaggi.
“Il tesoro? Si trova a ogni monumento, in ogni morso di arancina, in ogni onda che vi bagna, in ogni zolla di terra calpestata, in ogni sarda a beccafico o melanzane alla parmigiana gustata. La voglia di ritornare è il tesoro che ognuno trova e porta con sé per sempre.”

E all’improvviso uno scruscio di mani fece eco alla Scala dei Turchi.

“Signore e signori è stato un piacere ritrovarci insieme, in questa parte bella del mondo. Ritorniamo tra gli scaffali e nelle bobine, il gioco continua ma altrove.”

La Sicilia è il paese delle arance, del suolo fiorito la cui aria, in primavera, è tutto un profumo. Ma quel che ne fa una terra necessaria a vedersi e unica al mondo, è il fatto che da un'estremità all'altra, essa si può definire uno strano e divino museo di architettura.

(Guy de Maupassant)

Chiedo scusa ai protagonisti ai registi e agli autori se mi sono permessa di fare dialogare in un immaginario incontro i personaggi di alcuni film famosi ambientati in Sicilia.