Sembra esserci nell’uomo, come negli uccelli, un bisogno di migrazione, una vitale necessità di sentirsi altrove.
(Marguerite Yourcenar)
Miss Cameron
“Cosa leggi?” chiesi all’uomo col cappellino blu NYC, seduto sulla spiaggia: un libro tra le mani e uno poggiato sul telo mare.
“E tu cosa fotografi?” rispose, alzando lo sguardo e la visiera.
“Non si risponde a una domanda con un’altra domanda, continua pure a leggere il tuo libro misterioso”. Ma nel voltargli le spalle, la sua voce mi fermò. Certo, il mio tono non è simpatico, ma il suo di più. ““Aspetta Miss Cameron, non andare… via col vento”.
“Non c’è vento Mr. B”.
Questo è il nome che gli ho dato. Le abbreviazioni mi aiutano a ricordare la brevità della vita per non perdere di vista i miei obiettivi.
“Supponendo che B stia per book, la informo Miss Cameron che Via col vento è il libro che ho appena iniziato a leggere.
E con le labbra che accennano a volersi trasformare in un sorriso, prosegue con un fare un po’ più simpatico degli inizi.
“Tu non lo chiederai, Miss Cameron, ma i tuoi occhi indagano il libro accanto a me. È il libro della tua prozia Virginia, Una gita al faro.
Il mio nome è Brad, il tuo”?
E prima che potessi rispondere, si alza e mi chiede con chi fossi in vacanza. “Mr. B, stai zitto un attimo, non mi distrarre, devo fotografare il tramonto”.
Nel posizionare il treppiede sulla sabbia, mi scivola dalle mani la Reflex e perdo l’equilibrio. Brad la prende al volo, mentre io mi trovo spiaccicata sulla sabbia.
“Scatta la foto, adesso”! Gli urlo - Domani devo ripartire.
E lui scatta la foto.
Dove abiti Miss Cameron.
A San Francisco Mr. B e tu?
Eccomi qui, sperduta in un punto non contemplato del mio mappamondo costellato di puntine colorate, al quale si aggiungerà quest’altra puntina:
Santa Monica Beach.
Fin dalle prime ore del pomeriggio, io e la mia inseparabile Reflex, fremiamo nell’ immortalare in uno scatto, la foto che ci avrebbe fatto avere più follower sul blog Book, Travel e Wanderlust.
Abbiamo parecchio seguito io e la mia Reflex ma è per Wanderlust, che siamo sempre in giro. Inseparabili. Una frase di Gita al faro mi torna spesso in mente:
“Qual è il senso della vita? Ecco tutto: una semplice domanda. Una domanda che poteva non darle tregua con l'avanzare degli anni. La grande rivelazione non era giunta. La grande rivelazione non sarebbe forse giunta mai. Era sostituita da piccoli miracoli quotidiani, illuminazioni, fiammiferi accesi all'improvviso nel buio; come allora.”
Mr. B mi piace, conosce il nome della prima donna fotografa, legge libri ed è un uomo affascinante quanto il tramonto di Santa Monica.
Ma io non posso avere una relazione e fermarmi.
Capitano a volte incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, all’improvviso, in maniera inaspettata, prima che una sola parola venga pronunciata.
(Fëdor Dostoevskij)
Mr. B
“Vivo a New York, sono qui per il tramonto”.
Non posso dirle che non è lo stesso suo tramonto meraviglioso ma quello offuscato di un momento della vita in cui la mia fidanzata ha deciso di scappare con il suo personal trainer.
“Cosa ti ricorda la frase: Non c'è nulla di tedioso, puerile, disumano quanto l’amore; eppur esso è bello e necessario”.
Non so neanche io perché avessi pronunciato parole così fuori luogo…o forse sì, mi piace quella donna un po’ buffa, scontrosa e iperattiva.
“È una frase della mia prozia al faro” risponde maliziosa e deliziosa.
“Ti posso fotografare?” E in men che non si dica mi scatta un intero book. Proprio bella… ma non posso, non è il momento.
Si avvicina per mostrarmi l’anteprima della foto che avevo scattato ed esclama: “È l’ottava meraviglia”. Siamo vicini, troppo vicini, due sconosciuti, me la sento scorrere addosso, astratta ma reale. Il mio azzurro e il suo verde si incontrano nei nostri occhi, per una frazione senza tempo, e con lo sfondo corallo di un cielo che ci sovrasta e la sabbia tra le dita, ci baciamo.
“Il mio nome è Lisbeth e sono qui da sola”.
Senza aggiungere altro, passeggiamo sulla battigia fino al mio bungalow.
Un viaggio non comincia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai, dato che il nastro dei ricordi continua a scorrerci dentro anche dopo che ci siamo fermati. È il virus del viaggio, malattia sostanzialmente incurabile.
(Ryszard Kapuscinki)
Wanderlust
L’indomani Lisbeth, rimase a Santa Monica, non aveva perso nessun treno o aereo, viaggia in autostop. Brad la invitò ad andare con lui, a New York.
Lei accettò ma non per me, la sua Wanderlust. Stavolta aveva dentro qualcosa che non era solo frenesia di viaggiare. Mi aveva accantonata.
Forse dalla sindrome di Wanderlust si guarisce solo se si inizia un viaggio per la vita, quello dell’amore.
Lisbeth raccontò a Brad della mia esistenza, spaventata.
Stava mettendo a nudo i suoi sogni e le sue debolezze a uno sconosciuto che forse neanche aveva sogni per poterla capire.
Ma dentro di lei sapeva che lui sarebbe stato la sua forza.
E lui sapeva che lei sarebbe stata la sua unica forza.
Una volta che hai viaggiato, il viaggio non finisce mai, ma si ripete infinite volte negli angoli più silenziosi della mente. La mente non sa separarsi dal viaggio.
(Pat Conroy)