Paolo Tofani, Saverio Tasca, Edoardo Piccolo e Roberto Floreani partecipano all'operazione di Artis e Cramps partita da un omaggio a Demetrio Stratos e diventata una nuova ipotesi di musica d'insieme, un rito di evocazione sonora. Edizione in vinile da collezione e cd jewel box con la cover per sola voce di Giro, giro tondo degli Area.

«In questo dialogo musicale non faccio quasi mai uso di un linguaggio condizionato dalla logica (lettura asservita allo scritto). E nei casi in cui lo utilizzo è impossibile farmi capire. Ecco perché uso l'onomatopea: per convogliare il gesto nel suono. La materia e il corpo parlano tra loro e risuonano: l’uno eccita l’altro e viceversa in una forma di comunicazione tanto tecnologica, quanto primitiva. Esprimere le mie idee attraverso il materiale concreto è archetipo, origine».

Artis Records presenta Musica Spontanea - Omaggio a Demetrio Stratos, il nuovo lavoro di Alan Bedin, trasversale compositore e interprete dedito al canto moderno contemporaneo, alla ricerca nella musica vocale sperimentale e nella poesia sonora. Musica Spontanea, che si connette direttamente agli esperimenti storici della Cramps di Gianni Sassi, è un'opera di Nuova Musica originariamente commissionata da un'etichetta giapponese come omaggio a Demetrio Stratos, ma successivamente il progetto si è evoluto in un autentico manifesto grazie alla collaborazione con il sound designer Edoardo Piccolo. Il suono puro della voce, in un audace processo di registrazione orientato alla elaborazione innovativa del suono, si è integrato con una sintesi e una lavorazione elettronica, dando vita a un'esperienza senza precedenti.

Alan Bedin è passato dall'improvvisazione alla poesia sonora elaborata elettronicamente, fino a definire una "Nuova Musica" d'insieme dal respiro internazionale. Per un'operazione del genere, Alan ha coinvolto due giganti: Paolo Tofani, storica chitarra visionaria degli Area, e Saverio Tasca, vibrafonista di fama internazionale e membro storico degli Opus Avantra. Così ha preso forma Musica Spontanea, che ha trovato la sua collocazione ideale in Artis Records, label coordinata dal compositore Alfredo Tisocco, da sempre attenta al connubio tra Avanguardia e Tradizione e alla Musica Totale.

L'album è pubblicato in vinile da collezione e cd jewel box (quest'ultimo contiene una traccia fantasma, la cover solo voce di Giro, giro, tondo degli Area), supporti ideali per godere del tassello finale: la copertina è un'opera dell’astrattista Roberto Floreani, artista dell’anno 2024, tratta dal suo progetto espositivo site-specific Soglie: Tempo del prima – Tempo del poi. Soglie visive, soglie musicali, soglie sonore per un'operazione totale.

Per la realizzazione tecnica della registrazione allo studio Colosso Room di Camposampiero Edoardo Piccolo ha predisposto tre differenti spazi acustici: una sala dedicata alla registrazione dry della voce, una al vibrafono e alla trikanta veena, una, la “stanza del suono”, con tre lastre a semicerchio e una grancassa sulle quali ha montato dei trasduttori, diffusori che per contatto trasmettono vibrazioni alla superficie sulla quale sono installati.

I materiali da questi perturbati diffondono il suono nella stanza non nella maniera lineare e puntiforme tipica dei diffusori tradizionali, ma lungo tutta la loro superficie, sfruttando così i modi di risonanza e le caratteristiche fisiche dei materiali (dimensioni, spessore, elasticità). L'elaborazione del suono è avvenuta in tempo reale durante la registrazione. Sono state utilizzate numerose tecniche (da linee di ritardo lunghe a harmonizer e sequencer).

La “stanza del suono” è stata virtualizzata in modo da poter collocare e spostare in tempo reale la spazializzazione delle varie elaborazioni attraverso un panpot bidimensionale posizionato su ogni canale. La percezione di spazio acustico è stata realizzata senza l’utilizzo di alcuna riverberazione artificiale aggiuntiva.

Come ha scritto lo storico della musica Renzo Cresti nella presentazione dell’opera:

I punti di riferimento principali al nuovo lavoro di Alan Bedin sono basati sul concetto di liberazione. Molte sarebbero le dinamiche da aggiungere, come quelle che fanno capo a John Cage, a Walter Marchetti, Juan Hidalgo (Gruppo Zaj), alla Cramps Records, al Gruppo Fluxus, all’elettronica incolta, a Paolo Castaldi (col suo solfeggio parlato), David Tudor, Alvin Lucier, Luigi Nono, alla performance improvvisativa, all’happening, alla musica indiana e a molto altro. Il tutto ben metabolizzato e incarnato, per fare un passo oltre. Musica spontanea più che un concetto è una prassi che vuol realizzare un approccio al suono diretto, immediato e impulsivo, che non parte da elementi pre-costituiti, come per esempio gli standard nel jazz, ma celebra il suono con una sorta di rito di evocazione.

Musica Spontanea: lato A

Caronte: voce ingressiva 1° movimento

L’estratto sonoro che vuole evidenziare il messaggio finale - non solo come atto di ossequio verso l’artista - ma come tentativo di liberazione dei ricercatori vocali dal processo di imitazione, dal condizionamento della figura autorevole di Demetrio Stratos nel loro processo di ricerca. Un altro elemento importante per questa opera sonora è il consapevole legame della voce del cantante al sound designer responsabile dell’elaborazione del suono e sintesi: una nuova investigazione sull’utilizzo e lo sviluppo delle vocoidi come suono-valore e delle contoidi come rumore-percussione. Infine la creazione di un quinto risonatore, di una nuova frontiera della voce dove la vibrazione avviene fuori dal corpo del cantante, di un rapporto controllato tra Umano e Materiale.

Il pensiero strumentalizza le corde vocali creando un suono che a sua volta incontra le camere di risonanza (cavità del corpo, cavità nasali, consonanza del petto). A sua volta il suono realizzato naturalmente con tecniche diverse (canto armonico, diplofonie, tecniche di mirror speaking (fonazioni ingressive o canto all’incontrario) dal corpo va eccitare con trasduttori altri materiali dedicati (lastre di alluminio) che per risonanza e simpatia vibrano per conto proprio e suonano nuovamente offrendo nuovi confini di ricerca.

La ferocia illuminante di Caronte accompagna la Voce nell’altra dimensione, prima soffermandosi in certe baie dell’Acheronte (fiume-vita) ripresentando all’esecutore ricordi del suono deliberato (fino alla primordiale lallazione), poi oltrepassando i limiti dello spazio-tempo, scontrandosi con il linguaggio represso e soffocato dalla funzione comunicativa servile allo scritto. Durante la traversata viene alla luce il suono emozionale, reale quasi animale. Nel percorso liquido e risonanziale, si crea un nuovo ambiente sonoro dove la modalità ipercinetica della voce diventa manifesto di rivoluzione estetica ed estatica.

In questa prima traccia Alan espande il concetto di cellula sonora (precedentemente scritta e realizzata semiograficamente) utilizzandola per improvvisare e raffigurare in forma estemporanea le parole di Caronte e della voce defunta durante il tratto nel fiume dell’oltretomba. Un particolare: durante l’ultima fonazione del suono a insaputa del trio, Alan, per diversificare l’articolazione della lingua e dello spazio risonanziale della cavità buccale si appoggia una moneta sopra la lingua, altresì per commemorare l’antica tradizione dei greci, etruschi e romani che in bocca ai morti si usava porre come obolo per il traghettamento nella barca di Caronte.

Pendulum: voce perpetua

La poliritmia emerge come elemento centrale nello sviluppo della composizione vocale. Le singole cellule sonore vengono replicate in un ritmo che non si presenta mai identico a se stesso, ma le cui componenti risultano sfasate, accelerate o rallentate. Su questo substrato, una sovraincisione vocale funge da collante spazio-temporale. La programmazione al servizio del suono vocale e l'assenza di ulteriori strumenti immergeranno l'ascoltatore in un nuovo spazio sonoro privo di qualsiasi ricordo o retaggio culturale.

Musica Spontanea, grazie all'intervento di sintesi ed elaborazione musicale di Edoardo Piccolo, è riuscita a realizzare un effetto di entanglement quantistico nella voce strutturata e orientata alla performance di Alan, scomponendola dalla sua forma originaria e separandola in diverse particelle, ridefinendola e sovrapponendola in molteplici sistemi, ingrandendola, rimpicciolendola e animandola.

Pulsionale: voce simpatetica

Sospiro. Sul bordone vocale (N) si fonde la consonante ritmica (G). Le varianti combinatorie di suoni velari, realizzate mediante l'uso della base della lingua sul velo palatino, producono articolazioni brevi e quasi percussive, creando un'interazione sonora con il vibrafono. Attraverso la trasduzione, l'elaborazione del suono si propaga su lastre e grancassa generando impulsi e granuli percussivi derivati dal materiale originario. Il suono vettoriale nasale (N) emesso dal cantante viene riprodotto da Saverio Tasca utilizzando le barre metalliche del vibrafono, messe in vibrazione tramite un archetto da contrabbasso. Nel contempo, il suono percussivo velare (G) prodotto dalla radice linguale interagisce con i colpi delle bacchette sulle barre di intonazione standard (determinata) e sulle tavolette di legno preparate dallo stesso artista.

My Mind: alāp

Sulla base del Rāga Bhairavi, la voce si sviluppa su un bordone prodotto da un harmonium indiano trasdotto su lastra. A differenza delle altre sessioni di registrazione, il cantante si esibisce all'interno della Stanza della Musica, interagendo - durante il processo di registrazione - con il riverbero dell'ambiente e il suono delle tre lastre. Dopo l'introduzione in alāp del cantante (preludio che presenta le note nella musica classica indiana), il vibrafono di Saverio Tasca (Opus Avantra) interviene con le note consentite dal rāga in un laya (tempo medio), creando un ciclo ritmico e melodico che si ripete con leggere variazioni. L'effetto di un rāga sul corpo umano è attribuibile al legame esistente tra le frequenze sonore e i centri energetici del corpo sottile.

Attraverso la pratica dell’akār di tradizione indostana e la flautofonia introdotta in Europa da Stratos, il cantante distingue le note del primo e del secondo tetracordo, stimolando l'ascoltatore con un suono antico e archetipale. La Trikanta Veena dialoga con toni gravi simili a quelli della rudra veena grazie al pickup di Paolo Tofani (Area International POPular Group) e conclude questo percorso sonoro attraverso una dissolvenza, arpeggiando quasi a evocare l'amico maestro Derek Bailey, realizzando un drone, una tampura moderna generata dalla sua Trikanta Veena.

Il mio impegno nell'etno-musicologia e nella musica indiana ha facilitato la mia esplorazione delle culture extraeuropee, permettendomi di affrontare il concetto di voce come essenzialmente legato alla spiritualità, concepita come energia intrinsecamente collegata al Suono...

Ricordo ancora la celebre affermazione che accompagnava la promozione del Catalogo Generale della label Cramps Records sulle riviste dell'epoca: “Se Dio esistesse sarebbe un Suono”.

In particolare, opere fondamentali relative all'arte scenica indiana, come il Nātyaśāstra e il Saṅgītaratnākara, cristallizzano fin dai tempi antichi non solo il concetto primordiale di suono-emozione (rāga/rāsa), ma anche l'eccellenza della figura del cantante. Questa immagine racchiude senza dubbio la figura di Demetrio Stratos, il quale affrontava tali competenze da uomo di cultura occidentale, non limitandosi a imitare ma applicando la tradizione attraverso lo studio. È proprio da questo ‘orientalismo’ che nella mia diplofonia si sviluppa il concetto di Nāda (suono universale), Swara e Śrūti (unità microtonica), i quali in questo disco vengono sovrapposti come suono liquido a quello nasale che funge da Tampura (bordone o drone).

Segmenti: prime incisioni su lastra

Dagli alogenuri d’argento al suono. Analogamente ai primi esperimenti di dagherrotipia, un elemento (la luce) colpisce e impressiona una lastra, alterandone la composizione chimica; questo processo, attraverso sintesi, genera un nuovo ambiente (la fotografia), il quale può essere analizzato poiché fissato su un supporto. La trasduzione e l’elaborazione del suono in quest’opera sono effettivamente analoghe al procedimento di esposizione alla luce e alla conseguente stampa. Edoardo Piccolo e Alan Bedin hanno documentato i primissimi esperimenti di registrazione della voce su lastre di alluminio.

Da queste prime sessioni, i due musicisti hanno raccolto dati preliminari per comprendere il funzionamento del sistema: la dinamica dell’emissione vocale e la distanza dal microfono, la posizione dei trasduttori sulla lastra, il valore dell’esposizione sonora e la frequenza della voce intesa come tonalità ottimale per interagire con la lastra e produrre suono. La formante e la risonanza all’interno della bocca durante l’emissione vocale, insieme al passaggio liquido (glissando in italiano, mind in indiano) da una vocale all’altra, hanno contribuito a definire il timbro della nuova voce.

Tale ricerca ha fornito uno sviluppo significativo per l’enfatizzazione degli armonici e ha portato alla creazione di un innovativo risonatore per il cantante contemporaneo. Si tratta di una nuova camera di risonanza esterna al corpo dell’artista-vocista che desidera dipingere una nuova tela sonora e far vibrare una nuova lastra.

Lato B

Cones Varion Ta: poesia sonora

L'improvvisazione della Trikanta Veena trasdotta su lastra, genera un ambiente musicale caratterizzato da un'estetica contemporanea riconducibile alle esperienze del luminare chitarrista Derek Bailey, amico e collega di Tofani. In questo contesto, l'emissione vocale avviene in modo recitativo, esplorando fonemi e sillabe di intensità variabile, rielaborando mesostic già preesistenti (raccolti e indicati nella partitura). Si giunge così a creare una biblioteca di suoni profondamente innovativa. L’ascoltatore ha l'opportunità di percepirla come una poesia sonora, rappresentante di un'avanguardia vocale.

Questa traccia funge da dispositivo mnemonico a cielo aperto, dal quale ciascuno può estrarre informazioni. Mi sono allontanato da qualsiasi possibile retaggio o eredità linguistica… Sono convinto che la creazione e il conseguente sviluppo di nuovi linguaggi e suoni saranno il futuro della musica vocale. [Alan Bedin]

La Pietra del Maestro: ricordando Pinuccio Sciola

In questo pezzo, Alan Bedin entra “scalzo” nella Stanza del Suono e porta una bella dose di creatività! Fa tutto un lavoro dal vivo sulle lastre, sfruttando il feedback generato dal musicista Edoardo Piccolo nella sala adiacente. Prima si occupa della curvatura fisica delle lastre, un processo che cambia le loro proprietà fisiche e fa risaltare alcune caratteristiche (le lastre funzionano come un risonatore aggiuntivo per la voce). Poi c'è la parte in cui usa un frammento di pietra sonora dell'artista Pinuccio Sciola: sfiora e preme sulla parete della lastra, creando suoni che sembrano quasi vocali. "È come avere una seconda laringe!" Come dice Alan Bedin:

Piegare una lastra con dentro la trasduzione di un suono significa manipolare il Re dei cut off, avvicinare e allontanare le labbra della bocca di Dio.

Zeppelin LZ-129: paroliberismo con partitura a fumetti

Certamente... Un tributo!

L’idea è di riprendere l’esperienza di Stratos in Stripsody della Cathy Berberian, o almeno il modo di improvvisare liberamente quel mix di onomatopee tratte da un fumetto realizzato dall’illustratore Oak, interpretandole in base al contesto storico tanto enfatizzato nel pezzo degli Area. Si tratta di una performance creativa e coinvolgente che punta a spingere il linguaggio oltre i confini della comunicazione, grazie a una nuova vocalità che valorizza l’aspetto espressivo-gestuale, pre-verbale e pre-significante, lasciando un po' da parte il lato semantico e razionale. L’onomatopea, che è una forma linguistica primordiale, diventa quindi il banco di prova ideale.

I quattro musicisti reinterpretano in modo sperimentale e rumorista lo storyboard del fumetto, raccontando visivamente la storia attraverso le immagini. Le parole vengono mescolate con onomatopee e narrazione. Le immagini sono scene singole e i cambiamenti nell'azione o nella posizione si realizzano usando più celle (strip) e spazi sonori. Non vogliamo che sia una composizione "divertente", perché non tutti i fumetti sono umoristici.

E poi c'è il cielo sociale: un dirigibile musicale che ignora i guai al motore, ormai surriscaldato dal successo e dalla popolarità, fino a fondere ed esplodere quel grande “pallone gonfiato” del mainstream borghese tanto criticato dagli Area. Il disastro del colosso nazista è ricordato soprattutto per come è stato coperto dai cinegiornali, dagli operatori e dai fotografi, oltre alla famosa testimonianza radiotrasmessa dal campo d'atterraggio dall’annunciatore Herbert Morrison. Le sue parole non furono trasmesse fino al giorno dopo (con un montaggio), ma quelle pronunciate proprio durante l'impatto sono diventate leggendarie: "Oh, the humanity!".

Da qui nasce il racconto di “LZ 129 Favola Sonora. Paroliberismo megafonato”.

Spontaneus: trikanta veena suite

Con questo brano, Paolo Tofani, insieme al cantante Alan Bedin, espone i principi e i presupposti per la creazione e l'illustrazione della “Musica Spontanea”, che si distingue dall'improvvisazione. Mentre quest'ultima consente al musicista di improvvisare e presentare una propria interpretazione della composizione partendo da canovacci melodici, ritmici e armonici già definiti, la “Musica Spontanea” - come spiega Tofani ad Alan Bedin durante un incontro nel suo studio - ha origine dal nulla. La caratteristica fondamentale di un ensemble di musica spontanea risiede nella capacità di ascolto, nella condivisione e nell'umiltà di ricevere l'idea musicale dall'esterno per arricchire e sviluppare ulteriormente il concetto.

(...) Si crea qualcosa che nasce e finisce. È qualcosa che emerge dal nulla e potrebbe concludersi con il tutto [Paolo Tofani].

Le Anime di Caronte: voce ingressiva 2° movimento

Tra le acque agitate del fiume, si vede la barca di Caronte pronta a fermarsi. Le anime perdute si dimenano attorno alla nuova voce, ormai stanca e sdraiata in prua. Dall'acqua fino alla cima della barca, continuano ad arrivare i richiami delle anime già arrivate sulle rive di Acheronte. Il nuovo suono “Shack m c m”, tramutato durante il viaggio nell'oltretomba, viene pronunciato dall'uomo dagli occhi infuocati. Questa vibrazione riempie e impregna le pareti ricoperte di licheni rossi, mentre le stalattiti lucenti della caverna riflettono e riverberano, diventando aria, tutto, nāda.

Alan Bedin, biografia

Alan Walter Bedin, nato a Vicenza il 26 novembre 1975, è la voce nata nel gruppo–collettivo dei Sinergia. Nel 2000 il gruppo è stato premiato con il Telegatto/Jumpy e riconosciuto dall’Accademia di Sanremo Giovani come migliore band italiana. Negli anni successivi, è band di apertura di concerti italiani di B.B. King, Blues Brothers e James Brown.

Autore dei testi, trascinatore e istrionico front-man, Alan Bedin segue dal 2005 al 2012 la direzione artistica e l’Archivio Storico della Cramps, l’etichetta degli Area fondata da Gianni Sassi, presso la quale ha curato l’approfondimento del lavoro di uno dei suoi principali ispiratori: Demetrio Stratos. Con Cramps, Renato Marengo e Rai Trade, Alan è stato impegnato anche nella direzione artistica e produzione del DVD 1979 Il concerto e nella realizzazione dell’Anthologia, la collana che indaga sull’espressione dei vari generi musicali in Italia. Ha collaborato come curatore grafico supervisore al box degli Area, è impegnato nel progetto Hommage à Area diretto da Christian Capiozzo e nel gruppo d’Avanguardia Opus Avantra, ritornato dopo una trionfale performance a Tokyo nel 2008.

Ha ampliato la sua preparazione e consapevolezza della voce tenendo concerti per sola voce con composizioni di armonici e diplofonia. Con Cristiano Fracaro si è specializzato nel canto strettamente impiegato per il processamento di attrezzature analogiche e digitali con il duo A.C. Duo Elettroacustico, con il quale ha presentato in diversi conservatori le proprie composizioni accompagnato da Lorenzo Pagliei. Nel 2011 è stato leader e voce de Il Magnetofono, trio jazzy di musica d’autore, con più di 300 concerti all'attivo e un album realizzato con Thomas Sinigaglia, Nicola Castellani, Gianluca Carollo, Valerio Galla, Pierpaolo Capovilla, Roberto Freak Antoni, Vincenzo Vasi. È stato insegnante di canto moderno e tecnica vocale presso la scuola di musica Thelonious, poi presso il Centro Artistico Musicale Apolloni.

Pratica privatamente nel suo studio e insegna approfondimento del canto moderno contemporaneo avvalendosi delle nozioni e tecniche propedeutiche della musica indiana, del canto armonico e difonico. Dal 2016 ha realizzato il progetto Alan Bedin. Italian Songs insieme al pianista Marco Ponchiroli e il saxofonista Luigi Sella. Sta ultimando il suo primo libro-metodo sul canto moderno e l’uso consapevole dei risonatori in collaborazione con un coordinamento scientifico e il Maestro Tran Quang Hai, uno dei sui maestri.

Studia e pratica come disciplina il canto indiano indostano, allievo della maestra Patrizia Saterini dopo aver frequentato il dipartimento di musiche tradizionali extra europee di indirizzo indologico presso il Conservatorio di Vicenza. Collabora spesso con il Centro spirituale Prabhupada Desch, sede ISKON di Albettone (VI) per la diffusione della meditazione attraverso il canto del Mantra Hare Krishna.

Nel marzo del 2021 ha seguito il coordinamento di “Demetrio Stratos Concerto al Teatro S. Leonardo” firmando la guida all’ascolto e la nuova compilazione dei brani dell’ultima registrazione dal vivo dell’artista intitolando le composizioni nella pubblicazione in vinile a cura di Guido Bellachioma per DeAgostini. Dal 2020 rientra in discografia e con il produttore e artista Alfredo Tisocco sviluppa e incrementa il Catalogo Artis Records in Italia e in Giappone con Solid Records. Nel 2023 firma il disco del gruppo italiano Arcana Opera e canta insieme a Donella Del Monaco in Loucos. Nel luogo magico di Opus Avantra. Ha curato come art-director l’opera omnia OA48.

Musica Spontanea, oltre Demetrio, di Renzo Cresti

Musica spontanea più che un concetto è una prassi che vuol realizzare un approccio al suono diretto, immediato e impulsivo, che non parte da elementi pre-costituiti, come per esempio gli standard nel jazz, ma celebra il suono con una sorta di rito di evocazione. Fatti salvi i condizionamenti che ogni musicista si porta addosso a causa della sua educazione e delle esperienze fatte, nella musica spontanea si vuole partire dal nulla, o meglio, da elementi minimali e un po’ casuali, da un gesto istintivo dal quale precipitano i suoni, che si mettono a disposizione del gruppo di interpreti, i quali, umilmente, ascoltano ed elaborano, trasfigurano ed elevano gli spunti sonori iniziali a dignità d’arte.

Oltre un secolo fa, i futuristi avevano sdoganato il rumore, parificandolo al suono. Mezzo secolo or sono, Demetrio Stratos aveva liberato la voce, lanciandola in acrobazie inusitate: voce liquida, risonanziale, con moto melodico, pulsionale, infantile, prosodica, flautata, diafonica etc., legandola a un’improvvisazione che aveva lo scopo di scoprire suoni primordiali e liberare la loro energia (il grande cantante performer viene omaggiato nel brano Segments).

I punti di riferimento principali al nuovo lavoro di Alan Bedin, Musica spontanea, sono basati sul concetto di liberazione. Molte sarebbero le dinamiche da aggiungere, come quelle che fanno capo a John Cage, a Walter Marchetti, Juan Hidalgo (Gruppo Zaj), alla Cramps Records, al Gruppo Fluxus, all’elettronica incolta, a Paolo Castaldi (col suo solfeggio parlato), David Tudor, Alvin Lucier, Luigi Nono, alla performance improvvisativa, all’happening, alla musica indiana e a molto altro. Il tutto ben metabolizzato e incarnato, per fare un passo oltre.

Ben tre sale diverse sono state allestite per questo lavoro, in ognuna vi è un’acustica differente e vi sono posizionati vari strumenti. Di straordinario interesse e novità è la stanza in cui sono state montate tre lastre in alluminio a semicerchio e una grancassa, su ciascuna lastra e sulla grancassa sono stati sistemati dei diffusori che per contatto trasmettono vibrazione alla superficie sulla quale sono installati, producendo sonorità inaudite. Bedin parte da una cellula sonora, scritta e realizzata semiograficamente, per poi espanderla e trasfigurarla improvvisando.

L’immagine è suscitatrice di suoni, per esempio vi sono stimoli che partono da fumetti. La voce agisce spesso da collante fra varie situazioni sonore, realizzando uno spazio/tempo diversificato ma coerente, quasi fosse un organismo biologico, vivente.

La voce è l’elemento che ci fa attraversare lo specchio, che ci porta dalla realtà quotidiana a qualcosa che sta al di là, si approda così a una dimensione altra, come nel primo brano dell’album Caronte. Da una parte la voce viene intesa come qualcosa di futuribile, dall’altra rimanda a un archetipo antichissimo, che sta prima del linguaggio formalizzato.

Si ascolti Voce perpetua, brano nel quale assieme alla voce vi è una poliritmia che funge da motore. Voce e strumenti sono preparati e ci offrono momenti ora incendiari e sconvolgenti ora intimistici ed emozionanti, che avvolgono l’ascoltatore e lo scombussolano, mettendo in crisi i riferimenti musicali consueti. Musica spontanea è un’epifania.

Se l’omologazione e il consumismo sono fra i pericoli maggiori per una vita consapevole, per un’arte indipendente, per una musica di qualità, se l’attuale livellamento culturale porta a prodotti standard, il lavoro di Alan Bedin va in direzione contraria, dimostrando come sia possibile entrare a cuneo negli stritolanti meccanismi della mercificazione, aprendosi spazi di vera creatività, schietta e sincera, come risulta benissimo da questo lavoro.

Fantasia, inventiva, estro, vena ispiratrice sorreggono la spontaneità evocata dal titolo, liberando un’istintività e un’impulsività che dona forza e vitalità alle 10 parti in cui è suddiviso l’album. Naturalezza e vigoria che derivano dall’improvvisazione, ma il metodo che sorregge l’intero lavoro è tutt’altro che empirico.

Vi è la consapevolezza della forma, la voce che diventa una laringe, il feedback delle lastre (in La pietra del Maestro), lo shimmer, le linee di ritardo spettrali, il sequencer (in Pendulum), le lamiere incurvate e perturbate, il minimalismo rumoristico, la vocalità orientale, arricchita, sporcata, trasfigurata, i giochi di luce e oscurità, tutto trova una sistemazione formale.

In My Mind, sulla base del Rāga Bhairavi, la voce si articola sul bordone di un harmonium indiano, traducendo su lastra il rāga/rāsa, inteso quale fonte energetica, energia cosmica, universale, fonte di vita e di spiritualità.

Si potrebbe parlare di una gestualità anarcoide e di una creatività della follia o del sogno le quali trovano, infine, nell’insieme del lavoro, la loro naturale collocazione. In tal senso è musica spontanea, affrancata dal mercato, quasi redenta in un suo spazio che potremmo chiamare rituale, indipendente e franca, ma anche ben lavorata grazie all’intuito da veri musicisti, che fiutano le esigenze formali anche standone lontano.

Non v’è cenno di artificio e affettazione, tutto scorre sincero nel susseguirsi e nell’accavallarsi di timbri, atmosfere, situazioni rumoristiche e momenti sonori. Direbbe Nietzsche che è musica che nasce come un ruscello da necessità naturali e scorre genuina seguendo il proprio destino. Musica spontanea si abbandona autentica regalandoci un ascolto attivo e innovativo, mille miglia lontano dai prodotti mercificati, per regalarci una musica viva, dinamica, che produce energia, grazie alla vigorosa operatività di Alan Bedin.

Musica Spontanea

Lato A:

  1. Caronte - voce ingressiva 1° movimento;
  2. Pendulum - voce perpetua;
  3. Pulsionale - voce simpatetica;
  4. My Mind – alāp;
  5. Segmenti - prime incisioni su lastra.

Lato B:

  1. Cones Viarion Ta - poesia sonora;
  2. La Pietra del Maestro - ricordando Pinuccio Sciola;
  3. Zeppelin Lz-129 - Paroliberismo con partitura a fumetti;
  4. Spontaneus - trikanta veena suite;
  5. Le Anime Di Caronte - voce ingressiva 2° movimento.
  • Alan Bedin: voce;

  • Edoardo Piccolo: elaborazione del suono e sintesi;

  • Paolo Tofani: Trikanta Veena acustica e sperimentale, elettronica;

  • Saverio Tasca: vibrafono, percussioni;

  • Roberto Floreani: copertina;

  • Consulenza artistica: Alfredo Tisocco;

  • Prefazione di Renzo Cresti;

  • Coord. scientifico: Dott.ssa Giovanna Baracca;

  • Coord. Artistico performativo: Lorenzo Pagliei.