È la fiaba delle festività natalizie, il momento della condivisione e delle gioie per qualcosa in cui nel “bene” ritrovarsi.

E’ Cenerentola , un dramma giocoso scritto da Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti. Il titolo originale completo è La cenerentola, ossia La bontà in trionfo.

Il soggetto fu tratto dalla celebre “Cendrillon” di Charles Perrault (1697), ma Ferretti si servì anche di due libretti d'opera: “Cendrillon” di Charles Guillaume Etienne per Nicolò Isouard (1810) e Agatina, o la virtù premiata musicato da Stefano Pavesi su libretto di Francesco Fiorini (1814).

L'opera fu composta in circa tre settimane e Rossini affidò a un assistente (Luca Agolini) la composizione dei recitativi secchi, delle arie di Alidoro (Vasto teatro è il mondo) e Clorinda (Sventurata! Mi credea) e del coro Ah, della bella incognita.

La prima rappresentazione ebbe luogo il 25 gennaio 1817 al Teatro Valle di Roma. Il contralto Geltrude Righetti Giorgi, che era stata già la prima Rosina del Barbiere di Siviglia, cantò il ruolo della protagonista. Rossini utilizzò la tecnica dell' autoimprestito, vale a dire prese le musiche per alcuni brani da opere composte in precedenza – essa era una pratica diffusa nell’Opera italiana del primo Ottocento - : infatti, il rondò di Angelina è tratto dall'aria del conte di Almaviva Cessa di più resistere del Barbiere e la sinfonia è tratta da quella della Gazzetta.

Per una ripresa del 1820 al Teatro Apollo di Roma, avendo a disposizione l'ottimo basso Gioacchino Moncada, Rossini sostituì l'aria di Alidoro composta da Agolini con una grande aria virtuosistica (Là del ciel nell'arcano profondo), che nelle rappresentazioni odierne viene solitamente eseguita. Scelta che per altro obbliga a scritturare una prima parte anche per il ruolo di Alidoro, che nella versione originale era poco più di un comprimario.

Questa ovviamente è l’origine della “storia” dell’opera, mentre oggi o, meglio, giovedì 25 dicembre, nel giorno di Natale, alle ore 17,00, Cenerentola. Un balletto da favola andrà in scena al Teatro Nuovo di Verona con il Balletto del Teatro dell’Opera Rumena di Iasi.

In scena l’incanto delle coreografie e dei costumi di uno dei corpi di ballo più famosi al mondo. Il mitico amore tra Cenerentola e il Principe; il nascere e il fiorire dei sentimenti umani, gli ostacoli e la realizzazione del loro sogno.

Così nella musica di Prokofiev si possono percepire tutti i caratteri della dolce sognatrice Cenerentola, del suo timido padre, della cavillosa matrigna, delle capricciose sorellastre, del fervido giovane Principe, in una maniera che lo spettatore prende parte attiva alle loro gioie e ai loro dolori.

La danza è gioiosa, vivace, frizzante, poetica, e il Balletto del Teatro dell’Opera Rumena di Iasi, ci presenta una Cenerentola sempre più dolce e sognatrice: la scarpetta scompare; al suo posto il Principe va alla ricerca di una fanciulla dal piede puro - che a ben guardare è anche il punto di forza del danzatore, dal quale trae forza, equilibrio ed elevazione. La fanciulla, guidata dal ricordo della madre, intraprende la propria strada alla ricerca della sua identità e dell’amore. Cenerentola non è solamente un personaggio delle favole -diceva Prokof’ev- è soprattutto una creatura che palpita, inducendo alla commozione, alla tenerezza.

Il repertorio al Teatro Nuovo di Verona include alcuni classici del patrimonio artistico-musicale come Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, La Bella Addormentata, Cenerentola, appunto, Biancaneve, Giselle, Don Chisciotte, Carmen, Coppelia e tanti altri personaggi.

Questa entusiasmante produzione, che conta della partecipazione di ballerini dell’Opera Nazionale, deve la sua particolarità al romantico finale, tutto intepretato perfettamente dal meraviglioso Balletto, che crea un’atmosfera in cui si culla nel sogno esoterico di una scenografia da “ Mille e una notte”….

Così nella fase conclusiva, il Balletto del Teatro dell’Opera Nazionale della Romania è in grado di far vibrare le corde dell’anima, per renderla sempre più sensibile a un tipo di arte che ha la peculiarità di commuovere in un’epoca che ha reso l’uomo un oggetto privo di modelli e di anche valori, a cui ancora oggi Biancaneve ci può ispirare nelle istanze della bontà e del lieto fine.