“For a minute there, I lost myself”. Il ritornello di Karma Police mi ronza nella testa ormai da un paio di giorni. Mi succede sempre quando torno entusiasta da un concerto. Per Leonard Cohen era stato “It’s four in the morning, the end of december”, per Tow Waits “We’re all gonna be just dirt in the ground”. Stavolta sono i Radiohead di Firenze a installarmisi nella memoria a breve, e non riesco a non canticchiare mentalmente quelle parole. Del resto, c’è a chi va peggio: ho sentito di gente prigioniera da settimane del pulcino pio, che un trattore se lo porti via incollato al battistrada.

Non so se eravamo in trentamila, al Parco delle Cascine, il 23 settembre. Per gli organizzatori sì, secondo qualche mio amico no. Per la questura probabilmente eravamo centoventi, per i sindacati un milione. Comunque un bel po’ di gente, considerando che dalla mia posizione vedevo Thom Yorke come una minuscola marionetta in un teatrino, quando riuscivo a scansare la nuca del pennellone che mi si parava davanti.

Non sono abituato a certe folle, dall’estate ho già vissuto due eventi del genere, considerando il live di Springsteen a giugno, e penso che per un po’ me ne starò buono nella mia riserva: teatri, poltroncine, locali. Però ogni tanto tornare ventenne mi fa bene. E anche andare a sentire i Radiohead. Perché così mi ricordo che, a volte, andare ai concerti non significa ascoltare una rassegna di canzoni, le più amate o le ultime uscite, e nemmeno tributare, con la presenza e la maglietta a tema addosso, un proprio idolo.

Ci sono serate in cui la qualità della musica sta davvero al centro e conta più di tutto, serate in cui ti torna in mente perché quella di Oxford è la band più importante degli ultimi venticinque anni, e in cui ti ricordi quanto suoni bene dal vivo. Quando succede, ricevi in regalo qualcosa che somiglia ai dischi in studio, ma è anche diverso. Ci scopri dentro il valore di una creazione che nasce e muore mentre la stai ascoltando, e che sarà ripetibile, con qualche differenza, giusto nell’arco di un tour stagionale.

Poi tutto sarà destinato a cambiare. Come nella carriera dei Radiohead, che hanno conquistato l’attenzione con Pablo Honey, si sono assicurati un pubblico solido con The Bends, hanno scritto il disco del trentennio con Ok Computer, e poi hanno sgretolato e ricostruito tutto con mattoni completamente diversi, da Kid A in poi, mettendo spesso l’elettronica al posto della melodia, senza accontentare tutti.

E in concerto l’elettronica dei dischi più recenti, compreso l’ultimo “The king of limbs” è sublimata, con enorme abilità, grazie alla ritmica e alle percussioni. Le batterie intrecciano una rete fittissima, e Thom Yorke si butta in mezzo, con la sua voce aliena, apparendo coinvolto e divertito, come quando saltella nelle parti strumentali.

Ci sono momenti magici. Il più intenso forse è l’esecuzione di “You and whose army?” con il faccione di Yorke ripreso da un fish-eye che si scompone e si ricompone sui monitor alle sue spalle. Poi ci sono le mezze sorprese di “Airbag” e “Planet Telex”, la perfezione di “There there”. E molto altro, in due ore e qualcosa di concerto.

A fare lo spettacolo ci pensa anche la scenografia, con i giochi di luce strepitosi e gli schermi che pendono dall’alto, mostrando immagini a campo stretto dei musicisti. Schermi che salgono e scendono, cambiando funzione e ridisegnando continuamente l’aspetto del palco.

Karma Police, dicevo. “This is what you get, when you mess with us”. E’ stata al centro del concerto, eppure è stata quasi un oggetto estraneo, e prezioso, in una setlist molto serrata, quasi una suite divisa in movimenti. E’ stata una specie di regalo per quelli che aspettavano i brani più melodici, ma che, loro malgrado, sono rimasti ipnotizzati anche dai titoli pescati dalla trilogia decostruzionista Kid A-Amnesiac-Hail To The Thief. Un premio, Karma Police. E il pubblico ha dimostrato di apprezzare, perché una volta finito il pezzo, Yorke ha suonato nuovamente gli accordi del refrain, e subito, senza segnali o prove, è partito un coro intonatissimo.

Gente che per un minuto là, ha perso se stessa.

Setlist
“Bloom”
“There there”
“15 step”
“Weird fishes ”
“Kid A”
“Staircase”
“Morning Mr. Magpie”
“The gloaming”
“Separator”
“You and whose army?”
“Nude”
“Identikit”
“Lotus flower”
“Karma police”
“Feral”
“Idioteque”
Primo bis:
“Airbag
“How to disappear completely”
“The daily mail”
“Bodysnatchers”
“Planet Telex“
Secondo bis:
“Give up the ghost”
“Reckoner “
“The one I love” (R.E.M.)
“Everything in its right place”