Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri.

(Irving Stone)

Ogni primo venerdì del mese, io e le mie amiche ci riuniamo per discutere un libro. È il giorno preferito di Haruki Murakami che lo definisce perfetto per pianificare il riposo e lo svago ed è il nome che Robinson Crusoe sceglie per colui che lo ha salvato in quel giorno. Abbiamo tutte poco tempo, divise tra lavoro, famiglia e casa. Ma i momenti per leggere li troviamo sempre. C’è chi legge con ritmo serrato e incalzante, chi con lento assaporare.

Ognuno ha la sua copia ma nessuna è uguale all’altra e nessuna legge allo stesso modo. Dal libro di Anna fuoriescono delle piccole ali, sono gli innumerevoli post-it per ricordare le frasi, le parole, i verbi che l’hanno impressionata o che non ha sopportato. Viviseziona il libro con chirurgica precisione.

Giulia la prende in giro perché lei tiene la sua copia immacolata, che dopo aver letto, ripone sullo scaffale dei libri letti. In libreria, sceglie la copia in fondo, sicura che nessuno l’abbia mai sfogliata.

Come gli scrittori, che nella loro dimensione creativa, hanno i propri vezzi e piccole follie abitudinarie, così accade anche a chi legge.
Ma non c’è rivalità, siamo in amichevole atmosfera.

Cosa che non accadde, invece, il 18 maggio 1922, a Parigi, tra Proust e Joyce. Partecipano a una cena all’Hotel Majestic in occasione della prima di Renard di Stravinskij. Si ignorano per tutto il tempo scambiandosi qualche frase sui loro malanni fisici e sulla comune passione per i tartufi.
È triste pensare che al proprio cospetto, due geni della letteratura del Novecento, non parlarono di letteratura.
Senso di rivalità? Eccesso di presunzione? Orgoglio?

Se vogliamo trovare una rivalità tra le lettrici dobbiamo scovarla, nella visibilità che ormai spopola sui social riguardo i loro contenuti di recensioni libri. Accattivanti, per diletto o sponsorizzate, è diventata una vetrina, una gara a chi riceve più like.

È un fenomeno che dilaga sulle varie piattaforme social e pur essendo un incentivo alla lettura, che influenza anche il mercato editoriale, esiste quella infida linea di demarcazione tra la lettura e il leggere come trend, senza veramente leggere.

Alcune mie amiche lettrici fanno parte delle community di Instagram e Tik Tok, come influencer e seguo i loro consigli. La libertà, nel meraviglioso mondo dei libri è quella di poterlo abbandonare se non ci cattura e questo modus legendi divide in due la community dei lettori. C’è chi abbandona e chi finisce il libro nonostante sia da eliminare.

Anche io ho le mie piccole manie di lettura: i miei post-it colorati, immancabili e un timbro a secco personalizzato che uso per ogni libro che starà per sempre nella mia libreria. Leggo con un quadernino accanto perché amo scrivere e l'ispirazione va colta all’istante, se no scompare.

Annuso i libri, motivo per cui un ebook non mi soddisfa totalmente. Sul bus amo curiosare il libro che legge il mio vicino e faccio di tutto per vederne il titolo. L’incipit, fondamentale, se non mi cattura, addio al libro e così pure, se nel corso della lettura, prende piede la banalità.

Non esco da casa senza un libro in borsa. Quelli acquistati sulle bancarelle hanno un valore aggiunto, una vita già vissuta, e se tra le pagine trovo un biglietto del tram, una dedica, uno scontrino, la mente vola in una storia nella storia. Quella di chi l’ha avuto tra le mani prima di me.

Roberta legge l’ultima pagina prima di acquistarlo e se non le piace, rimane sullo scaffale. Lei a ogni occasione regala libri, e con empatia indovina sempre quello adatto. Antonella invece, con egoismo regala libri che piacciono a lei, per aumentare il successo di quelli che reputa i migliori, così poi spera di avere un confronto, da lettrice a lettrice.

Per Veronica non esistono persone ma personaggi letterari, ognuno di noi ne incarna uno e se non ha trovato l’amore, secondo lei è perché gli uomini conosciuti, alla fine si rivelano tutti dei Dottor Jeckill e Mr. Hide mentre all’inizio sono dei Mr. Darcy o Heatcliff. Io per lei sarei la figlia segreta di Jane Austen e la sorella di Virginia Woolf.

Io mi sento l’amica di Anna Karenina. Non ho mai terminato di leggere il libro, per non farla morire. Si trova in buona compagnia sullo scaffale prima di entrare in camera da letto, accanto a Sherazade, una donna che ammiro. Con astuzia si salva la vita, raccontando ogni notte una storia al re che vuole ucciderla. La interrompe sul più bello, e continua la sera successiva, fino a mille e una notte.

Teresa legge solo ed esclusivamente sdraiata sul lato sinistro e in assoluto silenzio, va a letto prima, sicura di non addormentarsi mentre legge. Deve essere lei a riporre il libro sul comodino e spegnere subito la luce nella speranza di continuare la storia nei sogni, con lei protagonista. Si adatta a ciò che scegliamo di leggere ma i suoi gusti sono prettamente distopici, storico-geografici di paesi lontani.

Stefania conserva solo i libri con dedica che le hanno regalato le amiche. Gli altri li fa circolare in condivisione. Sta attenta alle edizioni e alle traduzioni.
Sono d’accordo con lei.

Avevo due copie de Il giovane Holden e ho regalato la più recente. Il linguaggio usato, rispetto a quello della prima edizione, mi risuonava falso, forzato, anacronistico.

Tutte concordiamo sul fatto che le copertine dei libri, oggi, siano marketing ma ce ne sono davvero di bellissime. A volte irresistibili.
Monica, la creativa del gruppo, personalizza, con nuove copertine, i libri più rovinati, creando la sua libreria di pezzi unici.

Iniziamo i nostri incontri con un aforisma sulla lettura mentre alla fine, ognuna di noi propone il suo consiglio letterario per il mese successivo che viene scelto per alzata di mano.
Unica regola: meno di trecento pagine.
Nell’universo dei libri, infiniti i lettori e infinite le risorse. Infinita l’amicizia.

Eppure, anche così, ci sono libri che ronzano in una tonalità diversa da altri; alcuni ti fanno correre persino un saltuario brivido di oblio lungo la schiena, e ti lasciano sognare di essere libera di seguirli ovunque ti chiamino.

(Virginia Woolf, "Diario di viaggio in Italia ed Europa")