Tempesta Gallery presenta Pain of pleasure, mostra collettiva a cura di Domenico de Chirico che unisce le opere di Christa Joo Hyun D’Angelo, Mads Hyldgaard Nielsen e Sally von Rosen.
La mostra nasce dal paradosso insito nel piacere, inteso non come semplice esperienza gratificante ma come forza ambivalente, capace di generare e distruggere, di unire estasi e sofferenza. Seguendo la logica della jouissance lacaniana — un godimento eccessivo e spesso doloroso — Pain of Pleasure esplora ciò che accade quando il desiderio oltrepassa i confini del simbolico per diventare corpo, materia e perdita.
Come scrive Domenico de Chirico nel testo critico, «Pain of pleasure non offre catarsi, ma esperienza liminale. Non invita a scegliere tra dolore e piacere, ma a sostare nella loro co-appartenenza, in quel punto in cui l’uno si trasforma nell’altro.»
Nel video The death drive – A love story, Christa Joo Hyun D’Angelo intreccia cinema, cultura pop e autobiografia per indagare il trauma e la deriva del sentimento amoroso come forma di dominio. Le sue immagini mettono in scena la violenza non come evento, ma come grammatica affettiva, nutrita della stessa ferita da cui nasce l’amore.
Le pitture di Mads Hyldgaard Nielsen, dal respiro barocco e visionario, evocano esplosioni di luce e materia, corpi in tensione che incarnano il confine tra estasi e dolore. Nei suoi lavori, la pittura diventa un’esperienza sensoriale pura, un campo di forze dove l’energia si manifesta e si consuma.
Le sculture di Sally von Rosen, ibride e metamorfiche, uniscono dimensione organica e artificiale, recuperando la vitalità intrinseca della materia. Il corpo, frammentato e in trasformazione, si fa terreno di desiderio e resistenza, evocando la teoria del vital materialism di Jane Bennett e la tradizione del femminismo performativo.
Tra linguaggi differenti — video, pittura e scultura — Pain of Pleasure compone una riflessione sul desiderio come conoscenza incarnata, sulla vulnerabilità come forma di presenza e sulla sensibilità come atto politico. In un’epoca segnata dall’anestesia affettiva e dalla virtualizzazione dei corpi, la mostra invita a ripensare il piacere e il dolore come esperienze vitali, complementari, irriducibili.
















