Kaufmann Repetto è lieta di annunciare Ambienti luminosi, una mostra personale di Bruno Munari, curata da Luca Zaffarano e in collaborazione con gli Archivi Bruno Munari®. ll progetto espositivo mette in evidenza le più importanti ricerche sperimentali dell’artista, rivelandone l’aspetto spaziale, cinematografico, immersivo e la loro natura anticipatoria. Sin dai suoi esordi l’interesse di Munari è orientato verso la creazione di interventi ambientali per sperimentare in maniera radicalmente innovativa l’incontro dinamico tra spazio, movimento e forma, tra luce e colore, tra spettatore e opera. La mostra milanese presenta l’inedito dialogo tra rari esemplari di Macchine inutili degli anni Trenta e Quaranta e le Proiezioni dirette e le Proiezioni polarizzate degli anni Cinquanta, rese disponibili dagli Archivi e raramente esposte prima. Questi ‘ambienti luminosi’ offrono al pubblico un’esperienza percettiva multisensoriale e allo stesso tempo evocano la dimensione aperta e dinamica che caratterizza l’immaginario sperimentale dell’artista. Adattabili a spazi di tutte le dimensioni – da quelli domestici a quelli dei contesti museali – sono infatti espressione di una concezione estetica democratizzante e partecipativa che sta al centro delle ricerche di Munari.

Rivelando fin dagli inizi il suo talento trans-disciplinare e anticonvenzionale, Bruno Munari è attratto in egual misura dalle nuove procedure produttive e dall’innovazione di mezzi e linguaggi artistici. Il fermento innovativo delle avanguardie – dal Futurismo al Bauhaus al Neoplasticismo – lo stimola ad ampliare la concezione dell’artefatto tradizionale attraverso la sperimentazione di forme e immagini in movimento. Al centro della sua ricerca è lo spazio e le sue qualità installative e immersive, affermandosi come moderno territorio espressivo dove – grazie anche all’uso di nuove procedure tecnologiche – si realizzano esperienze percettive che superano la staticità di pittura e scultura.

Recependo sia le teorizzazioni futuriste che le ricerche di Laszlo Moholy Nagy ed altri, Munari sviluppa l’idea di mobili semoventi, e a partire dei primi anni Trenta esplora, con le sue Macchine Inutili, il concetto dell’astrattismo nello spazio. Progettate con forme minimali e con un uso limitato del colore, utilizza le sue macchine come dispositivi capaci di produrre, attraverso l’uso della luce e delle ombre, forme astratte sulle pareti dell’ambiente, ottenendo così brevi film senza l’uso della pellicola. Queste sperimentazioni trovano un punto di approdo nella creazione di ambienti basati su sculture topologiche e ‘planari’, come il Concavo-Convesso del 1947, ottenute da un foglio di rete metallica piegata verso l’interno in punti prestabiliti, che adeguatamente illuminate producono immagini evanescenti nello spazio di fruizione dello spettatore.

Allo stesso modo lo spazio diventa elemento cardine per le ricerche sperimentali iniziate con le composizioni proiettate, a partire da Proiezioni dirette (1950) attraverso le quali Munari realizza ambienti immersivi e spettacolari. La pittura viene realizzata con micro-composizioni di materiali di vario tipo (plastiche, cartoncino, fili di cotone, forme naturali, retini, liquidi, ai quali vengono anche applicate bruciature, graffiature, distorsioni) inserite nei telai di una diapositiva e proiettate in grandi dimensioni. Dal 1953 in poi Munari sviluppa ulteriormente l’idea, adoperando dei fogli Polaroid che consentono la scomposizione della luce, generando pitture a colori mutevoli a partire, paradossalmente, da materiale incolore e trasparente. Le Proiezioni polarizzate e le Proiezioni dirette in grandi dimensioni smaterializzando la pittura, consentono di “affrescare” le pareti di ambienti che risultano, di conseguenza, fortemente immersivi, anticipando molte delle video installazioni dei decenni a venire. “Il vivere moderno ci ha dato la musica in dischi: ora ci dà la pittura proiettata” [B. Munari, 1954] 1.

Il progetto milanese, che unisce in due grandi ambienti macchine e proiezioni, avvicina quindi lo spettatore all’esperienza auspicata dallo stesso Munari nel 1957: “Il compito dell’artista è quello di comunicare agli altri uomini un messaggio poetico, espresso con forme, con colori, a due o a più dimensioni, con movimento; senza preoccuparsi a priori se quello che verrà fuori sarà pittura o scultura o un’altra cosa ancora (come le macchine inutili o le proiezioni) purché contenga questo messaggio e purché questo messaggio parli, si faccia capire da un minimo di persone.”2

La presentazione include anche una coppia di opere astratte degli anni Quaranta in cui forme morbide e sinuose si contrappongono a forme geometriche classiche come linee rette, diagonali, rettangoli, in una sorta di contrasto Negativo-positivo che dal 1939 ritroviamo in altre opere in mostra e appartenenti proprio al ciclo dedicato a questa ambiguità percettiva; in queste opere ogni forma è autonoma, come pezzi di un motore e dove “non esiste una parte che fa da fondo alle altre ma tutte insieme compongono l’oggetto”3.

Altre carte degli anni Cinquanta riprendono gli elementi in equilibrio instabile delle Macchine inutili attraverso composizioni che si ricollegano alle loro forme minimali fluttuanti nello spazio. Chiudono l’esposizione alcune Xerografie Originali, una in particolare dedicata alla ditta milanese del Campari, committente del noto manifesto pubblicitario “Declinazione grafica del nome Campari” realizzato da Munari in occasione dell’apertura della prima linea metropolitana di Milano e inclusa nella collezione del MoMA di New York.

(Testo di Luca Zaffarano)

La mostra personale di Bruno Munari da kaufmann repetto Milano è curata da Luca Zaffarano e presentata in collaborazione con gli Archivi Bruno Munari©.

Note

1 Domus N. 291 Febbraio 1954, articolo Le proiezioni dirette di Munari, in sommario attribuito a B. Munari.
2 In Tristan Sauvage (pseudonimo Arturo Schwarz), Pittura italiana del dopoguerra (1945-1957), Schwarz Editore, Milano, 1957.
3 Domus N. 273 settembre 1952, articolo B. Munari, I negativi positivi.