kaufmann repetto Milano è lieta di presentare Humans and expression, una mostra personale dell’artista giapponese Keiji Ito.
Nato nel 1935 a Toki, nella Prefettura di Gifu — epicentro della tradizione ceramica giapponese — Ito ha trascorso una vita oltrepassando i confini tra pittura e ceramica, tra l’oggetto e la creatività artistica. Le sue opere, che siano oli su tela o ceramiche, sono guidate non tanto da uno stile quanto da un’attitudine: una pratica fondata sulla misura, sulla cura e su un’attenzione essenziale per la materia.
Al centro della mostra vi è un nucleo di figure ceramiche di piccola scala, che riflettono la duratura fascinazione di Ito per il volto umano. La serie Face, nata in parallelo al suo ritorno alla pittura negli anni Settanta, segna una svolta nel suo lavoro: dalle opere rivolte alle relazioni esterne e alla chiarezza formale, a lavori che abitano invece un terreno psicologico ed emotivo. Volti, busti, corpi accovacciati: forme che non mostrano espressioni esplicite, ma la cui immobilità è tutt’altro che vuota.
Questo ritorno alla figurazione trova un’eco nei dipinti recenti di Ito. Opere come Figure in an apron, Woman e House presentano figure attraverso silhouette appena accennate e gesti ridotti all’essenziale. La loro postura e sobrietà richiamano le sculture in ceramica, ma la pennellata introduce un ritmo diverso — sommesso, sfumato, profondamente percepito. Pittura e scultura non si rispecchiano, ma costruiscono un vocabolario parallelo: emotivo prima che descrittivo, osservativo senza distanza.
La complessità silenziosa del lavoro di Ito trova un naturale contrappunto nell’estetica giapponese dello shibui: un’eleganza sommessa in cui la semplicità diventa contenitore di percezioni stratificate. Opere come Crouching, Embrace e Silence incarnano questa qualità, non solo nella forma ma nel modo stesso in cui esistono. Con superfici nude, tattili e profili arrotondati, invitano alla contemplazione senza richiedere interpretazioni.
Il processo di cottura gioca un ruolo centrale in questa trasformazione. Ito accoglie l’imprevedibilità del forno, dove l’argilla supera la forma iniziale — la superficie si altera con il fuoco, la cenere, il tempo. La fiamma introduce effetti oltre il suo controllo, un passaggio cruciale per infondere alle opere una presenza umana. Per Ito, questa trasformazione è fondamentale: permette alla materia di parlare da sé.
Anche la terra che utilizza porta una risonanza simile. Nelle sue mani non è solo sostanza, ma memoria — assorbe l’attenzione di chi la lavora e lo sguardo di chi la osserva. Col tempo, la coscienza dell’artista si dissolve nella materia, lasciando spazio a qualcosa di più quieto, più vicino al silenzio o alla preghiera. Il risultato non è espressione nel senso convenzionale, ma una presenza trattenuta: un oggetto che sembra respirare senza muoversi. “Non esiste un vero confine tra ceramica e pittura», ha affermato Ito. Entrambe sono modi di pensare attraverso la forma, di ascoltare i ritmi invisibili dell’essere. Il suo lavoro non tende verso la narrazione o il simbolo, ma verso ciò che significa semplicemente essere. Humans and Expression non è un’affermazione. È un invito sommesso — a fermarsi, a osservare, a incontrare una presenza che non chiede di essere compresa. Chiede attenzione, non interpretazione.