Prima di scegliere un ristorante dove andare a cenare e che non si conosce è consuetudine leggere le recensioni di varie piattaforme che pullulano sulla rete e in base a queste, suppostamente scritte dai clienti del tale o talaltro ristorante, effettuare la scelta e quindi la prenotazione o meno.

Quanta fiducia si può riporre, però, nei “social”? E perché tale fiducia è diffusissima oltre il limite? Perché l’acriticità prevale sul desiderio di conoscenza e quindi di verità? Queste domande hanno sia una motivazione generale, sia una più specifica. La realtà infatti troppe volte dimostra che la fiducia assoluta nei social è mal risposta e il caso esposto qui dappresso ne è la dimostrazione.

Un cineasta e giornalista free lance, il britannico Oobah Butler, per incrementare le sue scarse risorse mensili scriveva sulla piattaforma TripAdvisor recensioni positive su ristoranti dove però non era mai stato. Recensioni false, dunque, il cui compenso che riceveva dai proprietari dei ristoranti per i quali scriveva era di 10 sterline l’una. I proprietari dei ristoranti in questione, grazie alle ottime recensioni scritte da Butler, aumentarono i profitti. Di certo Butler aveva un’ottima penna per convincere i lettori delle sue false recensioni.

Dopo troppe false recensioni si è reso conto che «grazie alle mie recensioni quei ristoranti miglioravano, e io ne ero il catalizzatore» e che «questo mi ha convinto del fatto che TripAdvisor rappresenti una realtà del tutto falsata», scrive lo stesso Butler su Vice. «Un giorno, poi, mentre ero nel capanno (non scherzo) in cui vivo, ho avuto una rivelazione: a fronte dell'attuale cloaca di disinformazione e della tendenza della società a credere alle balle più grandi che si possano immaginare, un finto ristorante potrebbe davvero esistere? Magari è proprio il tipo di posto che potrebbe essere un successo? In quel momento è iniziata la mia missione. Con l'aiuto di recensioni false, ambiguità e nonsense avrei trasformato casa mia, un casotto (in inglese appunto "shed", n.d.r.) in un giardino altrui, in un ristorante recensitissimo su TripAdvisor».

È l'aprile 2017, inventa il The Shed at Dulwich (il nome del ristorante) al quale si può accedere solo tramite prenotazione, nella descrizione non c’è il numero civico della via, con tempi di attesa di almeno tre mesi. Ovviamente anche il menu è virtuale: foto di piatti composti con materiale non organico (la schiuma da barba crea la panna, una spugna dipinta di marrone il dolce al cioccolato, etc.). Poi chiede agli amici di scrivere false recensioni sul suo falso ristorante. Dopo quelle dei suoi amici arrivano le recensioni di persone che pensando sia un ristorante esclusivissimo scrivono su TripAdvisor immense lodi della cucina del ristorante. Così facendo dimostrano agli amici che sono persone influenti per essere riusciti a mangiarci… l’inesistente. Passano sei mesi e il primo novembre del The Shed at Dulwich diventa il ristorante più votato a Londra su TripAdvisor su 18.149.

Butler non finisce però di denunciare quanto sia facile creare fake news e far credere alle ombre: si inventa di essere uno stilista d’alta moda italiano.

In un mercatino a Brixton di Londra trova degli abiti con il marchio bancarella Georgio Peviani, marchio che non esiste; visto e fatto. Crea un sito web, biglietti da visita, compra alla bancarella un paio di jeans con quel marchio e si reca a Parigi in occasione della fashion week. Come riuscire a farsi accreditare? Presenta il biglietto da visita e dopo qualche minuto riceve l’accredito. La prima sera riceve un invito ad un evento di stilisti italiani. Conosce un modello e lo invita a provare i jeans comprati sulla bancarella. Il capo vestiario viene accreditato come modello populista e propone di venderli a Milano, influencer invadono i social con i video di questo jeans. Butler viene invitato a tutte le serate d’alta moda. Solo dopo Butler scopre che un Georgio Peviani esiste veramente: è Adam Asmal, immigrato dallo Zambia a Londra negli anni ’90. Ha un negozietto di vestiti che vende anche sulle bancarelle dei mercatini e si è inventato una griffe italiana, Georgio Peviani, per vendere i suoi jeans di qualità.

Troppi vedono ombre come fosse la realtà e questo ci rimanda al mito della caverna di Platone che nel VII libro de La Repubblica rappresenta un’umanità incatenata che guarda le immagini credendo sia realtà. Butler ha effettuato goliardate? No, ha svolto esperimenti sociologici e, alla luce di quanto ha fatto e descritto qui sopra, si può a giusto titolo affermare che Platone 2.500 anni fa ha descritto la società di oggi.