Negli ultimi anni, il Pakistan è diventato un epicentro di instabilità, dove operano molteplici gruppi terroristici, tra cui lo Stato Islamico della Provincia del Khorasan (ISKP) e le milizie separatiste di etnia bella. Tuttavia, nessuno di questi gruppi si sta dimostrando tanto letale quanto il Tehrik-i-Taliban Pakistan (TTP), noto anche come Movimento Talebano del Pakistan. Secondo il Global Terrorism Index 2024, il Pakistan sta attraversando la peggiore crisi di sicurezza degli ultimi dieci anni. Gli attacchi terroristici sono più che raddoppiati, passando da 517 a 1.099 in un solo anno, con un aumento del 45% nel numero delle vittime. Le province più colpite sono il Belucistan, a sud-ovest, e il Khyber Pakhtunkhwa, a nord-ovest, insieme ai distretti lungo il confine con l'Afghanistan.
A confermare questa drammatica tendenza, i dati del Center for Research and Security Studies (CRSS), un think tank locale, rilevano che nel 2024 il numero delle vittime legate alla violenza è aumentato del 66%, con 1.166 episodi documentati tra attacchi armati e operazioni antiterrorismo. La situazione ha reso il Pakistan la seconda nazione più colpita dal terrorismo a livello globale, subito dopo il Burkina Faso.
Una strategia di conquista e consolidamento
Il TTP ha registrato un incremento del 90% nel numero delle vittime causate dalle sue operazioni, posizionandosi come la terza organizzazione terroristica più letale al mondo, dopo lo Stato Islamico e la Jama'at Nusrat al-Islam wa-l-Muslimin (JNIM), attiva nel Sahel. Questa espansione è attribuita non solo all'aumento degli attacchi armati, che rimangono il principale modus operandi del gruppo, ma anche a un perfezionamento delle tecniche operative. Nel 2024, l'uso di ordigni esplosivi è cresciuto del 300%, un segnale chiaro del supporto tecnico e logistico ricevuto da Talebani afghani. Dopo il ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan nell'agosto 2021, i Talebani hanno avuto accesso a un vasto arsenale militare del valore di 7 miliardi di dollari, una risorsa che ha contribuito a rafforzare anche le capacità operative del TTP.
L'obiettivo del TTP è chiaro: replicare il modello dei Talebani afghani, consolidando il controllo su porzioni sempre più vaste di territorio pakistano. Per raggiungere questo scopo, il gruppo ha concentrato i suoi attacchi contro le istituzioni statali, in particolare contro le forze dell'ordine. Nel 2024, oltre il 51% degli attentati del TTP ha avuto come bersaglio la polizia pakistana, causando il numero più alto di vittime tra le forze di sicurezza degli ultimi dieci anni.
Le radici del movimento
Il Tehrik-i-Taliban Pakistan ha radici profonde che risalgono all'invasione sovietica dell'Afghanistan nel 1979. Durante quel conflitto, diverse fazioni di mujaheddin si uniscono per combattere contro l'occupazione sovietica. Tuttavia, il terreno fertile per la nascita di movimenti islamisti estremisti era già stato preparato dalle madrase deobandi, originarie dell'India, e poi diffuso anche in Pakistan. Dopo il ritiro sovietico nel 1989, l'Afghanistan sprofondò in una guerra civile tra fazioni rivali. Fu in questo contesto che i Talebani, guidati dal mullah Muhammad Omar, emersero come forza dominante, conquistando Kabul nel 1996.
Con l'inizio dell'intervento militare statunitense in Afghanistan nel 2001, molti combattenti trovarono rifugio nelle regioni tribali del Pakistan (allora note come Aree Tribali di Amministrazione Federale, o FATA). Contrari all'alleanza tra Islamabad e gli Stati Uniti, tredici gruppi jihadisti si unirono nel 2007 sotto la guida di Baitullah Mehsud, dando vita al TTP. L'obiettivo dichiarato era opporsi allo Stato pakistano e imporre la shari'a.
Evoluzione e obiettivi
Da allora, il TTP ha attraversato diverse fasi di crescita e declino. Nel 2014, un attacco devastante contro una scuola a Peshawar, che causò la morte di 140 bambini, spinse il governo pakistano a lanciare una serie di operazioni militari e un piano nazionale per combattere il terrorismo. Nonostante questi sforzi, il TTP ha trovato nuove occasioni di espansione sotto la leadership di Noor Wali Mehsud. A partire dal 2022, diverse fazioni si sono fuse con il movimento, che ha sviluppato una struttura sempre più articolata. Secondo le Nazioni Unite, il TTP ha istituito campi di addestramento in Afghanistan, approfittando del supporto delle autorità talebane di Kabul e di Al-Qaida.
Oggi il TTP non è solo un movimento insurrezionale, ma una vera e propria organizzazione proto-statale. Il gruppo ha creato un'amministrazione interna con diversi ministeri e rivendica il controllo su 37 “province ombra”, spesso frammentando territori più ampi in regioni più piccole per facilitare il controllo.
L'impatto locale e regionale
Nelle ex FATA e nel Belucistan, il TTP gode di una crescente legittimità rispetto al governo centrale di Islamabad. La perdurante crisi economica, unita alla disoccupazione giovanile, ha facilitato il reclutamento. Sebbene le Nazioni Unite stimino che il gruppo abbia circa 6.500 combattenti attivi, fonti locali ritengono che il numero reale possa essere tre volte superiore.
Una sfida complessa per il governo pakistano
Il governo pakistano si trova ad affrontare una sfida senza precedenti. I tentativi di negoziati, come quelli mediati dai Talebani afghani nel 2021, non hanno portato ai risultati sperati. Al contrario, il rilascio di prigionieri nell'ambito di una cessazione del fuoco ha rafforzato il movimento. Recentemente, il governo di Shehbaz Sharif ha tentato di aumentare la pressione sui Talebani afghani rimpatriando oltre 800.000 rifugiati e costruendo barriere lungo il confine. Tuttavia, i risultati di queste iniziative sono stati limitati. Nel febbraio 2025, Islamabad ha lanciato una Politica Nazionale di Prevenzione dell'Estremismo Violento, combinando sensibilizzazione e operazioni militari. Tuttavia, restano molte incognite sull'efficacia di questo approccio.
Scenari futuri
Secondo il Global Terrorism Index, il Pakistan ha tre opzioni per affrontare la minaccia del TTP: intensificare gli attacchi contro il gruppo, riprendere i negoziati, o cercare una cooperazione regionale sfruttando la rivalità tra il TTP e lo Stato Islamico. Per ora, le forze di sicurezza sembrano intenzionate a intensificare le offensive, mentre la diplomazia esplora compromessi politici.