Ciò che c’è di più profondo è la pelle.

(Paul Valery)

Mi chiamo Olive Oatman, sono nata a La Harpe, nella contea di Hancock, in Illinois, il 7 settembre 1837 e all’età di 14 anni mi hanno rapita.

Le mie vicissitudini percorrono ancora oggi strade che si intersecano tra storia e leggenda, tra il mondo dei nativi americani e il mio mondo di origine. Una vita spezzata in due, un’esistenza frammentata di separazioni e traumi.

Sono la prima donna occidentale ad essere tatuata. Siamo nell’età vittoriana, in cui si afferma quell’ideale di bellezza gotica, legata al trucco marcato e alla moda elegante dai toni cupi e misteriosi, e la mia storia, legata al tatuaggio blu che ho sul mento, verrà interpretata in due modi completamente diversi. Ho cinque fratelli e una sorella.

La mia famiglia abbandona la fede metodista intorno al 1839 per seguire Joseph Smith, fondatore del gruppo religioso dei Mormoni. Dopo la sua morte, nel 1844, ci uniamo a un gruppo dissidente guidato dal veggente James Colin Brewster che aveva ricevuto rivelazioni secondo cui il vero luogo di ritrovo dei mormoni si trova al confine tra Arizona e California, in quella che lui definiva la "Terra di Basan" ma a causa di dissensi la carovana si divide e noi proseguiamo da soli verso il deserto di Sonora.

Il 18 febbraio 1851, ci ritroviamo soli in cima a un altopiano roccioso sulla riva sud del fiume Gila, dove incontriamo un gruppo di diciannove indiani che viaggiano a piedi, quasi certamente Tolke Paya, che soffrono la fame a causa di una grave siccità e carestia che ha colpito i deserti del sud-ovest. Dopo aver dato del pane agli indiani, mio padre rifiuta la loro richiesta di altro cibo e infuriati, gli indiani ci attaccano con i bastoni, uccidendo tutta la mia famiglia tranne me, mia sorella Mary Ann di otto anni e mio fratello Lorenzo di quattordici anni. Saccheggiano il carro e rubano i buoi che lo trainano.

Gravemente insanguinato e creduto morto, Lorenzo riesce a raggiungere gli altri membri del gruppo Brewster e a raccontare loro l'accaduto, mentre io e Mary Ann siamo catturate e portate attraverso le montagne fino a un villaggio Tolke Paya e dopo un anno di prigionia veniamo cedute ai Mohave, che occupano una valle a nord-ovest lungo il fiume Colorado, tra la California e l'Arizona.

Viviamo nella casa di uno dei capi tribù e credendo che non saremmo più tornate nel mondo dei bianchi, impariamo la lingua Mohave, adottando le loro abitudini. Secondo un’antica credenza dei Mohave chiunque si presentasse senza un tatuaggio sul viso, all’ingresso al Sil’aid, la terra dei morti, sarebbe stato rifiutato.

Ci tatuano il mento e le braccia e sebbene i tatuaggi fossero considerati segni di schiavitù, erano in realtà la nostra prova dell'accettazione nel mondo dei Mohave.

Mary Ann morì di fame durante una siccità che colpì la valle nel 1855. Io ho dato alla luce più figli durante i quattro anni in cui vissi con i Mohave ma non ci sono le prove al riguardo. Quando sono andata via, mia sorella adottiva Topeka ha pianto.

Come Cynthia Parker, io non volevo tornare nella società bianca.

Cynthia Ann Parker è stata una donna rapita dai Comanche nel 1836, diventata sposa del condottiero Peta-nocona. Ha avuto tre figli. La figura di Cynthia Ann Parker ha ispirato personaggi dei film Sentieri selvaggi e Balla coi lupi.

Stavo bene con loro, felice. E il mio tatuaggio sul mento lo dimostra: viene fatto per i membri della tribù e per nessun altro motivo.

Quando si ottiene il tatuaggio, non si deve muovere la bocca in modo da non macchiare o rovinare i segni per un certo periodo e si deve stare molto fermi, ci vuole cooperazione e il mio tatuaggio è un segnale perfetto che io ero ben disposta.

Dopo essersi ripreso dalle ferite riportate nel massacro, mio fratello Lorenzo si recò in California, per scoprire dove ci trovavamo io e Mary Ann. I suoi sforzi diedero i loro frutti all'inizio del 1856, quando la mia residenza nella valle del Mohave fu scoperta e io fui portata a sud, a Fort Yuma, una base militare statunitense alla confluenza del Gila e del Colorado.

Insieme a Lorenzo, proseguimmo per la California e l'Oregon meridionale. Lì abbiamo vissuto con i cugini Oatman e incontrato Royal Byron Stratton, un pastore metodista.

Stratton scrisse un libro sensazionalistico sul massacro della mia famiglia e sulla mia vita con gli indiani.

Il libro, intitolato Vita tra gli indiani, ma in seguito rinominato Cattività delle ragazze Oatman, fu concepito come un racconto sulla prigionia degli indiani, una forma letteraria comune nella storia americana.

Pubblicato inizialmente a San Francisco nel 1857, il libro identifica erroneamente gli indiani catturati come Apache e include lunghi tratti di prosa anti-indiana fervida e in gran parte romanzata. Divenne rapidamente un best-seller e fu ristampato sia a San Francisco che a New York.

Trasferitasi a New York, Olive iniziò a tenere conferenze, dove per diversi anni parlò al pubblico delle sue esperienze tra gli indiani. I tatuaggi sulle sue braccia erano nascosti dalle lunghe maniche dei suoi abiti, sebbene i segni sul mento suscitassero entusiasmo e curiosità. Era in tournée a Farmington, nel Michigan, nel 1864, quando incontrò John Brant Fairchild, un allevatore e agricoltore nato a New York, che sposò a Rochester.

Io e mio marito ci trasferiamo in Texas, nel 1872, dove adottiamo una bambina di nome Mary Elizabeth (detta Mamie) e ci stabiliamo in una bella casa a due piani. Sebbene io fossi un membro rispettato della comunità di Sherman e mio marito uno dei più importanti uomini d'affari, ero turbata. Raramente uscivo di casa e, quando lo faccio, cerco di coprire il tatuaggio sul mento con veli e cipria. Lascio Sherman periodicamente per cercare cure per disturbi fisici e nervosi, arrivando persino in Canada.

Le lettere ritrovate dopo la mia morte testimoniano le cicatrici psicologiche che ho sofferto nei miei primi anni. Spesso attribuiti ai maltrattamenti da parte degli indiani, i miei problemi emotivi erano probabilmente dovuti alla perdita dei familiari e ai ricordi che avevo lasciato nella valle del Mojave. Muoio a Sherman il 21 marzo 1903, all'età di sessantacinque anni.

John Brant Fairchild, mio marito, muore quattro anni dopo, il 25 aprile 1907. Entrambi sepolti in una tomba che lui aveva preparato nel cimitero di West Hill a Sherman.

Porto con me nella tomba il segreto della mia vita.

Una lapide storica del Texas vi fu posta nel 1969. Nel novembre del 2011, la serie televisiva Hell on Wheels di AMC Network includeva un personaggio, Eva Toole, che condivideva molti tratti con Olive Ann Oatman Fairchild.

E quando l'ombra dilegua e se ne va, la luce che si accende diventa ombra per altra luce. E così la vostra libertà, quando spezza le sue catene, diventa essa stessa catena di una più grande libertà.

(Kahlil Gibran, “Il Profeta”)