Tutto è politica.

(Aristotele)

Parimenti la filosofia, colui che proclama la sua contrarietà alla politica, fa necessariamente politica. Spiacente per lui. Allora andiamo ad analizzare alcune frasi da Bar Sport che risuonano ad ogni mercato o assembramento perchè, ed è questa la verità, l'uomo è solo e necessita di relazione. La relazione tra pari avviene, quasi sempre, nella critica dei piani superiori. Di coloro che son stati scelti.

“Tanto non cambia nulla, tanto vale pensare a se stessi”

L'antipolitica passiva è di colui che non è mai stato coinvolto o mai s'è lasciato coinvolgere. Egli è stato sempre l'oggetto della politica mai il soggetto attivo: ha sempre vissuto ai margini della società e la sua vita è stata spesa solo nella ricerca della sua propria sopravvivenza. È l'antipolitica dell'incolto: rifiuta a priori il linguaggio politico che non capisce perché non gli appartiene e che disprezza come puro esercizio verbale. L'incolto preferisce il “come” (colui che grida, batte i pugni, scandisce, elenca) al “cosa” dice.

“Franza o Spagna, purché se magna”

Così ammoniva il Guicciardini più di 4 secoli fa. Egli fu ambasciatore della Repubblica di Firenze in Spagna. A salvaguardia della sua Repubblica era disposto ad ogni alleanza. Conosceva a fondo l'Italia dei comuni e delle piccole patrie e grandi gelosie. Il suo destino non poteva essere che arrendersi ad un Impero più ordinato, strutturato che al di là delle lotte comunali di piccolo cabotaggio riuscisse a dare un ordine al Bel Paese. La frase, da lì a poco, divenne di dominio comune. Sino ai nostri giorni.

“Fatti, non parole”

L'antipolitica attiva è di colui che contesta tutto ciò che riguarda le forme della politica condivisa, le strutture della democrazia: le accusa d'ideologismo, astrattezza, inutili procedure, fonti di lungaggini; a cui vuole contrapporre invece un fare, un'azione spiccia, pratica e fruttuosa. Colui che si professa antipolitico vuole convincere gli altri a rinunciare ad un esercizio politico di stampo tradizionale, quella dei vecchi schemi, per aggregarsi a lui che ha lo spirito e le capacità adatte al fare, che sa gestire la cosa pubblica. La realtà è che abbiamo bisogno di parole e, possibilmente, di parole buone e concilianti per stare assieme.

“Lasciamolo lavorare”

Napoleone III accusava “l'infausto sistema dei partiti” che per i loro privati interessi stavano mandando in rovina la Francia. In alternativa prometteva di assumersi su di sé tutto il lavoro che v'era da fare: “Abbiamo immensi territori incolti da dissodare, strade da aprire, porti da scavare, fiumi da rendere navigabili, canali da portare a termine, le nostre reti ferroviarie da completare”. Coraggio francesi, forza Francia, si sta aprendo per tutti un'era di pace, sicurezza e lavoro. E le folle plaudenti e osannanti condannavano i politici, che avrebbero preferito l'assunzione di responsabilità dal basso, di non “lasciarlo lavorare”. Con la battaglia di Sadowa, che vide l'antipolitico "cancelliere di ferro" principe Otto von Bismarck, annettersi l'Austria, i liberali cessarono di essere artefici di mediazione e dialettica e si arresero all'uomo forte.

“Son tutti uguali” e “son stufo di tutti”

Guglielmo Giannini, nel 1944, fondò un giornale denominato L'uomo qualunque. Scrisse nel suo primo editoriale “Noi non abbiamo bisogno che di essere amministrati: e quindi ci occorrono degli amministratori, non dei politici... (ci serve) un buon ragioniere: non occorrono né Bonomi, né Croce, né Selvaggi, né Nenni, né il pio Togliatti, né l'accorto De Gasperi... (ci occorre) un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada al 31 dicembre e che non sia rieleggibile per nessuna ragione”. Il movimento antipolitico del "Fronte dell'Uomo Qualunque” ebbe vita breve: la stessa necessità di schierarsi politicamente per realizzare il suo programma contraddiceva la sua confusa impostazione ideologica e ne determinò la sua stessa fine.

“L'è tuta na banda”

Una tipologia dell'antipolitica è quella limitata alla critica della forma di governo parlamentare, che proviene da nostalgici dell'assolutismo monarchico o di forme di governo aristocratico ma che si realizza, oggi, con il dimezzamento della rappresentanza. Non una sola camera con riforma dell'iter di approvazione di ogni legge ma dimezzamento del numero di deputati e senatori mantenendo l'iter barocco di approvazione di una legge. L'omologazione “l'è tuta na banda” condanna e non discerne. Impensabile ribattere che vi sono parlamentari che studiano, si documentano, stringono accordi (e non inciuci) perchè v'è, a riguardo, un muro di gomma.

“L'è tuta na botega”

Le ultime Quirinarie sono state decretate dai più come la tomba della politica per l'incapacità dei leader politici di trovare un accordo per il Colle. Nel giro di una settimana abbiamo visto diverse maggioranze formarsi nottetempo e sciogliersi il mattino seguente. In verità, per un attento osservatore, ciò che è apparsa “inerzia” della minoranza in parlamento s'è trasformata in forza con la rielezione del capo dello Stato. Sono stati messi da parte gli scambi merceologici (Quirinale pro Senato) per un “bene comune” che sembra persistere. Nonostante l'antipolitica imperante.