Sono nata nell’estate del 1815 in una famiglia sregolata ma geniale al tempo della Londra vittoriana. A Ealing, splendida regina dei sobborghi di Londra, sulla parete all’angolo tra Fordhook Avenue e Uxbridge Road di proprietà di un’agenzia immobiliare è stata affissa una targa dedicata a me. Le mura di Fordhook House avrebbero potuto raccontare di me fatti che purtroppo sono rimasti nell’oblio per sempre, essendo stata demolita nel 1904.

Mi chiamo Ada Augusta Byron King contessa di Lovelace e sono stata la prima persona ad aver sviluppato un algoritmo che può essere elaborato da una macchina. Il primo software, una programmatrice senza computer. Con femminile vanità sono sempre stata cosciente delle mie capacità intellettive intuitive e cognitive e mi affermai in campo scientifico come una delle più brillanti menti del XIX secolo inglese.

Osservo le donne di oggi tra l’incredulità piacevole di dove siamo arrivate e la consapevolezza che avremo ancora molta neve da spalare per un sentiero più agevole e spiccare il volo in campo scientifico e matematico.

Sono riuscita a ottenere risultati in un tempo storico in cui alle ragazze non era permesso frequentare università e avere velleità intellettive o abbracciare passioni in ciò che non fossero matrimonio, famiglia, ricamo ed educazione dei figli.

Mi sono immersa nel mondo della matematica grazie a mia madre Anne Isabelle Milbanke che mi ha indirizzata verso i numeri perché dovevo stare lontana da tutto ciò che identificava il mondo poetico di George Gordon Byron, mio padre. Si separarono quando avevo circa un anno e nonostante la legge inglese riconoscesse ai padri la patria potestà, a lui di esercitare questo diritto non interessò. Mi abbandonò rimanendo inesistente nella mia vita. Morì a 36 anni, io avevo 8 anni, e mi fu concesso di vedere una sua foto solo all’età di vent’anni.

La mia educazione scientifica non cancellò dal mio DNA l’eredità che mi lasciò Lord Byron. La mia fu una scienza intrisa di poesia e immaginazione, tale che Charles Babbage, inventore di uno dei primi computer meccanici della storia, per le mie scientifiche visioni mi definì con stima “incantatrice dei numeri”. Anche mia madre ebbe dei soprannomi da mio padre “Principessa dei parallelogrammi” e “Medea della matematica”, e non per rivolgerle complimenti.

Dopo un’infanzia con problemi alla vista causati dalla cefalea e dopo aver trascorso un anno paralizzata a causa del morbillo, all’età di 12 anni volevo volare e composi Flyology. Esaminai gli uccelli e sperimentai piume carta e seta per simularne le ali. Dentro di me conviveva da sempre una competizione tra il tecnologico e il poetico, tra la facoltà di combinare e la facoltà di scoprire e quando col tempo, appena ci si rese conto di quanto importante fosse stata la nascita della scienza informatica, molti studiosi reclamarono lo scientifico traguardo come risultato di studi intrapresi esclusivamente da uomini come se una donna, o non dovrebbe fare, o non potrebbe fare eccezionali imprese in questo campo.

Mio padre, come un fantasma fu sempre presente dentro di me in un legame indissolubile: I miei figli si chiamarono Gordon e Byron e Anne. Morii alla stessa età di mio padre e volli essere sepolta accanto lui nella tomba di famiglia Byron a Hucknall, nel Nottinghamshire. Poesia e matematica insieme.

Hanno scritto di me che sono stata una pazza, una donna con molti amanti, una viziosa dedita al gioco e una sperperatrice. Care ragazze non fatevi intimidire, prendete i vostri sogni per mano e accompagnateli verso la realizzazione. Strapazzateli e dedicate loro tempo e passione, non fatevi tagliare le ali. Non sentitevi in minoranza se avete qualcosa in cui credete e che occupa ogni vostro pensiero o azione. Qualcosa per cui non dormite la notte e che nutre ogni gesto o azione. Se ce l'ho fatta io tra malattie, problemi familiari, periodo storico e ambienti ostili potete farcela anche voi. Studiate applicatevi al massimo e gioirete dei successi. Siate la forza motrice e l’esempio per altre ragazze come una reazione a catena. Non sono una femminista, sono una donna fiera di esserlo in un mondo di uomini e donne, non aspettate che vi facciano spazio, prendetevelo lo spazio con le vostre capacità senza dover dire grazie o accettare compromessi. Incontrerete persone cattive ma anche buone persone che ci odieranno o che vi ameranno. Non isolatevi nell illusoria speranza, rendete questa speranza attiva e trasformatela in vittorie. Siate affascinate da arguzia, intelligenza intuizione e visione del futuro. Osate ragazze, nei sogni non siate timide. Siate temerarie.

Con affetto la vostra Lady Fairy

(In omaggio al mio mentore Charles Babbage)