Nel mondo le armi uccidono quanto e più dei virus ma fanno meno rumore. Se ne parla poco e male ma in tutto il globo si stima che mille persone al giorno muoiano a causa di conflitti a fuoco con armi leggere. I dati raccolti dalla Rete Italiana per il Disarmo, con la collaborazione di IANSA, una rete internazionale contro la violenza delle armi composta da ottocento organizzazioni, parlano di una vera e propria crisi globale. Nessun Paese mondiale è escluso.

Le armi arrivano nelle mani di tutti i cittadini, senza distinzioni e in maniera più o meno agevole. Secondo il report, il 74% delle armi mondiali sono in mano privata, comprese quelle persone che lavorano come guardie di sicurezza. Questo vuol dire che i privati hanno in mano armi in quantità tre volte maggiore rispetto a personale autorizzato, come polizia e forze di sicurezza in strada. Le armi prese in considerazione sono le cosiddette “armi leggere”, ovvero quelle che si possono trasportare a mano e senza particolari accorgimenti, come pistole o fucili.

Le conseguenze, ovviamente, sono varie e diverse. Oltre alle morti civili, le armi leggere in strada provocano suicidi, violenze domestiche, alti tassi di criminalità urbana e, nei contesti in cui ci sono conflitti nazionali, aumentano il rischio di non arrivare mai ad una pace reale. Secondo l'Ufficio Droga e Crimine dell'Unione Europea, il Paese con il più alto tasso di omicidi con armi leggere è la Colombia, seguita da Honduras ed El Salvador.

In questi Paesi spesso i Governi nazionali sono costretti ad intraprendere vere e proprie guerre contro le gang criminali che sono armate pesantemente, come ad esempio di recente El Salvador. All'interno di questa speciale e sanguinosa classifica, gli Stati Uniti sono al diciassettesimo posto, mentre il primo Paese europeo ad essere citato è l'Albania al quindicesimo posto (l'Italia è ventunesima). Nel report, tuttavia, è anche sottolineato come siano ben tremila i feriti al giorno per armi leggere da fuoco. Un'epidemia più forte dell'aviaria ma meno “rumorosa”.

Un mercato che frutta milioni di dollari e che si sviluppa in ogni angolo del mondo. Lo sviluppo è stato dato certamente dalla fine dell'Unione Sovietica, il cui esercito smantellato ha praticamente inondato il mondo di armi di ogni tipo da vendere e smerciare eludendo anche regolamenti e disposizioni sovranazionali, tra cui gli embarghi.

Per IANSA sono tre le direttrici da seguire per combattere l'uso pervasivo di armi nel mondo:

  • aumentare le responsabilità degli Stati nella gestione delle armi (magari aumentando la difficoltà per ricevere le licenze);

  • regolamentare rigidamente il commercio (vietando ad esempio le transazioni private);

  • ridurre il numero delle armi (distruggendo soprattutto quelle in eccesso).

La rete di IANSA lavora da anni per smussare la curva della diffusione delle armi e, ad esempio, nelle Filippine ha spinto la lotta così tanto da riuscire a far vietare l'uso delle armi in luoghi pubblici durante le elezioni. Ma per parlare realmente di morti a causa delle armi il discorso dovrebbe allargarsi anche a quelle da taglio, le cosiddette “armi bianche”.

Il quadro diventa ancora più preoccupante. I dati a livello mondiale sono molto più difficili da trovare rispetto a quelli delle armi da fuoco ma alcuni casi hanno indirizzato l'analisi. Parliamo, ad esempio, degli USA, Paese in cui l'FBI ha accertato che le armi da taglio siano la seconda tipologia di arma più usata per gli omicidi (nel 2018 le uccisioni fatte con armi bianche risultarono essere maggiori rispetto a quelle da fuoco). In Inghilterra e Galles, invece, i recenti dati hanno attestato una vera e propria emergenza (reati con uso di armi da taglio in aumento del 35% dal 2011).

Anche Germania, Francia e Portogallo hanno rilevato incrementi in tal senso (nel 2023 in Germania gli attacchi con coltello furono ottomilanovecentocinquantuno). L'ultimo caso eclatante in ordine di tempo è avvenuto in Austria, a Villach. Un siriano di ventitré anni ha accoltellato cinque passanti in strada, uccidendo un bambino di quattordici anni e ferendo altre cinque persone. A fermare la furia dell'attentatore sarebbe stato un fattorino che, ancora alla guida del suo furgone, avrebbe investito il ventitreenne facendolo cadere.

In sintesi, dietro ad attentati, omicidi e ferimenti armati c'è una problematica molto più vasta e che riguarda tutto il mondo. Paesi che registrano meno tassi di omicidi e attentati non sono esenti da responsabilità.

L'Italia, ad esempio, registra dati molto meno “gravi” ma è tra gli esportatori più prolifici di armi: nel 2024 si conta abbia esportato armi per un valore di 6,5 miliardi di euro.

I recenti casi internazionali dell’attivista statunitense Charlie Kirk, ucciso da un cecchino durante un suo comizio pubblico, e Iryna Zaruska, rifugiata ucraina accoltellata in metro negli USA da un senzatetto, certificano una malattia mondiale che necessita di una cura immediata. Si uccide per poco, si uccide facilmente. La violenza verbale si trasforma in violenza fisica. La politica internazionale non può più girare lo sguardo.