La mostra vuole essere un omaggio ed un riconoscimento ad un artista e didatta che in Ravenna trovò amici e fertili collaborazioni. Le tavole (fogli prodotti durante le lezioni) sono una testimonianza di come Giò Pomodoro intendesse la trasmissione dei saperi, senza risparmio e senza remore. Didattica e Arte legate dalla cultura del progetto. Metodologie chiare e progettazione rigorosa, la ricerca come stimolo verso nuove tecniche e materiali: marmo, oro, bronzo ma non solo, senza trascurare materiali meno nobili come carta, colle, cementi. La natura come elemento fondamentale di studio, retti dagli opposti: luce e ombra, terra aria, fuoco acqua sono elementi a sostegno del progetto, dove la ragione, in forma di assi cartesiani, crea la forma.
Sono presenti in mostra “tavole tematiche” didattiche prodotte da Giò Pomodoro durante le lezioni tenute nel corso di Arti applicate presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Le tavole sono integrate da testimonianze di una ricerca svolta da Franca Minardi, Maria Luisa Niero, Paolo Racagni.
Il loro lavoro di ricerca si svolse principalmente a Mondavio, paese in provincia di Pesaro -Urbino, ove Francesco di Giorgio Martini, architetto, realizzò nel decennio 1482- 92, la rocca su commissione del duca Giovanni della Rovere.
Strumenti del loro fare furono rilievi grafici e fotografici di “movimenti dello spazio e dei rapporti di pieno e vuoto” intrecciati e correlati col trascorrere del tempo e con l’uomo, misura di tutte le cose.
Contemplare e riflettere i luoghi del vivere. Esaltare la funzione sociale dell’arte, dalla forma comune delle cose naturali, agli strumenti del lavoro, attraverso i piani di calpestio, sino ai piani di lavoro per ritrovare, l’essenza delle cose, i sentimenti.












