¡Es ley! È legge!

La Colombia depenalizza l’aborto. L’importanza dei movimenti grass-root femministi. Dopo numerose battaglie e proteste, le donne colombiane ce l’hanno fatta; sono riuscite a raggiungere un grande obiettivo nel campo dei diritti delle donne. Lunedì 21 febbraio 2022 verrà ricordato come un giorno di grande importanza in quanto, in Colombia, è stata approvata la legge costituzionale a favore della depenalizzazione dell’aborto fino alla ventiquattresima settimana di gestazione.

Negli ultimi due anni già l’Argentina e il Messico avevano votato a favore della depenalizzazione dell’aborto e adesso, con la Colombia, sono ben tre tra gli stati più popolati dell’America Latina ad aver aperto le porte ad un più facile e sicuro accesso all’aborto. “Questo rende la Colombia un Paese all'avanguardia in America Latina” commenta Mariana Ardila, una avvocatessa colombiana che fa parte di Woman’s Link – un’organizzazione internazionale che difende i diritti delle donne e delle bambine – e della coalizione che ha portato uno dei due casi che sfidano la criminalizzazione dell'aborto. “Si tratta di avvenimento storico”. Con questa decisione costituzionale ogni donna avrà il diritto di ricevere appoggio professionale durante il processo di aborto senza la paura di essere perseguitata legalmente.

Riflettendo su questa tematica, ho realizzato che ciò che più mi emoziona in tutto ciò è il fatto che ad aver contribuito a tale avvenimento siano stati i numerosi movimenti grass-roots femministi all’interno del Paese. Infatti, dopo le proteste avvenute in Argentina negli ultimi anni, che si sono concluse con la depenalizzazione dell’aborto verso la fine del 2020, sono state numerose le persone che sono scese in piazza e hanno iniziato a protestare per far valere i propri diritti sull’aborto – dal Messico al Paraguay, passando per la Colombia e arrivando al Brasile.

È stato proprio il raggiungimento di un obiettivo tanto importante ad aver risvegliato la speranza negli altri Paesi sudamericani. Vedere che l’Argentina, un Paese dai valori fortemente cattolici, nel quale regnano ideologie prettamente patriarcali, sia riuscito in questo intento, ha motivato la stessa Colombia a voler agire per attuare un cambiamento. Fino ad ora, gli aborti erano legali solo in circostanze limitate, stabilite da una decisione della Corte Costituzionale del 2006: quando la salute della donna era a rischio, quando un feto aveva gravi problemi di salute o quando una gravidanza era il risultato di uno stupro. Chiunque avesse un aborto – o avesse aiutato una donna a ottenerlo – avrebbe potuto essere condannato dai 16 ai 54 mesi di prigione. Sono almeno 346 le persone che, dal 2006, sono state condannate per questo motivo. E nella maggior parte dei casi, le indagini svolte coinvolgevano bambine di appena 11 anni provenienti da zone rurali del Paese.

Tuttavia, dal 21 febbraio 2022 la situazione è cambiata. Le numerose proteste delle donne colombiane hanno dato i loro frutti. Per festeggiare, in tante sono scese in strada per far sentire la loro voce – ancora più forte di prima. Hanno sventolato numerosi fazzoletti verdi, ormai diventati simbolo del movimento sudamericano per i diritti all'aborto, e hanno cantato vittoria. Ma cosa ancora più importante, hanno dato speranza a tantissime altre donne che, ad oggi, ancora combattono per il raggiungimento di questo grande e importante obiettivo.