Lungo i millenni l’attrazione Bellezza-Vita verso una luce infinita che non si disperde, ha prodotto varie forme espressive, si è incarnata e si va incarnando in manifestazioni sempre originali, ognuna delle quali tuttavia non è altro che il riflesso di quella bellezza originaria che è una, perché una è la fiamma che la produce e al tempo stesso molteplice perché molteplici e si direbbe quasi infinite le forme - e gli stili, i linguaggi cangianti lungo le epoche – in cui si esprime e si manifesta come apparizione e rivelazione. La Bellezza è la manifestazione dell’armonia superiore a cui l’umanità tende, ad una dimensione che la faccia “rimanere” e le offra la certezza o almeno l’illusione o la speranza di non morire. Così lo spirito umano la insegue e la produce.

C’è un affresco nella Stanza della Segnatura in Vaticane di Raffaello intitolato il Parnaso (1510-1511, 670 cm alla base). Un dipinto che si rifà certo al mondo greco e che il Sanzio, sensibilissimo all’equilibrio fra ragione e sentimento, ha incarnato nelle immagini delle Nove Muse, sorelle, riunite intorno a Febo-Apollo, dio della luce, dell’arte, della bellezza, circondato anche da letterati e artisti del presente e del passato. È una testimonianza visiva di una idea, di come lungo i secoli le arti siano viste come sorelle, come fiumi diversi originati da una medesima sorgente. Esse fra loro dialogano, di per sé, e offrono diversi aspetti per “vedere” l’Eterno che si fa vicino come Bellezza raggiungibile-irraggiungibile.

Nascono così dei dialoghi fra le stesse forme d’arte, anche a distanza di secoli, come un fil rouge mai interrotto di pensieri, atmosfere, emozioni e sentimenti, che si rinnovano sempre in linguaggi nuovi e antichi nello stesso tempo. È in definitiva la creatività dello spirito umano, sempre alla ricerca della bellezza e della verità.

Ma ci vogliono occhi per vedere tutto questo, anzi forse due occhi: uno per vedere e cogliere ciò che la bellezza manifesta già ed un altro per sognare nuove e altrettante mirabili manifestazioni di essa. Per il pittore Luigi Salvatori la Bellezza ha la capacità di suscitare l’esperienza di una resurrezione dell’uomo quando si pone in ascolto totale di essa, anzi di rendere l’umanità stessa “una cosa sola”, perché la bellezza contiene in sé la verità che tutti cerchiamo e l’unità senza la quale l’umanità perde il suo essere stesso. In particolare, l’ultima sua produzione è luminosa, appagante e sospinta ad entrare in dimensioni sempre più nuove che mai avranno fine finché durerà l’umanità e “il sole risplenderà sulle sciagure umane” (Ugo Foscolo, Dei Sepolcri, v. 292) ma anche facendo propria la frase di Sant’Agostino “Nell'universo Dio ha lasciato le sue vestigia, nell'uomo Egli ha impresso la sua immagine che lo mette nella possibilità di essere in comunione con Lui, suprema Bellezza”.

Tra le recenti opere realizzate dal maestro di Palestrina abbiamo:

Cristo immagine di Dio in gloria

Acrilico su tela cm 40x50, 2025, il dipinto rappresenta Cristo Pantocratore. La composizione trae ispirazione dall‘iconografia bizantina ma rappresentata secondo la tecnica espressiva dell’artista la ricerca del “Desiderio dell’invisibile”, del desiderio cioè di rappresentare non la realtà, ma quello che non si vede ed è invisibile all’occhio umano.

Cristo è ritratto con la mano destra nell'atto di benedire con le due dita, indice e medio alzate, secondo la tradizione iconografica ortodossa, mentre pollice, anulare e mignolo che si toccano, a rappresentare la benedizione divina e la trinità.

Nell'altra mano tiene il Vangelo aperto con la scritta “Io sono la via, la verità, la vita”, parole che indicano la strada per la resurrezione. Il volto del Cristo è solenne e severo, bello ma non sdolcinato e svenevole; gli occhi sono profondi e scrutano l’animo dell’uomo, come quello di un giudice che conosce la tua storia e la tua vita.

Ma al contempo l’artista ha voluto accennare un leggero sorriso sulle labbra, con lo scopo di dare serenità e pace allo spettatore, e infondere la speranza nel superamento di ogni sofferenza e morte.

L’opera verrà esposta a Mosca, dal 3 al 15 settembre 2025 nell’Evento Internazionale d’Arte in Russia: “La Bellezza di Cristo Salva il Mondo” (Mosca, Palazzo Moskovskij Dom Natsionalnostey, Novaya Basmannaya Ulitsa, 4c1, a cura di Anna Usova e Francesco Astiaso Garcia).

Il Viaggio della disperazione

Anche quest’opera è stata realizzata nel 2025. Il viaggio, per noi occidentali è legato alle vacanze, alla scoperta di bellezze naturali o siti archeologici, città e monumenti che rimarranno impressi nella memoria come dolce ricordo e arricchimento delle belle emozioni vissute.

Per milioni di esseri umani il viaggio è però una fuga disperata dall’inferno di violenze e pulizie etniche, guerre e povertà, siccità e fame. Il loro è un “viaggio della disperazione”, dove regnano morte e disperazione, alla ricerca di un mondo utopico, attraverso i deserti dell’Africa. Provengono da varie aree del continente africano: dal Gambia, Senegal, Mauritania, dalla parte sud dell’Algeria e del Niger, dalla parte nord della Nigeria e del Camerun, dal Ciad, dal Sudan ed Eritrea, dal martoriato Congo e da Kenya e Uganda.

Tutti sfidano la morte sulle rotte della disperazione, finendo nella maggior parte dei casi nelle mani di trafficanti di esseri umani, che nei deserti agiscono impunemente, rapiscono, stuprano, uccidono.

Questa è la tragica realtà, sono cifre spietate: decine e decine di migliaia di africani spariscono e finiscono nelle fosse comuni, senza un nome, dimenticati da tutti. Il dipinto ritrae un gruppo di migranti che vaga nel deserto, alla ricerca di un mondo migliore. Intorno a loro non ci sono paesaggi, non ci sono punti di riferimento, né cielo, né terra, né mare. Solo un nugolo di sabbia e di vento. È un viaggio verso l’ignoto, senza certezze di arrivo.

La Nuvola (omaggio a Fuksas)

Acrilico su tela, cm 40x80, 2025, l’opera è stata esposta alla mostra “Roma moderna e contemporanea” dal 7 al 14 giugno 2025. Si tratta di un omaggio all’edificio progettato dall’architetto Massimiliano Fuksas, uno dei più spettacolari capolavori dell’architettura contemporanea. È un’opera che si pone tra architettura razionale (l’involucro) e arte creativa (la nuvola). Qui scienza e arte, tecnologia e sogno si congiungono.

Salvatori ha voluto rappresentare la nuvola come un’astrazione per rivelare la bellezza ideale e immaginaria, quella che non si percepisce con la vista e gli occhi, ma con l'intelletto e la fantasia, per esprimere l’invisibile e il suo desiderio, la malinconia e la fugacità delle cose del mondo, la gioia e la spiritualità, la fugacità e la metamorfosi della vita. Tutto cambia e muta col tempo, nulla rimane statico e immobile; la vita è un continuo movimento, un salire e scendere, un guardare lo spazio e il mondo in maniera differente, una speranza di cambiamento, un nascere e un morire, un morire e un risorgere.

Sinfonia di Resurrezione

Acrilico su tela, cm 100x100, 2025, il quadro è stato ultimato il 20 aprile 2025, nella mattina del giorno di Pasqua, ultimo giorno di vita di Papa Francesco, che è salito al cielo la mattina del giorno successivo, 11 aprile, nel giorno dell’Angelo del Signore. L’ascolto della Sinfonia n. 2 “Resurrezione” in do minore per soli, coro e orchestra di Gustav Mahler, compositore e direttore d’orchestra austriaco (1860-1911), ha ispirato Salvatori nella composizione e la realizzazione di questo dipinto, che ha intitolato Sinfonia di Resurrezione.

Il dipinto inizia con il silenzio della notte per giungere ai cori degli Angeli, mentre un inno di gloria saluta il trionfo di Cristo che risorge. Siamo al culmine dell’apoteosi, Cristo ascende dagli Inferi e risorge vittorioso. Le anime dei giusti tendono la mano per essere presi con lui. Gli iniqui per la paura si coprono il volto. È la notte in cui Cristo è risorto, Cristo è veramente risorto! È la sinfonia della sua Resurrezione! Nell’opera Sinfonia di Resurrezione Cristo dopo essere sceso fino al cuore della terra, nel profondo degli inferi (buco nero), dei nostri inferi, per tirarci fuori e sconfiggere definitivamente il male e il peccato, da esso ascende glorioso; i suoi piedi si posano sulle porte scardinate, a forma di croce, simbolo della vittoria della luce sulle tenebre!

A destra e sinistra, tra i grovigli della natura sofferente, ci sono un uomo e una donna, con le mani alzate in segno di attesa di liberazione: secondo l’antica iconografia bizantina rappresentano Adamo ed Eva, segno delle anime dei giusti che attendono la liberazione. In basso, a destra e a sinistra ci sono le anime degli iniqui, nell’atteggiamento di coprirsi il volto con le mani, per paura del giudizio per le loro azioni malvage. Cristo emerge al centro del quadro, centro della storia e del tempo, come figura escatologica e come compimento della storia (Is 5,25; Gl 2,10; Na 1,5; Zc 14,5), con la mano destra nell'atto di benedire. Un fascio di luce gialla parte dall’alto e scende fino agli inferi. È la luce che collega il cielo alla terra. Il dipinto rappresenta il Cristo vestito dal sudario che lo ha avvolto nel sepolcro, bianco come simbolo per eccellenza di luce divina, di trasfigurazione, di purificazione e di luce, luce che lo circonda ed esplode ad indicare che “è preparato per noi il regno dei Cieli”.

Nell’anno del Giubileo, sul cammino della Speranza

Acrilico su tela, cm 80x120, 2025. Il dipinto rappresenta tre sorelle, simbolo delle tre virtù teologali: fede speranza e carità, in cammino leggiadro verso lo spettatore che guarda il quadro. Per questo dipinto il maestro Salvatori si è ispirato al poeta Charles Péguy, che nel poema Il portico del mistero della seconda virtù ricordava la speranza come la "sorella più piccola" della fede e della carità. La sorellina più piccola, quella più vicina alla nostra umanità, avanza tra le due sorelle maggiori, dà loro la mano per tirarle in avanti sul cammino della vita. È una via che parte da una croce luminosa che tende verso una meta e ci viene incontro; la meta siamo noi, perché anche noi possiamo unirci sul cammino della speranza che si fa strada tra le tenebre del mondo, tra la sofferenza e la morte. Cristo è “l’autore della speranza”, per superare le difficoltà e i giorni difficili che stiamo vivendo, nella certezza che il buio si trasformerà in luce. L’opera è stata esposta nella Basilica di San Vitale al Quirinale in Roma, dal 4 al 31 marzo 2025, nella mostra curata da Roberto Luciani, Il cammino della speranza sui volti dell’anima.

Incontro di Gesù con la madre, sulla via della croce

Acrilico su tela, cm 60x80, 2025. Il dipinto è improntato sugli sguardi di Gesù e di sua madre, nel loro incontro sulla via della croce verso il calvario. I discepoli sono fuggiti; Maria non fugge, è presente con il suo coraggio e la sua fede. Maria guarda Gesù, Gesù guarda Maria, il loro occhi si incontrano, i loro sguardi e le loro mani si incrociano in un vortice luminoso di speranza nell’oscurità che li circonda. Maria accompagna la passione del Figlio, con occhi e cuore di madre, fin sotto la croce, fino al compimento, indicando con il suo silenzio e il suo dolore la via della salvezza nella certezza della sua risurrezione. Le mani e gli sguardi luminosi del dipinto ci convogliano all’interno del quadro, rendendoci partecipi del dolore e della del cammino di speranza da percorrere.

La pietà di San Francesco

Acrilico su tela, cm 50x60, 2025. Gesù è morto, ma non è solo. Sotto la croce ci sono Maria, Maria di Magdala e Giovanni, il discepolo prediletto. Gesù viene deposto dalla croce e consegnato a sua madre. L’artista ha immaginato San Francesco al posto di Maria nel momento della deposizione. Cristo ha il volto riverso, San Francesco inchinato su di Lui, i loro volti si incontrano. la luce accarezza e sagoma i loro lineamenti ei loro volti. Francesco è stato capace di accogliere pienamente su di sé la sofferenza e la tribolazione di Gesù.

“Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo” (Testamento spirituale di San Francesco, FF 110).

Theodokos Eleousa, Maria Madre di Dio e Madre della Tenerezza che indica la via

Acrilico su tela cm 60x50, 2024. Maria stringe a sé Gesù il cui volto è rivolto verso la madre, che guarda verso noi, con accenno di sorriso; con la mano indica la via da seguire, il percorso della speranza. Il dipinto è ispirato alle varie icone ortodosse delle più venerate e famose al mondo e in particolare alla Theotokos di Vladimir nota anche come Madre di Dio della tenerezza, Madonna di Vladimir o Vergine di Vladimir. Il dipinto di Luigi Salvatori si distacca tuttavia dalla spiritualità delle icone, per rappresentare l’umanità di Maria e di Gesù.

Il cielo sulla Roma di Portoghesi

Il dipinto realizzato nel 2024 è un omaggio a Paolo Portoghesi, architetto e teorico dell’architettura, esponente e capofila in Italia della corrente del Postmodernismo. Cresciuto nel rione Pigna, nel cuore dell’Urbe, studioso del Barocco romano e della cultura islamica, nel progettare la Moschea di Roma ha messo in atto il forte connubio tra le due culture, creando una architettura “umanistica”, che si è tradotta nel confronto e nel rispetto della natura, della storia e del luogo in cui è sorta la Moschea. Per questo, Salvatori come Artista e come Architetto è rimasto incantato di questa opera di rara suggestività, opera che considera una delle migliori architetture contemporanee.

Nel dipinto la cupola della Moschea si incontra con il cielo di Roma, un cielo aperto a tutte le confessioni religiose e alle varie diverse tradizioni artistiche. È lo stesso cielo che si posa sulla storia architettonica della città eterna, sulle cupole romane, rinascimentali e barocche, da quelle di Michelangelo a quelle del Francesco Borromini.