Anche in Italia ci sono o ci sono stati giallisti in grado di catturare l’attenzione di lettori e spettatori, specialmente poi quando le loro trame si popolano di attori e di recitazioni in film o telefilm. Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Andrea Camilleri, scrittore prolifico, ma noto più per uno dei personaggi che ha creato, e che per molti è un vivente: il commissario Montalbano.
Camilleri era siciliano, di Porto Empedocle, cittadina nella provincia della città che ha dato i natali a Luigi Pirandello, Girgenti, l’odierna Agrigento. La sua nonna paterna era in effetti cugina di primo grado del grande poeta e commediografo. Nato in epoca fascista, e dal padre che aveva partecipato alla marcia su Roma, Camilleri dimostrò sin dalla giovane età di non avere paura della pagina bianca, tanto che, durante la guerra d’Etiopia, scrisse una lettera a Benito Mussolini per chiedergli di poter andare a combattere anche lui, pur se aveva soltanto dieci anni. Naturalmente non poteva essere diversamente, tanto venivano elogiate le imprese eroiche dei combattenti anche sui giornali per bambini tipo “Il Balilla”. Alla lettera ottenne pure una risposta: in futuro di certo avrebbe servito la Patria, ma per ora era troppo piccolo. Quell’episodio che fa sorridere, divenne l’ispirazione per il romanzo La presa di Macallé in cui Camilleri narra di Michelino che rimane affascinato proprio dall’indottrinamento fascista.
Andrea Camilleri riuscì a diplomarsi ad Agrigento proprio nell’estate del 1943, quando le scuole vennero chiuse in previsione dell’imminente sbarco degli Alleati, tanto che i candidati alla maturità non dovettero sostenere esami. Cominciò così per lui la peregrinazione per l’isola, dato che era necessario scappare dagli angloamericani e dai loro bombardamenti continui. Nel 1944 si iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia della Facoltà degli Studi di Palermo, ma non proseguì gli studi fino al conseguimento della laurea.
L’immediato dopoguerra lo vedrà a Enna, in una situazione abbastanza misera che, tuttavia, gli permise di entrare in contatto con varie personalità della cultura siciliana. Continuò a scrivere, soprattutto poesie, con le quali vinse alcuni premi. Nel tempo ricorderà il suo debito letterario con la città di Enna, dove affermò di essersi formato come scrittore.
Nel 1949 venne ammesso all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica dove concluse la preparazione nel 1952; dirigerà più di cento opere, tra le quali soprattutto i drammi di Pirandello. Tra i lavori teatrali, fu il primo a portare in Italia le opere di Beckett, ad esempio, soprattutto Finale di partita nel 1958, di cui curerà anche la versione televisiva con Adolfo Celi e Renato Rascel.
Intanto continuò a scrivere e le sue poesie vennero inserite in una raccolta curata da Giuseppe Ungaretti. Nel 1954 partecipò ad un concorso RAI per diventarne funzionario; lo vinse, ma non venne assunto in quanto iscritto al Partito Comunista Italiano. Iniziò anche la collaborazione con i giornali, per i quali scriveva racconti brevi. Nel frattempo, nel 1957, si sposò con Rosetta dello Siesto, da cui ebbe tre figlie e, sempre in quell’anno, riuscì ad ottenere il posto in RAI che gli spettava.
Insegnò al Centro Sperimentale di Cinematografia fino al 1965, e poi dal 1968 al 1970. Dal 1977 al 1997 sarà titolare della cattedra di regia all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica. Si occuperà di serie RAI di successo, come quella sul tenente Sheridan, oppure “Le inchieste del commissario Maigret” con Gino Cervi.
Se Agatha Christie di cui ho scritto il mese scorso era stata sposata con un archeologo, Andrea Camilleri ha interpretato proprio un archeologo nella sua carriera di attore: nel 1999 partecipò infatti al film “La strategia della maschera”, e non era la prima volta che vestiva i panni del diretto e non del regista.
Nel 2002 divenne direttore artistico del Teatro Comunale di Racalmuto, mentre reciterà il suo monologo Conversazione su Tiresia nel 2018 al Teatro greco di Siracusa, nella quale mette in relazione l’antico indovino con la sua sopraggiunta cecità.
Come scrittore, Camilleri esordì nel 1978 con Il corso delle cose, poi con Un filo di fumo del 1980, edito da Garzanti, in cui compare la cittadina di Vigata, quel luogo verosimile che l’autore renderà celebre. Dopo un periodo di fermo nella produzione letteraria, riprenderà a scrivere per Sellerio editore alcuni romanzi fino a Il birraio di Preston che ottenne una certa notorietà.
Ben presto divenne un autore di successo, ad esempio con il romanzo La forma dell’acqua del 1994 in cui compare il commissario Montalbano, e soprattutto verso gli anni Duemila con lavori come La concessione del telefono e La mossa del cavallo, un romanzo poliziesco ispirato ad un vero fatto di cronaca. Sarà l’interpretazione del famoso verosimile commissario Salvo Montalbano da parte dell’attore Luca Zingaretti a rendere celebre la serie per la RAI tratta dai romanzi di Camilleri, ambientata nell’altrettanto verosimile siciliana Vigata.
Tra i libri da cui presero le mosse i telefilm La pazienza del ragno, La pista di sabbia e molti altri, compreso l’ultimo consegnato all’autore Sellerio per concluderne la serie. Molto interessante il modo in cui sono strutturati i romanzi di Camilleri, e quelli della serie di Montalbano in modo particolare, con la lingua italiana inframezzata al siciliano. Così lo stile diventa immediato e fresco, “in presa diretta” e coinvolgente anche per chi non conosce la lingua della nostra isola.