Antonella Casazza (Milano, 1968). Capelli rossi. Tantissimi capelli rossi, mossi, ricci, ribelli, che sembrano una nuvola. Una nuvola di capelli rossi e un sorriso sempre acceso e radioso. Questa è Antonella Casazza.

L’esatto contrario dell’artista cupa, inquieta, misteriosa. Antonella è solare, entusiasta, energica e positiva. Ma non per questo superficiale! La sua produzione artistica è una costante riflessione sulle dinamiche relazionali di un tempo storico che non ha tempo per l’umanità.

Pittura, scultura, installazione. I linguaggi si intrecciano all’insegna di una tavolozza pop e sgargiante, uno smalto sfavillante che sottende e rivela le più autentiche deformazioni della contemporaneità.

Antonella è una creatura arcobalenica, che ama indossare audaci cromie, come se la sua immagine fosse un incessante inno alla vita. Vive e lavora a Milano.

Chi è Antonella?

Sono un amante dell’esperienza artistica che alimenta in me un fuoco perpetuo. Mi considero una creativa intensa ed eclettica, il mio quotidiano è fatto di riflessione, entusiasmo, divertimento e amore per quello che faccio. Sono una fervente sostenitrice della cultura Pop, sostenitrice di quell’immaginario di una cultura popolare sempre ricca di stimoli, e sposo la sua idea che incrimina la differenza tra arte “alta” e “bassa”.

Qual è stata la tua formazione?

Fin da piccola la matita è sempre stata la mia inseparabile compagna di giochi, e dopo la maturità artistica ho frequentato diversi studi di artisti, con l’intento di sperimentare tecniche per arrivare a quello che sono oggi e non sarò domani.

Dove vai quando ti allontani da una bugia?

Mi nascondo dietro le mie lunghissime gambe, le stesse che fanno parte del ciclo Le bugie hanno le gambe corte.

L’arte è un viaggio o un luogo?

L’arte è un viaggio della mente.

Teletrasportati nella prima metà del Cinquecento: se Giorgio Vasari avesse potuto scrivere un capitolo delle Vite su di te, con quale frase avrebbe iniziato?

“Il suo stile, fantasy e surreale, è una combinazione stilistica personale che tratta temi sarcastici e a volte dissacranti”.

Ti muovi tra pittura, scultura, e istallazione. Quali mondi esplori e ricrei?

Sono diversi i mondi in cui mi muovo. Il mondo spirituale è a me molto caro, sono affascinata dal dualismo sacro e profano, bene e male, e al contempo mi lascio sedurre da una dimensione più onirica e favolistica. Miscelando tutto questo, il filtro della mia creatività genera una forma del tutto personale di Surrealismo. La mia arte non è che un sogno ad occhi aperti fatto di colori accesi e di linee morbide. Tutto quello che realizzo è denso di simbolismo. Direi che la mia creatività è in una sorta di Wunderkammer.

Esiste un luogo che ti ispira, che fa fiorire nuove idee e visioni nella tua mente?

Sicuramente vengo sedotta da luoghi pregni di storia e ricchi di mistero, ma banalmente posso avere una folgorazione vagabondando tra le bancarelle di un mercatino di antiquariato e vintage. Sono un’assidua frequentatrice di questi luoghi, passo ore rovistando tra i banchi e cercando la vibrazione giusta. Credo che gli oggetti raccolgano dell’energia malevola o benevola a seconda di chi li ha posseduti, un po’ come quel concetto giapponese, “Tsukumogami”, da cui avevo preso spunto per delle opere fotografiche.

Il colore dell’attesa?

Il rosso.

Cosa trasli nel tuo lavoro artistico, della società in cui vivi?

Tutto il mio lavoro è una riflessione sull’esistenza umana e sul mistero che ci avvolge.

È vero che la scaturigine di un’opera è sempre autobiografica o è lo sguardo sul mondo a generare nuove idee?

C’è sempre una parte di me, magari inconscia e recondita, dentro ogni mio lavoro, ma poi viene contaminata dal mondo esterno, si sporca di quello che mi circonda. Le mie opere si aprono alle dinamiche e ai misteri della vita di tutti i giorni.

Una tua opera che se non fosse tua vorresti avere, da collezionista, e perché?

Una Madonnina in gabbia, faceva parte del progetto SACRILiEGIO che ruotava attorno al tema degli ex voto. È stata la prima che ho creato per una mostra specifica e se potessi la ricomprerei.

A ispirarti, influenzarti, illuminarti ci sono letture particolari?

Leggere è sempre una fonte di ispirazione per me, mi piacciono molto i romanzi latinoamericani, mi affascina il loro realismo magico, è probabile che il loro fascino riesca ad influenzarmi nella creazione delle mie opere.

Scegli tre delle tue opere per raccontarmi la tua ricerca.

Tutti giù per terra, 2022.
Due gambe lunghissime cascano da un cielo carico di nuvole, sono un monito sull’uso smodato dei social, suggeriscono di scendere dal cloud e tornare ad abitare la terra, per ritrovarsi nuovamente nel mondo reale e non in piazze virtuali, confinati dietro ad un monitor.

L’altra metà, 2019.
Rappresenta una fanciulla con il corpo diviso in due parti e collocato all’interno di due cubi immaginari. Nel primo le gambe sono adagiate in posizione di riposo e simboleggiano la realtà quotidiana, mentre nel secondo il busto è adagiato su un verde prato e la mano stringe il filo di una sorta di aquilone. L’opera è stata concepita in pieno lockdown.

Chi annaffia il mio giardino se non il cielo, 2021.
Questo lavoro fa parte di un nuovo ciclo di opere ancore in divenire; si tratta di una serie di vasi con fioriture irreali. Li ho chiamati I miei giardini, in quanto sono contenitori di emozioni, paure, sensazioni o reali accadimenti. Tra tutti, un vaso nero ha un fiore con sembianze umane, questo fiore viene bagnato da gocce di pioggia nelle quali sono inserite le parole utili a far fiorire di una relazione.

Jeff Koons o Maurizio Cattellan?

Jeff Koons.

Un o una artista che avresti voluto essere tu?

Ce ne sono molti, sono facile agli innamoramenti nel mondo artistico, difficile scegliere. Diciamo che per Mark Ryden ho un amore particolare.

Un artista con cui avresti voluto realizzare un progetto a quattro mani.

Sicuramente con l’artista Marion Peck che è anche moglie di Mark Ryden.

Quale credi sia il compito di una donna-artista oggi?

Il ruolo della donna nell’arte è diventato sempre più prominente, ma bisogna perseguire la propria indipendenza e ancora lottare contro eventuali pregiudizi.

Un critico d’arte o curatore con il quale avresti voluto o vorresti collaborare?

Philippe Daverio, ma per collaborare immagino sia tardi.

Il colore dell’audacia.

Giallo.

Antonio Canova o Alberto Giacometti?

Senza indugi Canova.

Avrei detto Giacometti! Tre aggettivi per definire il sistema dell’arte in Italia.

Complesso, stantio ed esterofilo.

La paura che sfidi ogni giorno.

Lo scorrere del tempo. Viviamo in un’epoca ossessionata dal tempo e dalla sua folle corsa, sembra che questo non basti mai, è sempre troppo poco, c’è sempre troppo da fare e tutto questo ci allontana sempre più da una dimensione in cui la vita possa essere assaporata con lentezza.

Work in progress o progetti per il futuro.

Attualmente si stanno muovendo un po’ di cose. Da circa un mese e fino al 21 settembre al Nhow Hotel Milano espongo una decina di tele all’interno della mostra Addiction. Nel frattempo, presso la Galleria Vik di Milano, con la supervisione di Alessandro Riva, partecipo alla collettiva Quell’oscuro oggetto del desiderio. La mostra sarà visionabile fino ai primi di settembre attraverso continui vernissage ed incontri con artisti. Sempre a Milano, nel periodo del Salone del Mobile, inauguro una personale presso il meraviglioso Shoow Room di Ciasmo di via Orti. Inoltre, in partenza ho una tela 150cm x 250cm, per una collettiva itinerante tutta al femminile intitolata Arte nel Vento che sarà a Potenza a partire dal 15 giugno; le stesse artiste della collettiva esporranno una loro opera rappresentativa presso la Galleria Idearte di Potenza. Poi sarò anche alla ormai collaudata rassegna d’arte contemporanea Le Fil Rouge, organizzata dall’artista Viviana Cazzato nella meravigliosa Presicce. E in ultimo, ma non in ordine di importanza, prendo parte, insieme ad una folta schiera di artisti, all’evento itinerante Lovertits, a cura di Beppe Treccia, che è andato già in scena a Milano e prossimamente toccherà nuove tappe.

Il tuo motto in una citazione che ti sta a cuore.

Una mia frase:

Le donne cambieranno il mondo.