Giovanni Battista Biagio Basile maggiormente noto come Giovan Battista Basile o Giambattista Basile, ha vissuto una vita sorprendente come scrittore e letterato italiano, ma è stata altrettanto ricca di sentimenti e avventure quanto le sue storie del periodo Barocco (N.d.R. movimento culturale e intellettuale nato in Italia tra la fine del XVI e inizio XVII secolo, che contaminò tutte le forme e ambiti artistici).

La vita di Giambattista Basile

La sua figura può essere porta ai lettori trattando l’aspetto avventuroso e di letterario. Volendo fare una similitudine chiamiamo a supporto il pittore Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, di cui sono note la vite spericolata e artistica, che ben possono ben farci comprendere l’esistenza terrena del mio concittadino giuglianese. Giovan Battista Basile utilizzava come nome d'arte, per firmare le sue opere, l’anagramma del suo nome e cognome: Gian Alesio Abbattutis come un vezzo. Ebbe i natali a Giugliano in Campania, nel XVII secolo, come già lo storico Santoro sosteneva, la sua data di nascita è il 15 febbraio 1566, grazie anche al profondo studio e ricerche del Dr. Emmanuele Coppola, storiografo emerito della cultura locale.

I genitori del Basile erano aristocratici decaduti, che lasciarono alla loro prole inclinazioni e predisposizioni per le arti bensì che averi, difatti il fratello maggiore divenne un noto compositore e la sorella minore, Andreana, detta Adriana, una sorprendente cantante di contralto, concorse al diffondersi del melodramma, e dell'opera lirica nel nostro Paese. Il suo fascino è superbamente delineato dal compositore Monteverdi per il suo mirabile fascino e avvenenza fu appellata “la Sirena di Posillipo”, poiché trasformava la musica con una grazia peculiare.

Il letterato giuglianese nel periodo 1604 -1607 si arruolò come soldato mercenario della Repubblica di Venezia, venne destinato alla guarnigione di Candia, durante le ostilità contro i turchi, e aderì a un sodalizio letterario detto “Accademia degli Stravaganti” con lo pseudonimo di Pigro. Tornato in Patria passò un periodo a Mantova presso la Corte dei Gonzaga, grazie alla sorella Adriana, tenuta in grande considerazione dal granduca, e per le sue capacità dallo stesso Cavaliere Haurus; nel 1613 assunse la carica di governatore di diversi feudi per conto di alcuni signori meridionali, tra cui Montemarano (1615) e Avellino (1619-1620) e nel 1626, governatore vicereale di Aversa. Infine concluse la sua vita alla corte del duca Galeazzo Pinelli d'Acerenza, che investì della carica di governatore di Giugliano in Campania, ove morì il 23 febbraio 1632 durante l'epidemia di difterite e fu sepolto nella chiesa Collegiata di santa Sofia di Giugliano.

image host La lapide commemorativa nella chiesa di Giugliano.

Un breve cenno alla chiesa Collegiata di santa Sofia di Giugliano

La fabbrica fu edificata nel 1622-1693, su progetto dell’architetto svizzero Domenico Fontana. Mostra una navata a croce latina, con transetto differente lunghezza che si interseca angolo retto, a forma del crocifisso e sormontata da una imponente cupola con lume all’ incrocio, variata e valorizzata da diverse chiesette laterali. L’architetto napoletano Antonio Vaccaro la portò a termine tra il 1730 e il 1745, abbellì l'interno con fini decorazioni in gesso e l’ambone marmoreo.

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Il campanile fu ideato nel 1776 dal giuglianese Nicola Campitelli e terminato nel 1785, si ergeva separato di poco dalla Collegiata, nel 1890 vi fu allargamento di Corso Campano, venne destrutturato pezzo per pezzo e ricostruito nella posizione attuale, mentre la cupola, danneggiata dai conflitti bellici tra il 1940-45, venne ricostruita. Il prospetto manierista cinquecentesco presenta pilastri ionici incassati nel muro e un portale barocco in piperno, affiancato da due lastre marmoree: una ricorda la sepoltura di Giovan Battista Basile nel1632, l'altra il decreto di Papa Urbano VIII del 1636 che autorizzava i riti funebri in Santa Sofia, pur non essendo parrocchia.

Le opere

Giambattista Basile, autore secentesco, scrisse in napoletano il suo capolavoro, la raccolta Lo cunto de li cunti, ovvero lo trattenemiento de’ peccerille (La fiaba delle fiabe, ovvero il passatempo dei piccoli), diffusa successivamente alla morte il 1634 e il 1636. Il Pentamerone (cinque giorni) è una raccolta di cinquanta fiabe raccontate in cinque giorni da dieci popolane, ognuna individuata da un nome che riconvoca un loro difetto fisico, ogni fiaba è introdotta da un sunto e si risolve con un proverbio morale. La vicenda principale racconta di Zoza, una principessa vittima di una maledizione, che può sposare il principe Taddeo solo risvegliandolo da un sonno una schiava lo risveglia con un inganno magico e lo sposa, ma Zoza, grazie alla sua abilità nel raccontare storie, ottiene giustizia e realizza il proprio destino.

Quest’opera descrive l’anima enfatica e il messaggio allo stravagante, episodi ricchi di condizioni frutto di fantasia come streghe, sortilegi e metamorfosi, amalgamando arguzia, drammaticità e terrore orrore. Ogni fiaba offre una morigeratezza, un insegnamento, esortando alla bontà. L’opera influenzò autori come Perrault e i fratelli Grimm, e nel XX secolo fu tradotta da Benedetto Croce, accrescendone la fama e il valore letterario, le sue fiabe, come Cenerentola e Il gatto con gli stivali, influenzano ancora oggi le opere moderne. Benedetto Croce, nel 1925 disse:

Il più bel libro italiano barocco[...], perché il barocco vi esegue una sua danza allegra e vi appare per dissolversi: fu già torbido barocco, ed ora è diventato limpida gaiezza.

Le altre opere letterarie del letterato giuglianese Basile da ricordare sono:

  • Il pianto della Vergine, 1608.

  • Madriali et ode, 1608.

  • Le avventurose disavventure, 1611.

  • Egloghe amorose e lugubri, dramma per musica in cinque atti,1612.

  • La Venere abbandonata, dramma per musica in cinque atti,1612.

  • Rime di M. Pietro Bembo degli errori di tutte le altre impressioni purgate, aggiuntevi le osservazioni, le varietà dei testi e la tavola di tutte le desinenze delle rime, del cavalier G. B. B., 1616.

  • Rime di M. Giovanni della Casa, riscontrate coi migliori originali e ricorrette, 1617.

  • Rime di Galeazzo di Tarsia, prima edizione, 1617.

  • Osservationi intorno alle rime del Bembo e del Casa con la tavola delle desinenze delle rime e con la varietà dei testi nelle rime del Bembo, 1618.

  • L'Aretusa, 1618.

  • Il guerriero amante, dedicato a Domizio Caracciolo, 1619.

  • Le muse napolitane, 1635.

  • Teagene, una riduzione in versi dalla Storia Etiopica di Eliodoro, 1637, postumo.

  • Lo cunto de li cunti, pubblicato tra il 1634 e il 1636 in "giornate" come la struttura del testo, postumo.