Non è nella mia natura addentrarmi in questioni prettamente politiche, soprattutto con quello che s’intende con politica oggi. Preferisco andare al centro dei problemi piuttosto che cercare o concentrarmi su di un palliativo. E la questione centrale, a mio modo di vedere, è l’essere umano e la sua auspicabile evoluzione.
Quanto sta accadendo negli Stati Uniti mi sembra interessante perché, per quello che penso d’aver capito, sembrerebbe esserci in atto uno sconvolgimento al loro interno: una visione differente di ciò che dovrebbe essere e rappresentare lo Stato per i propri cittadini. Certo Donald Trump a me pare più una persona poco affidabile e lunatica piuttosto che uno statista cosciente, preparato e capace, ma, come sempre faccio, cerco di andare oltre alla prima impressione e ai luoghi comuni per capire se c’è qualcosa d’interessante nel suo modo di interpretare il ruolo di presidente degli USA e del Paese che rappresenta.
Per capire meglio ciò che sta succedendo oltre Atlantico mi sono rivolto a un mio caro amico, Roberto Siconolfi, sociologo, saggista, direttore del canale YouTube “La Nuova Occidentale”, analista di fatti sociali e politici, studioso dei media, di filosofia tecnologica e dell’intelligenza artificiale.
Ci tengo a precisare che Siconolfi rilasciò l'intervista lo scorso aprile, ma per motivi editoriali gli articoli vengono pubblicati solo ora e, quindi, non tengono conto degli ultimi avvenimenti. Ma l'intenzione non è tanto quella di riferire sugli avvenimenti che quotidianamente si succedono nell'agone politico internazionale, per quello ci sono i quotidiani, ma di interpretare la direzione in cui Trump sta portando gli Stati Uniti d'America e, di conseguenza, gran parte del nostro mondo.
D’Angelo. L'America, prima delle elezioni di Trump, era in una situazione economica a dir poco disastrosa e anche il suo sistema politico-sociale non era in buona salute, per usare un eufemismo. Per esempio, si sente spesso parlare di “Deep State” che sembrerebbe essere il nemico giurato di Donald Trump, già dalla sua precedente amministrazione. So bene che molti, con questo termine, indicano degli apparati nascosti dello Stato americano che agiscono come una specie di governo invisibile, ma credo che, al di là delle teorie complottistiche, esista davvero uno Stato profondo, non solo negli USA, ma anche da noi e, probabilmente, in molti Stati nel mondo. Si tratta, più semplicemente, dell’apparato amministrativo-burocratico.
In molti articoli e interviste esprimo la mia perplessità sulla possibilità di cambiare la società capitalistico-consumista attraverso la politica, perché, nonostante le migliori intenzioni, i buoni, sani e altruistici propositi che possono spingere una persona a intraprendere la carriera politica, ritengo che farlo oggi sia un suicidio, perché è l’apparato burocratico che non ti permette di perseguire i tuoi alti ideali. Questo succede da noi come negli Stati Uniti e, se non ho capito male, è proprio questa deriva del sistema democratico che Trump vuole combattere.
Siconolfi. Gli Stati Uniti d'America sono una nazione e un popolo eterogeneo, complesso, formato da vari gruppi che rappresentano differenti istanze sociali, economiche, politiche e anche di idee e valori. Donald Trump rappresenta un'America che è quasi sempre rimasta nascosta, soprattutto negli ultimi 30-40 anni. Un'America profonda, dall’identità rurale dei primi pionieri americani, del Texas più che della California, dell'America centro-meridionale, per nulla propensa a proiettarsi oltre le proprie coste; quindi potremmo dire con un linguaggio alla Carl Schmitt, l'America potenza di terra, non di mare, quella più incline alla produzione industriale, all'agricoltura, alla comunità, ai corpi intermedi, piuttosto che l'America con una grande vocazione mercantile e che si basa sull’andare in giro per il mondo a fare cose positive, ma anche tante cose negative.
Questa è una grande differenza con l’idea degli USA come grande nazione proiettata verso l’esterno dei suoi confini. Il Deep State che tu hai menzionato si appoggia a questa idea di America e nasce proprio in virtù di una mentalità centralistica, accentratrice, burocratica, che è l'antagonista dell'America delle comunità, del potere degli Stati federali, dei territori, che non vuole l'ingerenza dello Stato negli affari propri, della propria famiglia, della propria comunità e che incarna un po' quello spirito originario secessionistico dalla madrepatria inglese.
Queste due visioni degli USA e del loro ruolo nel mondo sono molto diverse tra loro e Trump sembrerebbe essere molto più a favore di un’America che pensa prima ai suoi cittadini e a rimettersi in piedi finanziariamente, piuttosto che rivolta all’esterno. Certo, l'attuazione di un'idea in un sistema politico complesso, con una struttura ben precisa e delineata non è mai facile, anzi. Occorre sporcarsi, occorre infangarsi, occorre fare diversi tentativi: su alcune cose si fa bene, su altre no e su altre ancora si cede. Come con i dazi, dove ci sono tante pressioni economiche, per esempio, da parte delle banche di Berlino, di Tokyo e canadesi, depositarie di una parte del debito pubblico statunitense elevatissima e che usano l'arma dei contro-dazi e il “ricatto” del debito pubblico che conosciamo molto bene noi italiani.
I dazi sono uno strumento con cui idealmente e anche in una parte operativa politica seppur ridimensionata, come abbiamo visto negli ultimi giorni, gli Stati Uniti cercano un ritorno alle economie nazionali o meglio, alle economie nazionali protezionistiche, contrarie a quel vangelo della globalizzazione secondo il quale tutte le merci devono circolare liberamente. Che poi liberamente non è mai, perché, per esempio, nell'Unione Europea siamo pieni di regolamenti. Casomai sono le grandi corporation che hanno la libertà di fare quello che vogliono, ma proviamo io e te ad aprire una piccola azienda e vediamo quello che accade.
Ma le limitazioni che abbiamo all'interno del mercato europeo sono anche di tipo qualitativo, cioè tante cose noi non le possiamo importare per esempio dalle altre nazioni come gli Stati Uniti che sono anni che cercano di venderci i loro prodotto OGM. Quindi alcune limitazioni della Comunità Europea non sono di carattere finanziario o amministrativo, ma qualitativo. Hai fatto riferimento a gruppi d’interesse, vere e proprie lobby (che negli USA sono assolutamente legali) che detengono un potere molto grande e che hanno la possibilità di indirizzare le scelte del Presidente e Trump non fa eccezione. Quindi quanto di quello che Trump sta provando a fare in questi mesi - e che aveva anticipato nel suo programma elettorale - ha possibilità di realizzarsi e quanto, in realtà, sono tentativi, magari non solo retorica, ma semplicemente tentativi di disfarsi di vecchie logiche, che poi però nella realtà non trovano riscontro? Perché, come hai detto anche tu, queste potenti lobby gli stanno già facendo pressione per cambiare il tiro.
Penso che noi europei occidentali abbiamo dimenticato qual è l'attività reale e concreta di un politico vero, per il semplice fatto che nell'Europa occidentale il potere politico ha decisamente abdicato a favore di quello economico-finanziario. Qui comandano la BCE e le commissioni tecnico-scientifiche. I politici da noi sono solo dei firma carte, dei passacarte, hanno minimi margini di azione. Ricordiamoci quello che accadde con il governo giallo-verde in Italia dove per piazzare un ministro, tra l'altro che non mi pareva nemmeno un grande sovversivo, Paolo Savona, si scatenò il putiferio, per un solo ministro!
Negli USA, al contrario, abbiamo un presidente che a tutti gli effetti ha potere, è votato da una bella fetta di americani, ha la possibilità di emanare atti esecutivi con una velocità per noi impensabile. Ma il suo è un potere che agisce nel concreto dell'azione politica e dei poteri che si contrappongono; quindi, è anche un potere legato alla capacità di barcamenarsi tra tutte queste lobby e contro-lobby. Certo anche lui sta costruendo il suo gruppo di fedelissimi senza i quali, per chiunque, sarebbe impossibile attuare qualsiasi cambiamento. L'opera di disboscamento del Deep State, portata avanti anche dal ministero DOGE, è un'opera che mira da un lato a eliminare queste grandi burocrazie, questi grandi apparati, ma dall'altro a consolidare una rete alternativa con Palantir, ad esempio (la società di Peter Thiel) e tutti gli apparati della cosiddetta “tecnodestra”, che oggi è argomento di studio.
Insomma, stanno cercando di costruire un'alternativa, uno stato profondo alternativo con idee diverse, ovviamente con grandi interessi e profitti, componenti ineludibili della politica allo stato attuale. Questo non vuol dire che ci sarà un sistema migliore o peggiore a livello economico; per ora il sistema economico è il capitalismo. L’importante è che non sia un capitalismo meramente speculativo-finanziario e che non miri semplicemente a delocalizzare per distruggere le economie interne per andare dove si lavora a basso costo. E questo era forse il volto peggiore dell'amministrazione targata Biden.