Siamo moderni, siamo tecnologici, siamo connessi. È vero, peccato che abbiamo perso le basi dell’umanità, i valori di base che tengono unite le persone e che collegano i popoli, da un capo all’altro della Terra.

È successo tutto gradualmente, quasi non ce ne siamo accorti. Ci siamo ritrovati a vagare, senza meta, verso una deriva preoccupante, fatta di parole dette con arroganza, di gesti sgarbati, di prevaricazioni.

Diciamo la verità, quante volte ci è capitato di sentire frasi di questo tipo:

Penso a me, se trovo posto mi siedo. Se ti urto passando… beh avevi solo da spostarti. Prima noi, poi gli altri se c’è ancora posto. Chi ha aiutato noi? Allora noi non dobbiamo aiutare gli altri. Voi donne avete voluto la parità? E allora adesso che cosa volete?

E così via, in un lungo, inafferrabile sproloquio fatto di toni acidi, di suoni che urtano, di spigolosità continue e mai risolte, di una cattiveria risentita di fondo.

In realtà, non è questo il nostro mondo. Noi, l’umanità tutta, non possiamo riconoscerci in questo modus vivendi, che può soltanto essere inteso come una deriva, una triste e pericolosa deriva nella quale siamo finiti.

Possiamo certo interrogarci sul perché siamo arrivati a una situazione tanto penosa, tanto densa e foriera di sofferenze e di patologie.

Possiamo interrogarci a lungo sulle cause, anche senza trovare risposte certe, dati e fatti che hanno determinato gli effetti che vediamo.

Tuttavia, a mio avviso, non è né utile né produttivo perdere altro tempo e, benché sia sempre importante capire le cause, fare collegamenti con altre epoche storiche, trovare ragioni prime, credo che al momento attuale la situazione sia talmente degenerata da richiedere un intervento che diremmo d’urgenza, che miri cioè a ristabilire un equilibrio minimo, in tempi sufficientemente rapidi.

È tempo che ci chiediamo non tanto che cosa sia avvenuto, ma piuttosto di che cosa ci sia bisogno e come si possa agire.

Ecco, quindi, di seguito un piano di intervento che guarda esclusivamente al futuro, che si concentra cioè sul domani e sull’agire.

Nel mondo oggi c’è bisogno di gentilezza.

Vedo la gentilezza come una qualità dei rapporti e delle azioni che sembra leggera e insignificante, che può apparire come inutile, ma che è una fondamentale spinta al cambiamento, una forza elettiva per far volgere il domani al bene e al bello.

Otteniamo le cose belle e positive, l’amore e la fortuna, attraverso una pratica sistematica della gentilezza, che si applica con 5 mosse, semplici perché naturali, incredibilmente umane:

  1. Un EQUILIBRIO interno di base: organico, posturale, psichico, energetico;
  2. Una capacità di sintonizzarsi con l’altro, attraverso la forza dell’EMPATIA che ci fa mettere nei panni dell’altro;
  3. L’AMORE, uno sguardo benevolo verso l’altro, che è sempre portatore di qualcosa di bene e di bello, che nasconde o manifesta cose che sono sempre e comunque dei preziosi segnali;
  4. Il RISPETTO verso di sé e verso gli altri, siano essi persone, animali, piante, oggetti… insomma il pianeta tutto, nel suo insieme;
  5. L’ASCOLTO dell’altro, di quello che succede, della natura, del mondo.