A volte ingabbia, a volte fa spiegare le ali.
A volte spiega, a volte racchiude ciò che pensiamo.
A volte impaurisce.
A volte esagera.
Lo specchio, magico vetro,
pieno di dualismo e conflitto.

Ho voluto iniziare con una breve poesia che spiegasse alcune delle differenti simbologie, che può acquisire questo strumento meraviglioso e distruttivo, a seconda delle situazioni.

Quindi, Specchio, servo delle mie brame… perché hai tutto questo potere, non solo nell’arte e nelle favole, ma anche nella vita di tutti i giorni? Perché sei uno strumento così importante?

Nell’arte, lo specchio viene utilizzato da sempre per sottolineare una sorta di conflittualità, tra ciò che vediamo e ciò che siamo. Serve molto all’autore, al pittore o più ingenerale, all’artista, per far capire il dualismo della situazione, sottolineando spesso, il conflitto che viene a crearsi nel protagonista, tendenzialmente al centro della relazione con lo specchio.

In più non viene utilizzato come mezzo solo nei tipi di arte che riteniamo convenzionali, ma è un media, che si utilizza in ogni tipo immaginabile di arte. Pensate che è uno dei protagonisti di una delle fiabe più importanti di tutta la storia, partendo dai fratelli Grimm, fino ad arrivare ai giorni nostri, con il suo atteso e criticato live action; ovviamente mi riferisco alla favola di Biancaneve.

Pensiamo a molti cartoni animati di Barbie, dove lo specchio è in tutto ciò che può ostacolare o aiutare la nostra amata protagonista. In alcuni, come “il Castello di Diamanti” è proprio grazie a uno specchio magico, che le due amiche, protagoniste della storia, riescono nella loro missione. Infatti, è successivamente diventato uno dei simboli legati al marchio Barbie, più amato da tutti coloro che si sono innamorati del cartone animato.

Oppure, se pensiamo a un altro grande classico come “Barbie e il Lago dei Cigni”, dove lo specchio è rappresentato dal grande lago della foresta incantata, che fa vedere a Odette, la protagonista, chi è davvero, facendole capire che l’aspetto non è la cosa realmente rilevante, ma che per trovare la soluzione bisogna guardare nel profondo di sé stessi.

Gli specchi, nelle fiabe, nell’arte e direi, molto spesso, anche nella vita, sono dei grandi alleati o dei grandi nemici. Se per antonomasia lo specchio rappresenta il riflesso, se andiamo ad analizzarlo più nel profondo, invece, simboleggia la differenza tra vedere e comprendere, tra l’occhio e lo sguardo, ed enfatizza la vera differenza, tra l’aspetto interiore e quello esteriore.

Infatti, molto spesso in queste fiabe, lo specchio è un aiutante, che permette di vedere la situazione sotto un altro punto di vista, non mostrando la situazione per com’è, ma per come potrebbe o dovrebbe essere, enfatizzando ciò che, in quel momento, il protagonista non riesce a comprendere, perché accecato dal mondo esteriore o dai commenti altrui, non capendo a pieno ciò che brilla dentro di lui, dentro la situazione o dentro la storia.

Alla fine, anche lo specchio magico di Grimilde, la strega cattiva di Biancaneve, è il suo aiutante, solo che, parlando di un villan della Disney, il suo specchio non riesce a dare dei consigli ottimali. Per tutte le produzioni artistiche, vale lo stesso concetto, lo specchio fa vedere al protagonista qualcosa che lui ancora non riesce a cogliere, di sé stesso, della sua personalità, del suo carattere o del suo intero mondo.

Esistono moltissimi quadri con all’interno specchi, per citarne alcuni abbiamo: “Il Narciso” di Caravaggio, la "Venere allo specchio" o l’innovativa visione dello specchio di Magritte nei suoi quadri, come il “Il falso Specchio” o “La Riproduzione Vietata”. Ognuno di loro, dà una differente interpretazione di questo strumento.

Se pensiamo al Narciso di Caravaggio, troviamo un uomo che si innamora di sé stesso; questo concetto, portato all’estremo, rappresenta la superbia, l’arroganza e ovviamente la vanità. Ma se lo prendiamo, guardandolo nel profondo, invece, ci dice che i primi ad amare noi stessi dovremmo essere noi. Lo specchio mostra solo chi si è, sta a chi è davanti decidere cosa cogliere dal suo riflesso.

Invece, prendendo l’interpretazione diversa di cosa ci fa vedere Magritte nei suoi quadri, vediamo una visione surrealista dello specchio. Come per tutte le sue opere, lui vuole stravolgere la visione dello spettatore, ribaltando tutto ciò in cui crede per destabilizzarlo e portarlo a una riflessione interiore.

Lo specchio, che di conseguenza porta al riflesso, credo che sia una delle componenti poetiche migliori delle opere d’arte. Il riflesso non può vivere di vita propria, deve esistere qualcosa per far sì che il concetto di riflesso esista e, a parere mio, non è uno solamente, non sarà mai lo stesso per tutti. Ognuna delle persone che lo guarda, per quanto l’immagine riportata sia la stessa, avrà la propria, unica e personale interpretazione.

Se pensiamo a oggi, quante persone guardandosi allo specchio vedono solo cose da cambiare, si vedono troppo grassi, troppo bassi, con il naso grosso o con le spalle troppo larghe. E invece, magari, se lo stesso riflesso viene visto da qualcuno innamorato di loro, quel riflesso da brutto e devastante, che era visto dalla prima persona, viene visto meraviglioso, perfetto, magari definendolo, tutto quello che si era desiderato fino a quel momento.

Oppure pensiamo a quando stiamo male mentalmente; tante persone vanno davanti allo specchio ed esistono anche tanti esercizi psicologici che vengono consigliati allo specchio, che servirebbero per prendere consapevolezza di sé stessi.

Banalmente, se noi ci mettessimo davanti allo specchio quando piangiamo, il riflesso è uno, ma in base al nostro carattere e alla nostra personalità cambia tutto. C’è chi si guarderà e penserà di avere davanti qualcuno debole e che non riesce a stare bene, qualcun altro vedrà qualcuno di cui prendersi cura, qualcuno ancora riuscirà a vedere che è in un momento difficile, ma che sicuramente avrà il coraggio di prendere la situazione in mano e cambiarla, e magari qualcun ancora vedrà una persona che gli fa rabbia, che non ha ancora capito cosa fare con le sue emozioni.

Insomma, alla fine, siamo tutti dentro lo specchio, la visione di sé stessi è data esattamente dallo specchio. Solo che, lo specchio a volte non è l’oggetto, ma ciò che ci circonda, noi siamo il riflesso di ciò che facciamo, delle persone con cui passiamo il tempo, dei sorrisi spontanei che riflettiamo per strada, dei bambini che ci salutano con la loro manina da lontano. Credo vivamente che, alla fine, noi siamo il riflesso delle emozioni che suscitiamo negli altri, noi siamo il riflesso dell’amore che diamo e il nostro riflesso è tutto l’amore che abbiamo intorno.

Per forza la strega cattiva delle favole si sente dire dal suo specchio che non è la più bella del reame, perché lei per prima non lo pensa, perché lei per prima semina discordia e malvagità, mettendo le persone l’una contro l’altra ed essendo egoista. Il suo riflesso non può essere diverso da quello.

Ma sapete perché?

Non perché lei sia “cattiva”, perché sono abbastanza convinta che di per sé non esistano buoni o cattivi, soprattutto nella vita vera, forse possono ancora esistere nelle favole, ma è solo una questione di passato, esperienze e riflessi. Ma semplicemente perché lei non crede abbastanza in sé stessa, perché lei non si ama abbastanza e ha un disperato bisogno che il suo riflesso lo faccia, ma poiché il riflesso dipende da lei, questo non succede. E molto più semplicemente, il riflesso che vede nello specchio, urla ciò che lei continua a bisbigliare a sé stessa ogni giorno.

Quindi, la morale della favola, o meglio la morale dello specchio, è solo una.

Bisogna credere in sé stessi, amarsi, diffondere amore negli altri e a quel punto guardare nello specchio.

Ecco, credo di essere giunta alla conclusione, che lo specchio sia un mezzo, per questo motivo, perché dipende dallo spettatore cosa ci riesce a vedere dentro. Quindi la prossima volta, guardaci attentamente e non caderci dentro, perché rischi di perderti e non ritrovarti.