L'attuale calo demografico porta sempre più ad accentrare sul bambino un'attenzione esagerata ed esagitata. Al quale servirebbe, parafrasando al contrario don Milani, più un sano “chi se ne frega” che un continuo “I care” da parte dei genitori/parenti/condomini/ comunità tutta. Da parte di una terza/quarta età che si aggrappa alla prima per ritrovare un po' di vita e di senso.

Questa iperattenzione si riverbera nei whatsapp dei genitori contro i docenti “rei di”. Un ottimo Sorrentino auspica l'intervento di Dio a riguardo. Non sugli allievi ma sui genitori degli allievi. Attenzione ansiogena che è aumentata esponenzialmente nel post Covid e che rimette in discussione i Decreti Delegati e la corresponsabilità genitoriale.

E sarebbe il minimo se non si accompagnasse anche alla supponenza del sapere. Sono sempre più, infatti, i laureati onniscienti sui social che spiegano non lasciando spazio alcuno a coloro, come i docenti, che un minimo di competenza sulla materia specifica avevano maturato. Quest'ultimi sanno di non sapere e di arrancare nell'interdisciplinare ma nel sapere, ove si cimenta da una vita, avrebbe pur qualcosa da dire. E si trova in una sorta di afonia disarmante nei confronti dell'incompetente tuttologo strabordante di certezze che spiega. Altro che “dubbio sistematico” di Ivan Illich.

Poi c'è l'“orgoglio dell'ignoranza” come marchio distintivo. Nella recente storia italiana abbiamo visto, con una certa incredulità, un comico decidere le sorti del paese pur ammettendo, a posteriori e a danni ormai fatti, di aver sbagliato tutto. Al sottoscritto son cadute letteralmente le braccia quando ha sentito dallo stesso che caricò di pane la sua auto per portarlo ad Atene durante la crisi. Un miscuglio di caritatismo, ignoranza, vuoto indecifrabile. Non è un caso che il re degli ignoranti Adriano Celentano fece un endorsement per il M5S e Grillo. Lo seguirono Mannoia, Mina e molte altre persone abituate a tenere il microfono in mano nel mondo dello spettacolo ma che nella vita non insegna, non studia, non si confronta, non ha mai abitato la contraddizione e la fatica della politica.... ma canta. Che ti passa.

Ed è stato proprio l'orgoglio del “non studio”, di non essere tra i saccenti, dell'uno vale uno, che portarono molti amministratori a cancellare gli esami di riparazione nelle province autonome, ad allungare i ponti e le vacanze, ad abolire i compiti per casa. Insomma, un liberi tutti che va nella direzione opposta dalla filosofia del don Milani sovracitato, che faceva studiare i propri allievi anche a Natale.

Il recente attacco a Renzo Piano da parte di Forza Italia, reo di essere un'archistar riconosciuta da tutto il mondo, fotografa benissimo il Bel Paese. Una certa classe politica vorrebbe la fila di geometri di second'ordine che chiedono, cappello in mano, appuntamento all'assessore che, in cambio di una promessa di voto, lascerà aprire una velux (già peraltro prevista da regolamento comunale appositamente incomprensibile). Che se ne fa questo maledetto paese fondato sul voto di scambio di un neo Michelangelo riconosciuto in tutto il mondo?

Anche il binomio simpatia/competenza la fa da padrone in una società invidiosa e culturalmente deficitaria. Due senatori che hanno subìto recenti attacchi rei di essere riconosciuti all'estero (nemo propheta in patria) avevano elaborato “Italia Sicura” contro il rischio idrogeologico caratterizzato da frane ed esondazioni. Gli italiani preferirono sostituirli con incompetenti patentati che hanno tolto risorse ad Italia Sicura per destinarle al reddito di cittadinanza. L'esatto contrario di ciò che avrebbe fatto John Maynard Keynes che con le opere pubbliche ricreò lavoro, dignità e seguente tassazione pro welfare. Insomma, l'italiano medio sembra preferire il chirurgo piacione ed incapace anziché quello forse scorbutico ma bravo. Ed ecco la solidarietà nazional popolare a Conte che denuncia meno di un operaio part-time e l'attacco a Renzi reo di pagare più di un milione di tasse all'anno grazie alle sue conferenze in diversi continenti. Quanto odio suscita da parte dei mediocri il primo della classe?

Questo clima anti-intellettuale ha precedenti gravi in Europa. Durante la guerra civile spagnola (1936-1939) e la seguente dittatura (1939-1975) del caudillo Francisco Franco, la repressione reazionaria del terrore bianco (1936-1945) fu particolarmente anti-intellettuale, con 200.000 civili uccisi tra cui l'intellighenzia spagnola, gli insegnanti e gli accademici politicamente attivi, gli artisti e gli scrittori della seconda repubblica spagnola. Lo slogan del generale José Millán-Astray fu "Morte all'intelligenza! Viva la morte!".

Nell'Europa di oggi Orbán non è da meno. Approfittò della pandemia per chiudere tutte le biblioteche. Già dal 2017 non ammise Atenei non ungheresi ed il controllo su quelli ungheresi fa ricordare gli anni più bui del comunismo. I centri di ricerca dell’Accademia Ungherese delle Scienze sono passati sotto il suo controllo. L’istituto, che godeva di riconoscimento internazionale, è ora gestito da un direttivo composto esclusivamente da personalità scelte dal Orbán. Simile è anche la vicenda che ha coinvolto l’Università del Teatro e delle Arti Cinematografiche; insomma, una sorta di Istituto Luce nell' Europa politica di oggi.

Ai confini con l'Europa, in Turchia per Erdogan ogni docente è automaticamente considerato sospetto. E dunque da investigare. I numeri parlano da soli: a parte le decine di migliaia di soldati, ufficiali e generali arrestati o sotto inchiesta, lo stato d’emergenza che si sta prolungando negli anni si scaglia contro giornalisti (ad almeno 34 è stato revocato l’accredito stampa), giudici, dipendenti statali e professori. Soprattutto questi ultimi: 15.000 funzionari del ministero dell’Educazione sono sospesi, 21.000 maestri e docenti di ogni ordine e grado hanno il mandato revocato sino a nuovo ordine, 1.577 rettori risultano dimissionati.

Ma l’attacco alla cultura è il fondamento di ogni guerra. Dove finisce la parola (scritta e orale) v'è devastazione. La Biblioteca di Sarajevo o la Casa della cultura a Lozova in Ucraina ove i nuovi ismi (comunismi/fascismi) bruciano i vecchi libri. Cos'era poi il fascismo se non un attacco frontale alla complessità, una sorta di ascensore sociale per il popolo ignorante capace di comprendere e codificare pochi dogmi elementari che lasciava ieri come oggi “senza parole” che avrebbe avuto qualche capacità per aiutare il paese?