Come un vasto mantello aperto, la
mappa di Waldseemüller ha rivelato
ai suoi spettatori un ordine mondiale
completamente nuovo…

(Veronica della Dora, 2021)

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È stato forse il primo a concepire e ad offrirci l’estensiva metafora a fondamento di uno dei miti cosmologici più permeanti del pensiero filosofico occidentale: è il pensatore presocratico Ferecide di Siro. L’immaginifica narrazione cosmico – mitologica elaborata dal filosofo in discorso, indica con una precisione quasi assoluta sia le modalità sia i valori sottesi all’azione di svelare/velare una realtà oggettiva, con l’apposizione di un mantello.

Questo gesto tanto semplice quanto oltremodo debordante per i suoi contenuti e per il suo portato, consente di certificare ad ogni livello (figurativo, materiale, simbolico, giuridico e quant’altro) l’acquisizione irrevocabile, immutabile, incontrovertibile di quanto svelato/velato. Ferecide nel suo racconto, narra che Zeus regala a Ctoniae1 per la loro unione nuziale uno splendido mantello sacro sul quale è ricamato tutto ciò che esiste nelle vastità terranee e marine.

Dal momento in cui Ctoniae sostituisce al suo velo originario questo esclusivo sacro manto cosmico – geografico, essa si trasforma in altro. Acquisisce istantaneamente un nuovo status e, soprattutto, un nuovo nome: da adesso in poi, per sempre, sarà battezzata Gea2. Fin qui il mito. Ora, è ben attestata la poderosa azione fondante, l’autorevole atto simbolico e giuridico posto in atto in grado di fissare irrevocabilmente in modo universale un nuovo inizio, un nuovo ordine cosmico.

Il passaggio è chiaro: dalla “semplice” azione compiuta con un gesto3, si giunge ad una tracciatura concreta, visibile quindi fisicamente, di cosa ha comportato giuridicamente quel gesto irreversibile. In questo modello mitologico in altri termini, Ferecide riporta come si è potuto originare in maniera graficamente indelebile, qui è con un ricamo su di un mantello, ossia su di un tessuto, un atlas, un documento notarile, legale: è la prima “mappa mundi”.

È nel momento in cui viene indossato che questo mantello cosmico ordinante conferisce con autorevolezza una nuova identità e nuove valenze giuridiche a chi lo indossa. Si deve ricordare che una stoffa è realizzata con una trama ed un ordito. Quest’intreccio quasi indissolubile genera, ed è anche qui chiaro, un reticolo che consente al suo interno una tracciabilità, per dir così, geo - metricamente (termine non casuale) misurabile. In sostanza nel racconto di Ferecide si ha, è di nuovo ben evidente, la trasposizione di complessi concetti tecnici, scientifici e giuridici, in questo caso è la tracciatura grafica della carta geografica che rivestendo tutta la Terra, ossia Gea, la rende legalmente identificabile, in un mito narrabile ed in quanto tale trasmissibile senza tuttavia poterne alterare o, peggio ancora, poterne perdere gli ingredienti più importanti da trasmettere.

Il significato del termine “mappa mundi” è propriamente “Tessuto del Mondo” e nient’altro. Il significato riportato da eminenti enciclopedie di “Carta geografica che rappresenta il globo terrestre” è totalmente errato e senza fondamento. Si suggerisce, pertanto, la dovuta correzione.

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Sembra scontato ma così non è. In effetti, la potente metafora pedagogica trasmessa da Ferecide sembra generare nella mentalità greca, ma certamente non solo in quella, un altrettanto potente visione, ossia che le qualità sacrali e le valenze cosmiche conferite al mantello, prerogative che si percepiscono nitidamente saturare l’esclusivo indumento, possano, riversandosi osmoticamente, pervadere inesorabilmente la persona che lo indossa.

Ecco allora che in ogni periodo storico le autorità quali imperatori, re, pontefici, classi sacerdotali fino ad arrivare ai nostri magistrati contemporanei, indossando il mantello, acquisiscono tutti un’aura sacra, quasi divina, d’incontestabile autorevolezza.

Il mito del sacro manto diviene però particolarmente significativo per l’immaginario dei savants del mondo antico, Eratostene e Strabone su tutti, che lo utilizzano per dare forma alla loro peculiare idea di spazio geografico. Per questi uomini di cultura l’ecumene allora conosciuto, ovvero l’area di terra abitabile di cui erano parte Asia, Europa e Libia, aveva volutamente un preciso profilo: combaciava perfettamente con la sagoma di una clamide, ossia il particolare mantello indossato dall’élite delle truppe di Alessandro Magno, incontenibile conquistatore del mondo antico.

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Questa pratica dedicatoria al grande re macedone ed alla clamide, è tanto radicata che ancora il monaco bizantino Massimo Planude nel XIII secolo4, in un suo panegirico composto per celebrare il geografo alessandrino Claudio Tolemeo5, ne certifica l’indiscussa autorevolezza utilizzando proprio l’unico modo in cui poteva farlo, ossia magnificandone l’opera con un atto d’agnizione culturale proprio mediante l’autorevolezza che il “mantello” conferisce già soltanto invocandone la presenza, quindi già a partire dal momento in cui lo si chiama in causa in qualche modo6. Non è casuale, quindi, che Planude attesti, sottoscriva e certifichi che osservando le mappe tracciate secondo la ratio tolemaica sembra di poter rivedere lo splendido mantello colorato che adornava le spalle della dea Athena7. Il binomio meditativo “carte geografiche/mantelli” sembra proprio funzionare.

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Le mappe di Massimo Planude ed i suoi scritti giungeranno intorno al 1397 grazie al diplomatico bizantino Manuele Crisolora a Firenze. Daranno il potente abbrivo agli studi della “Geografia” di Tolemeo. È bene sottolineare qui, che l’autorevole scritto tolemaico in discorso trova dapprima nuova linfa vitale curiosamente all’interno di un monastero, probabilmente Chora, e in parallelo proprio in un altro monastero, questa volta di certo Saint-Diè des Vosges, di cui si parlerà nel punto numero 6 di questo scritto, la “Geografia” troverà poi la sua massima espressione e compimento nella straordinaria mappa mundi redatta proprio in quel complesso monastico nel 1507. In questa prospettiva, la “Geografia”, comunque si voglia intendere il termine, si direbbe essere appannaggio ed eredità delle religioni congiunte cattolica ed ortodossa. Il messaggio metaforico trasmesso dal “mantello geografico” è talmente pervasivo, influente e apprezzato che ancora nel secolo XVI, in un dialogo del fiorentino Antonio Manetti, così si può leggere: “Et così è necessario intendere un poco di astrologia almeno havere visto la sphera. Et di cosmographia, el mantellino di Tolomeo et la charta da navichare, perché l’una aiuta l’altra8.

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Tra i vari eruditi che si accosteranno allo studio delle “geografie a mantellino”, troviamo anche Giorgio Antonio Vespucci che vedrà partecipare alle sue esclusive e ricercate lezioni il ben più famoso nipote, allora ancora fanciullo, Americo Vespucci compagno di banco di quel Renato che in futuro ricoprirà la carica di duca di Lotharingia, ossia Renato II d’Angiò. Giorgio Antonio e Americo si possono ritrovare sotto il mantello blu della Madonna della Misericordia, voluta dal nobile casato fiorentino dei Vespucci per attestare senza equivoci la loro profonda devozione verso la Vergine.

Il dipinto in discorso, realizzato dal Ghirlandaio, è all’interno della cappella di famiglia del celebre navigatore ubicata nell’allora “Abbazia” dedicata a Maria Vergine, oggi d’Ognissanti. È particolarmente indicativo che proprio nel tempio mariano d’Ognissanti si trovino anche le spoglie mortali di Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, conosciuto con il nome d’arte di Sandro Botticelli.

Tra le straordinarie opere prodotte da questo gigante indiscusso, ancorché quasi dimenticato, dell’arte italiana, ricordiamo qui un famosissimo quadro in particolare. È titolato in maniera clamorosamente sbagliata come “Nascita di Venere”. La spettacolare figura femminile raffigurata è nuda perché, è evidente, è ancora nella condizione primigenia di Ctoniae. È trasportata su di un’imponente e preziosa conchiglia mariana sospinta dai due pneumi abbracciati del Sud e dell’Ovest, che secondo proprio le indicazioni di Tolemeo sono all’origine del vento Libeccio9. La direzione è verso una costa, per qualcuno la Toscana, dove ad accoglierla, il Botticelli dipinge specificamente un manto purpureo tempestato di fiori. È qui evidente ed indiscutibile il chiaro riferimento al mantello di Gea che, pronto ad accogliere la delicata figura femminea sotto di esso, dovrà certificarne giuridicamente oltre al battesimo anche il sacro svelamento/velamento avvenuto10.

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In più che solida continuità storica, ideologica e giuridica questo enigmatico battesimo con relativo svelamento/velamento, fissato su tela in modo tanto meraviglioso negli anni a cavallo dei secoli XV e XVI dal “sofistico” Botticelli, sarà definitivamente chiarito nella Quarta Domenica post Pasqua del 25 Aprile 1507. Si tratta di un’azione tanto potente quanto coraggiosa. È abilmente concertata e risolutamente portata a termine dal “… Papato, dagli Stati Teutonici e Italici che si trovano tutti nel Regno dei Romani, sotto la corona elettiva dei Cesari Augusti di stirpe germanica, corona ora in testa a Massimiliano I degli Asburgo d’Austria insieme alle reali corone di Castiglia e Lusitania …”11. La straordinaria e potente cordata avrà il compito di permettere a Martin Waldseemüller, Matthias Ringmann e Americo Vespucci all’interno della Gran Prepositura di Saint-Diè des Vosges, (Lotharingia) direttamente all’ubbidienza del Papa Giulio II della Rovere, di realizzare l’opera cosmografica a stampa più sostanziosa e rivoluzionaria di sempre: la Cosmographiae Introductio12.

All’interno di questo documento unico, è sancita giuridicamente l’agnizione sacra di riconoscimento di un nuovo quarto continente, identificato ufficialmente pochi anni prima. Il Nuovo Mondo scoperto sarà qui battezzato “a partire” dal nome di colui che l’aveva effettivamente disvelato per la prima volta, ossia Americo Vespucci. Il sacro nome fissato per il battesimo del 25 Aprile 1507, sarà per sempre A.M.E.R.I.C.A., denominazione a lungo ricercata e a lungo meditata, qui abilmente codificata mediante l’estensiva formula linguistica dell’acronimo dedicatorio a Maria madre di Misericordia.

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L’efficacia imperitura dell’operazione di agnizione giuridico - geografica più colossale e vasta di qualsiasi altra avvenuta in precedenza, ossia lo svelamento/velamento del Nuovo Mondo riletto nei termini che si sono riportati al punto precedente non sembrerebbe rientrare nei parametri fin qui stabiliti per sacralizzare un evento epocale. A mancare ancora in sostanza è il fondamento del tutto, ossia manca un “mantello”. Non è così. Anzi. La poderosa metafora del Sacro Manto Geografico come fissata da Ferecide, traspare ed emerge in maniera distinta e potentissima semplicemente soffermando l’attenzione sulla cornice che contiene in toto la più grande e celebre mappa mundi di ogni tempo, la “Universalis Cosmographia Secundum Ptholomei Traditionem et Americi Vesputii Aliorumque Lustrationes”.

È in sostanza la mappa mundi realizzata da Martin Waldseemüller attraverso i torchi dell’officina libraria del Gran Priorato di Saint-Diè, per essere allegata alla Cosmographiae Introductio, probabile dono per l’imperatore Massimiliano I ospite a pochi chilometri da Saint-Diè, tra i giorni del 25 e 27 Aprile del 1507, presso il castello di caccia di Enterbürg del conte Wolfang von Fürstemberg13. Come ormai acclarato dai nostri studi la celebre mappa mundi di Saint-Diè del 1507 riprende precisamente i profili del panneggio del sacro manto vestito dalla Madonna della Misericordia commissionata dai Vespucci al Ghirlandaio, ancora oggi ammirabile in Ognissanti a Firenze.

È un manto tra i più sacri proprio per i suoi connotati esclusivamente mariani quello scelto dai canonici di Saint-Diè in Lotharingia per contenere ed esibire il nuovo, sconvolgente ordine mondiale. È però anche il manto disegnato per i Vespucci. È quindi inevitabile e corretto pensare che la devozione di Americo e della sua potente famiglia per Maria sia più che solida. È quindi inevitabile, corretto e logico pensare che sotto la protezione del Sacro Manto Mariano quasi a certificazione, oltreché giuridica, anche sovrannaturale, sia avvenuto il disvelamento dei disvelamenti, ossia la scoperta del Nuovo Mondo.

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Questo manto attesta anche un altro fatto. Certifica l’autorevolezza irreversibile della scoperta di Americo che si può così lecitamente raccordare all’antica tradizione tolemaica poiché ne assimila in toto le leggi ordinatrici cosmiche, che sono le linee guida, la trama e l’ordito di un tessuto, di un atlas cosmico, cui l’intero mondo occidentale in quel particolare periodo storico si assoggetta e in qualche modo si affida totalmente. Sopra all’elegante profilo policircolare della mappa mundi, da noi scriventi definito “pallioforme”, si osservano non già figure sacre, divine come si era soliti vedere nelle antiche mappae mundi.

Qui a fare bella mostra di sé, immersi in nuvole celestiali, si trovano i mezzi busti a sinistra di Claudio Tolemeo e a destra di Americo Vespucci. Il manto appone l’indiscutibile sigillo giuridico di “autorità” per entrambi i soggetti. Il volto di Vespucci qui ritratto come appurato dalle nostre ricerche, è perfettamente compatibile e sovrapponibile per le caratteristiche fisiognomiche riportate, a quello del volto più giovane di Americo raffigurato sotto il manto misericordioso della Madonna che campeggia tra le nuvole di un cielo paradisiaco, come dipinta dal Ghirlandaio. Nella mappa mundi vosgense dunque la presenza della partecipazione divina all’evento che ha cambiato la fisionomia del Mondo, è segnalata proprio dal profilo pallioforme mariano immerso tra le nuvole, indice della bontà misericordiosa dell’azione esploratrice e divulgatrice portata avanti da Americo Vespucci a dispetto di quella, si lascia intendere, meno nobile e ancor meno autorevole del genovese Colombo che qui non viene neppure considerato.

Questa narrazione verrà ancor più chiaramente attestata nella rappresentazione nota come Americae Retectio realizzata dall’incisore fiammingo Johannes Stradanus, operante presso la corte medicea a Firenze, alla fine del secolo XVI. Nella rappresentazione in discorso, a testimonianza di una straordinaria continuità concettuale, si può notare che solo Vespucci, patrono di una Flora/Fiorenza d’indiscutibile botticelliana ascendenza, riesce a smuovere il manto, riesce a sollevare il lembo di un atlas che ancora vela i profili del Nuovo Mondo tracciato su di un globo terracqueo, che in continuità inesorabile e logica è innestato, a guisa di perla, in una defilata ma ben presente conchiglia pecten mariana, anch’essa di evidente origine botticelliana.

La conchiglia in oggetto è a sua volta sorretta, in un lucido gioco sincretico dagli inconfondibili sapori neoplatonici, dalla figura totalmente pagana, di Oceano. Non è quindi Colombo, patrono di un Giano totalmente impotente di fronte alla realtà storica che si para a lui d’innanzi, a essere protagonista della vicenda restando anche qui figura piuttosto marginale. Il Sacro Manto Geografico, si può inferire senza grandi dubbi, non si schiera dalla parte di nessuno, ma è asetticamente deputato a certificare irreversibilmente l’autorevolezza della causa e dell’effetto di chi o cosa aderisce e si connette alla sacra tradizione di cui è indicatore. È una memoria che da sempre è parte imprescindibile di quei sottili ingranaggi costituenti il supremo motore cosmico regolatore dell’evidente ordine universale che tutto sembra reggere, cui le antiche società umane organizzate hanno sempre volto lo sguardo affidando la gestione delle loro vite.

In questa cornice, un elemento può portarci a considerare che chi ha coniato la locuzione A.M.E.R.I.C.A., molto probabilmente il canonico Matthias Ringmann, fine “scolastico” tra i più richiesti nel mondo universitario alemanno, sia stato spinto da una motivazione speciale. Abituato a giocare con le parole e chiamato a realizzare proprio per la sua bravura complicati acrostici, Ringmann è probabile abbia nascosto una dedicazione sacra, mariana nella fattispecie, all’interno del termine A.M.E.R.I.C.A.

Solida traccia di questa nostra ipotesi si trova in un documento poco considerato, forse perché poco noto. Si tratta dell’atto di fede, l’Auto da Fè, pronunciato dal presbitero Fernando de Montesiños nel 1639 a Lima davanti al Tribunale del Santo Uffizio nella persona dell’avvocato dottor Don Juan Saenz de Manozca. È quindi atto notarile più che attendibile. In questo documento si può leggere che la vergine Maria è Patrona di questi regni, tuttavia il nome Hamerica, che tante radici ha nel nome di Vespucci, rimane invece misterioso perché lo si può leggere anche come un anagramma di Maria, ovvero: Hec Maria14. Nel 1639, dunque, il potente messaggio mariano individuato dagli scriventi osservando il profilo proiettivo che fa da contenitore sacro al contenuto pragmatico ancorato alla tradizione classica di Tolemeo, è ancora accolto e soprattutto capito. A questo proposito gli scriventi hanno ricostruito per il nome A.M.E.R.I.C.A. anche l’interpretazione semantica. È il risultato di un acronimo forse elaborato a Saint-Diè, si è già accennato, dal solo Matthias Ringmann, savant estremamente versato in tali complesse tecniche scrittorie intellettuali. La nostra soluzione, estremamente coerente con tutto ciò che sin qui è stato scritto, è questa: Ave Maria Eden Regina Ianua Caeli Ave15. Qualcosa è dunque passato nonostante i feroci quanto indebiti attacchi inferti alla metafora del “Sacro Manto”, pertanto anche feroci quanto indebiti attacchi inferti all’ordine cosmico stesso, che partiranno da personaggi come Michele Serveto, Martin Lutero e continuati fino a Voltaire e andati anche oltre16.

È un esempio paradigmatico, comunque, l’imponente operazione cosmica portata avanti da tutte le forze del Vecchio Mondo dispiegate per stabilire in un momento preciso della nostra Storia, ossia nella quarta Domenica post Pasqua del 25 Aprile, San Marco, del 1507, attraverso un atto giuridico sacro irreversibile e incontrovertibile, ossia l’acquisizione, più propriamente l’“agnizione”, di una nuova distesa geografica da millenni velata agli occhi del Vecchio Mondo. Quest’atto giuridico ha lo scopo, oltre che giustificare e attestare il disvelamento del Nuovo Mondo, di ancorare indissolubilmente questo evento epocale alla primordiale tradizione rappresentata proprio dal “Sacro Manto Geografico”, che da sempre si direbbe muovere gli ingranaggi dell’ordine cosmico.

Ora forse si può capire meglio il messaggio innestato dal “sofistico” Botticelli nel suo dipinto. Quella meravigliosa bionda creatura sospinta da Libeccio su di una conchiglia pecten, simbolo mariano a tutti gli effetti, è nuda perché rappresenta una terra primigenia vergine, Ctoniae. È Ctoniae pronta a indossare l’arcaico mantello cosmico ferecideo, ma è anche la Nuova Terra perfettamente attualizzata nei suoi connotati mariani se calata nel XV secolo. È pronta ad essere coperta, ordinata e disvelata al momento opportuno: questo avverrà Domenica 25 Aprile 1507. “Della misericordia di Dio è piena la terra” è, del resto, l’epigrafe che ritroviamo incisa ai piedi di Maria Misericordiosa dal protettivo manto aperto sul nobile gruppo familiare dei Vespucci, dipinta con sapienza dal Ghirlandaio. L’antico, potentissimo messaggio è ben chiaro: “tutta” la Terra è sotto il “Sacro Manto Cosmico” protettivo e lì deve restare.

Oggi l’equilibrio cosmico forse è stato ristabilito dopo secoli di oblio. Oggi è il 25 aprile 2021. Oggi forse non è ancora tutto perduto. Crediamoci.

Note

1 Ctoniae è la “Terra” ma ancora velata in una primigenia condizione di ammasso oscuro e indecifrabile.
2 Claudio Piani, Diego Baratono, L’origine del sacro manto geografico, in L’universo, n°2, marzo-aprile, Firenze, 2010.
3 L’atto di coprire con il sacro mantello.
4 Massimo Planude è il geografo che compilerà i primi diagrammi geografici su pergamena utilizzando le coordinate tolemaiche.
5 Si tratta della “Preghiera a Tolemeo” e degli “Eroici Versi sul Geografo Tolemeo”.
6 È un’autorevolezza tangibile, conferita a prescindere dal contesto e dalle modalità con cui si utilizza il mantello.
7 Veronica della Dora, The Mantle of the Earth, The University of Chicago Press, 2021, Chicago. Ad oggi, tuttavia, non è noto se Planude avesse a disposizione de visu mappe tolemaiche colorate originali oppure no.
8 Diego Baratono, Claudio Piani, Speciale America, della misericordia di Dio è piena la Terra, L’agnizione del Nuovo Mondo, in L’universo, n°3 maggio-giugno, 2016, Firenze.
9 È ben chiaro quindi, come abbiamo dimostrato nei nostri studi, che il vento denominato Zefiro dalla critica comune, in questo dipinto non trova alcun tipo di riscontro, Claudio Piani, Diego Baratono, Botticelli, un nuovo approccio, Jubilate Deo, omnis terra alleluia, ovvero il Battesimo del Nuovo Mondo, Wall Street International Magazine, 26 marzo 2020.
10 Claudio Piani, Diego Baratono, op. cit., Wall Street International Magazine, 26 marzo 2020.
11 Si vedano al riguardo gli studi della Professoressa Patrizia Licini.
12 Si vedano al riguardo gli studi della Professoressa Patrizia Licini.
13 Patrizia Licini, Americo Vespucci in Giochi di specchi.
14 Traducibile letteralmente con: “questi mari”. Il significato non necessita di commenti nel contesto.
15 Diego Baratono, Claudio Piani L’universo, Speciale America, 2016, Firenze.