La Fondazione Bottari Lattes nasce con lo scopo di promuovere l’arte in Piemonte e con il preciso intento di far luce sulla poliedrica figura di Mario Lattes. Artista dalle mille sfaccettature: scrittore, pittore, editore ed animatore di eventi culturali, è stato personaggio di spicco della scena torinese del XX secolo.

La scelta di Monforte d’Alba (CN) è, oltremodo, suggestiva. Splendido borgo della “Provincia Granda”, si affaccia su paesaggi e colline di enorme fascino. La fondazione, che non ha scopo di lucro, ogni anno ospita le più svariate attività artistiche, teatrali, letterarie e musicali.

Tuttavia, chi è stato Mario Lattes e quando è stato importante per il Piemonte il suo sguardo rivoluzionario ed innovativo? Un uomo che "andava dritto per la sua strada, e nulla lo influenzava al di fuori della sua innata ironia che aveva punte crudeli certe volte, ma gli era irrinunciabile come l’aria che respirava", secondo le parole di Francesco Chicco. Parole che colgono appieno l’essenza dell’artista. Una visita alle sale della Fondazione a lui dedicata non fa che confermarle.

Lattes nasce a Torino nel 1923. Sfuggito alle leggi razziali, avrà modo di descrivere la sua esperienza nel primo romanzo autobiografico, Il borghese di ventura.

Dopo la maturità classica, inizia l’attività di pittore e subentra al nonno alla direzione della casa editrice. Laureato, inizia ad occuparsi della rivista Questioni ed alla diffusione in italiano di scrittori poco noti fino ad allora, quali: Erenbúrg, Faulkner e Blum. Sempre degli stessi anni, l’avvio della galleria d’arte di Via Confienza, che ospiterà, tra gli altri: Manessier, Singier, Prassinos, Winter.

Dopo la pubblicazione dei suoi tre romanzi La stanza dei giochi (Milano 1959), Il borghese di ventura (Torino 1975), L'incendio del Regio (Torino 1976), collabora a diverse riviste e dà alla propria casa editrice un’impronta scolastica, avviando la pubblicazione per insegnanti, intitolata Notizie Lattes, di cui l’attuale sito Internet è degno successore.

L’attività pittorica inizia negli anni ’50 sotto ad una marcata influenza impressionista, con una tendenza al nuovo che lo avvicina molto alle opere di Cézanne. Ma è degli anni ’60 la scoperta della forma stilistica a lui più vicina con tratti marcatamente espressionisti. Scelta peculiare in Italia che lo avvicina alle opere del Secessionismo europeo.

Il Mondo dedica a Mario Lattes un articolo che gli attribuisce “un livello che non si è abituati a riscontrare nella maggior parte delle esposizioni astrattiste con i loro formulari abborracciati e i loro titoli ambiziosissimi. Nelle composizioni di Mario Lattes non un solo centimetro del dipinto è abbandonato al caso, tutto rientra in un meccanismo di cui possiamo sempre ammirare le articolazioni perfette, anche se non afferriamo il significato”.

Benché l’astratto sia la chiave di lettura che più gli si confà, Mario Lattes è sempre stato un artista autonomo, lontano da qualsiasi movimento pittorico o letterario. Lo dimostra la recente pubblicazione delle Opere da parte di Olschki Editore, a cura di Giovanni Barberi Squarotti e Mariarosa Masoero, nel ventennale della morte.

Il magnifico cofanetto, in tre volumi, contiene scritti editi ed inediti, sei romanzi, oltre sessanta racconti, poesie, opere teatrali, articoli, recensioni, nonché la tesi di laurea.

Abbiamo avuto modo di approfondire la lunga ricerca che ha portato alla pubblicazione dell’opera, con Mariarosa Masoero, già professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Torino e direttore del Centro Interuniversitario ‘Guido Gozzano – Cesare Pavese’ dello stesso Ateneo.

Inizierei col chiederle come vi siete mossi dal punto di vista della ricerca del materiale, soprattutto per quanto riguarda gli inediti. Com’è stato svolto il lavoro di squadra di cui accennavate durante la conferenza di presentazione?

La realizzazione dei tre volumi, contenenti gli scritti editi e inediti di Mario Lattes, è stata resa possibile dalla consultazione e dall’utilizzo delle carte autografe conservate nell’archivio personale dello scrittore, custodito presso la Casa Editrice Lattes (Torino) e la Fondazione Bottari Lattes (Monforte d’Alba). La ricerca nell’officina dello scrittore, condotta con rigorosi criteri filologici, ha consentito di reperire materiali andati dispersi negli anni e molti inediti, a partire da un romanzo degli anni Sessanta, L’esaurimento nervoso, e dall’ultima stesura del romanzo Il Castello d’Acqua. Inoltre, alcune poesie e una decina di racconti, due testi teatrali, qualche saggio.

Il risultato è stato raggiunto grazie al lavoro di un’équipe formata da docenti e giovani studiosi, appassionati e preparati. In alcune riunioni iniziali si sono decisi i criteri da adottare per garantire risultati omogenei e accreditati; verifiche periodiche sono servite per affrontare e risolvere i problemi emersi in itinere, nonché per scoprire i travasi di materiale da un testo all’altro. Il tutto nel corso di circa quattro anni di lavoro.

Che idea pensate possa essere carpita dal lettore contemporaneo che si avvicina ad una figura artistica poliedrica come quella di Lattes, grazie ai vostri volumi?

I nostri volumi hanno preso in considerazione soprattutto il Lattes scrittore, proponendosi di collocarlo al posto che merita nella scena letteraria del secondo Novecento. L’idea-guida è stata quella della (ri)scoperta di un aspetto importante di questo personaggio, complesso ed eclettico, fortemente atipico e anticonformista. La sua attualità, direi quasi modernità, va ricercata nel non smettere mai di cercarsi e di raccontarsi, spesso con ironia, anche amara e surreale, e con il gusto dell’onirico e del nonsense.

Mario Lattes è da molti considerato un outsider. Convenite con questa definizione? Come pensate abbia approcciato letteratura e pittura? In modo diverso o seguendo, sempre, un personale filo logico?

In Mario Lattes, editore anomalo, scrittore, pittore, incisore, collezionista, animatore culturale, tutto si tiene. Ogni suo tratto di penna e di pennello sottende la faticosa ricerca esistenziale e creativa, lacerata e lacerante, di sé, della sua identità e del suo passato. La parola, al pari della pennellata, è un utile strumento in grado di tradurre e fissare il racconto di ciò che può essere recuperato e rivisitato solo attraverso la memoria, poiché irrimediabilmente superato dal fuggire del tempo. L’indissolubile legame tra scrittura e pittura è documentato nel tre volumi dall’ampia scelta di schizzi, disegni e opere pittoriche attinenti alle tematiche a lui care.

In tutte le manifestazioni dei suoi interessi e del suo ingegno Mario Lattes è andato controcorrente, rifiutando sempre scelte di comodo e/o di facciata.