Portare aiuto medico nelle aree flagellate dalla guerra, è questa la missione che anima l’iniziativa di Mauro Migliore, padovano medico anestesista e rianimatore, fondatore e presidente dell’associazione Rescue Programme Odv. Progetto al qualche partecipano colleghi medici infermieri a titolo esclusivamente volontaristico e completamente gratuito. Migliore, iscritto all’ordine dei medici di Padova, mette a disposizione i suoi giorni di ferie per entrare nelle sale operatorie di ospedali che, a causa dei conflitti in corso, necessitano di strumentazioni mediche e professionisti altamente qualificati. Il dottor Migliore, insieme ai suoi collaboratori, è attualmente impegnato sul versante ucraino e precisamente a Lviv e Kyiv, città nelle quali si trovano i principali hub ospedalieri nei quali convergono vittime di guerra, in prevalenza civili.
Abbiamo incontrato il dottor Migliore al rientro dalla sua missione in Ucraina che lo ha visto portare una serie di strumentazioni medico chirurgiche da utilizzare direttamente in sala operatoria, lui stesso ha prestato la sua opera di anestesista e rianimatore.
Dottor Migliore, come nasce il suo progetto?
Dopo esserci occupati di trasporti sanitari pediatrici, ci siamo impegnati in un’altra missione per portare aiuto e strumentazione medica e chirurgica in Ucraina. L’iniziativa parte anche dall’azienda ospedaliera di Padova, in collaborazione con Regione Veneto, Marco Margotti del Rotary Club Verona Nord, Luca Petrassi infermiere romano di cure palliative e da vari motociclisti che ci hanno seguito e supportato lungo il percorso. Tra loro voglio ricordare Alessandro Bucchieri ragusano che ci ha seguito in tutto il tragitto, Enzo Uliana, Gianfranco Strocchi, Ettore Botter, Andrea Gaglia e la sua compagna Francesca Bordonaro. A tutti loro va il mio grazie più sincero.
Dallo scoppio del conflitto in Ucraina, ci eravamo resi conto che per gestire la situazione dei profughi ucraini e della popolazione civile e non colpita, avremmo dovuto recarci personalmente sul territorio. Ci sono andato nell’ottobre del 2023, accompagnato da infermieri professionali strumentisti di sala operatoria, nello specifico Angela Levorato ed Andrea Gasperini. Abbiamo, quindi, raggiunto l’Ucraina a spese nostre durante le nostre ferie per valutare la situazione negli ospedali di Lviv e Kyiv. Lì abbiamo, quindi, preso parte alle attività di sala operatoria; abbiamo strumentato gli infermieri che hanno collaborato in sala operatoria insieme ai medici e chirurghi ucraini, abbiamo costituito un lavoro di squadra sul campo. Io come anestesista, i due strumentisti come infermieri nel campo operatorio in cui hanno preso parte a interventi di chirurgia generale su feriti di guerra e anche su pazienti pediatrici. In particolare, presso l’Istituto dei trapianti di Kyiv e il First Medical Union hospital di Lviv.
Cosa avete compreso della situazione medica da quella prima ricognizione?
Dopo questo sopralluogo nel 2023 ci eravamo resi conto della reale situazione, purtroppo i medici ucraini ereditano una situazione sanitaria precaria. Questo risale al crollo dell’Unione Sovietica, una situazione che è, ovviamente, peggiorata dopo lo scoppio della guerra. I medici ucraini operano con uno strumentario obsoleto per fronteggiare le situazioni ordinarie, figuriamoci quelle di emergenza. Da qui, ci è venuta l’idea di promuovere un’iniziativa di crowdfunding, in collaborazione con il Rotary Club Verona Nord, finalizzando la raccolta fondi all’acquisto di strumenti di chirurgia vascolare, perché la patologia emorragica è quella maggiormente diffusa come conseguenza dello scoppio di mine antiuomo e di traumi derivanti dai bombardamenti, che causano numerosissime vittime tra la popolazione civile.
Perché proprio questa tipologia di strumentazione?
Gli strumenti di chirurgia vascolare permettono di intervenire nel modo più appropriato ed efficace possibile e consentono ai colleghi ucraini di disporre di strumentazione riutilizzabile per affrontare il normale turnover nelle sale operatorie. Una volta che viene effettuato l’intervento, infatti, quella strumentazione deve essere portata in autoclave e sterilizzata. Si tratta di un processo che richiede delle ore. Rifornendo le sale operatorie ucraine di uno strumentario di chirurgia vascolare si aumenta la capacità di affrontare il particolare frangente di emergenza.
Il progetto di crowfunding che vede la partecipazione di Rotary e altre associazioni come si è sviluppato?
L’associazione che presiedo, International Rescue Programme Odv, in collaborazione con il Rotary Club Verona Nord, l’Amri (Associazione Motociclisti Rotariani d’Italia) e il moto club della Polizia di Stato, ha dato vita a un evento motociclistico, una staffetta e un rally motociclistico che è partito l’11 maggio 2025 dal molo trapezoidale di Palermo, percorrendo varie tappe lungo il territorio nazionale italiano tra queste: Lauria, Roma, Venezia con tappa a Vienna e poi da lì la tratta più impegnativa di circa 800 chilometri, che ha attraversato la Repubblica Ceca, fino a Cracovia e dalla Polonia fino a Lviv e il giorno successivo a Kyiv per la consegna degli strumenti agli ospedali di Lviv e Kyiv, quella strumentazione chirurgica acquistata grazie alle donazioni.
La raccolta fondi è stata meno del previsto, è comunque andata bene?
Inizialmente speravamo di raggiungere i 60 mila euro ma con la raccolta sulla piattaforma ci siamo fermati a 11 mila euro; fortunatamente abbiamo avuto dei membri del Rotary Club Treviso, in particolare il collega neurochirurgo Alberto Alexandre dell’EU.N.I Treviso, che ci ha offerto una strumentazione molto preziosa, che consiste in un floroscopio, che permette di eseguire interventi di chirurgia endovascolare Ercp. Questo strumento in un centro trapianti come quello di Kyiv è estremamente utile perché consente di disporre di una macchina nuova e funzionante; stiamo già organizzando il prossimo viaggio verso l’Ucraina, per consegnare questo utilissimo macchinario nelle mani dei chirurghi di Kyiv, assieme alle altre donazioni che stiamo raccogliendo.
Come si è sviluppata la vostra missione in Ucraina?
La partenza della missione è avvenuta l’11 maggio, in Ucraina siamo rimasti fino al 18 maggio. Abbiamo incontrato l’ambasciatore italiano a Kyiv Carlo Formosa, che è stato molto felice di riceverci, e la direzione degli ospedali. La donazione di questo materiale andrà a beneficio dell’ospedale pediatrico di Okhmadyt di Kyiv e al distretto pediatrico San Nicola del First Medical Union di Lviv. Per assicurarci che tutto andasse a buon fine, con i fondi raccolti abbiamo acquistato la strumentazione e l’abbiamo portata personalmente a Kyiv e a Lviv in modo tale da verificare l’utilizzo e assicurarci che tutto andasse nelle mani giuste. Le donazioni ricevute sono andate anche all’istituto per i trapianti e all’ospedale pediatrico.
Quale è la situazione nei due nosocomi ucraini?
In questi ospedali, che sono hub, giungono i pazienti più critici, quelli che non riescono a ricevere cure appropriate negli ospedali sul fronte. Lì la situazione è molto più critica. La distinzione tra ospedali civili e militari non è così netta come in Italia. Personalmente, ho l’esperienza di avere visitato e verificato in prima persona quello che è avvenuto all’arrivo dell’esercito russo. La popolazione civile russofona che si era arresa è stata trucidata, arrivando a Kyiv ci si rende immediatamente conto che la lingua principale è il russo, la popolazione sta imparando adesso l’ucraino ma ha sempre parlato russo. Fondamentalmente molti ucraini hanno origini russe, parenti che vivono in Russia, questo conflitto non è nato sulla base della russofobia come viene spesso raccontato. A Kyiv si parla russo e così negli ospedali, i militari parlano russo. La popolazione civile russofona è stata trucidata perché ai militari russi veniva detto che andavano a uccidere i nazisti, e tra le persone uccise ci sono anche molti bambini.
Per questo abbiamo preso parte a numerosi interventi di chirurgia pediatrica, per la maggior parte per ferite di guerra. Il territorio ucraino è ricoperto di mine antiuomo, per la bonifica anche in caso di pace ci vorrà molto tempo. Non vengono presi di mira soltanto obiettivi militari ma spesso civili, gli ucraini sono stati costretti, per difendere le loro famiglie, ad arruolarsi, ad abbandonare l’attività lavorativa e a cambiare completamente la loro vita. Negli ospedali ho visto colleghi di 30 anni tra i più anziani. Questa iniziativa vuole dare sollievo e offrire un aiuto valido in un momento di forte crisi.