Non sono molto brava a parlare di me, ma se devo essere sincera, sento di essere una donna più riflessiva oggi, sebbene sia piena di sogni ed energia. Sento che ho una forte responsabilità sulle spalle perché non posso permettermi di tradire i miei sogni e chi mi dà fiducia. La gioia più grande è poter svolgere il mio lavoro in modo libero da vincoli. Sono una fotografa molto severa con me stessa, che si è sempre data una rigida disciplina per non perdere i suoi obiettivi. Di regola, scatto per me stessa senza chiedermi cosa vuole il pubblico, il curatore o il critico di turno: è una regola che mi sono imposta per portare avanti le mie idee senza timore di essere interpretata male o di deludere qualcuno. In fin dei conti, non c'è critico più severo di noi stessi!!

Ho un figlio meraviglioso, nato in Italia da padre italiano, che ho cresciuto con grande difficoltà e che rappresenta tutto nella mia vita. La mancanza di una vera famiglia, di un padre e di una madre, di radici, mi pesa e per colmare i miei vuoti utilizzo la fotografia in ambito terapeutico, base su cui porto avanti tutti i miei lavori.

Sto scrivendo un libro sulla psicologia nel ritratto che spero possa portare la mia storia in giro per il mondo e comunicare, alle persone in difficoltà, che ogni individuo ha dentro di sé una forza superiore, capace di ribaltare lo stato delle cose, proprio come ho fatto io.

Il mio sogno più grande è creare una fondazione a favore di bambine maltrattate assegnando borse di studio e opportunità lavorative per un futuro migliore. La mia testa è un vulcano in eruzione continua e mi ritrovo a fare mille progetti in contemporanea, tra i quali un ambizioso progetto di un collettivo di fotografi che si chiama Brera Photography, dove io e la mia socia Viola Cadice saremo curatrici. Il nostro intento è dare un significativo contributo al valore della fotografia, cosa che oggi nella grande confusione di idee si è perso. Un luogo soltanto per le persone che amano veramente la fotografia, e non per portare avanti il proprio ego. Sarà un progetto molto impegnativo ma io amo le sfide e ogni mio lavoro deve superare quello di prima.

La sua infanzia e la sua adolescenza sono state segnate da sofferenze e abusi: qual è stata la scintilla che le ha dato la forza di ribellarsi e affermarsi?

Ho capito, con il tempo, che la vita ci mette sempre davanti a delle difficoltà. Le vedo come delle prove, se sei forte e tenace, riesci a superarle e arrivi al tuo obiettivo. Ma l'obiettivo deve arrivare dal profondo del cuore e dello stomaco, devi crederci e volerlo con tutte le tue forze. Da ragazzina con i piedi sporchi e il viso segnato dalla fame in una favela a Saõ Paulo, le chances di divenire qualcosa di buono sono poche, ma io sono cocciuta, osservavo il cielo e immaginavo una vita costellata di bellezza e mondi da scoprire, erano immagini che inventavo con la fantasia. Una potente scintilla dentro di me, che ho fatto crescere sempre più forte, perché la chiave per cambiare quella vita in qualche modo sapevo che ero io.

Credevo nella mia forza e volevo ribaltare ciò che non mi stava bene. Avevo scritto nelle stelle che avrei viaggiato nel mondo e avrei raccontato la mia storia dimostrando che quando credi in te stesso, muovi persino le montagne, ed è così che tutto ciò che ho desiderato, si sta realizzando!!

Nella sua vita, prima come modella, poi come fotografa, ha incarnato e poi ritratto il corpo femminile: nel mondo dell'immagine, oggi, è più oggetto o soggetto?

L'armonia e la bellezza della donna può essere letta in varie forme. Lo status oggetto o soggetto dipende soltanto dallo sguardo di chi guarda una donna. C'è da dire però che in termini di marketing di un qualunque prodotto, il corpo femminile ha un'attrattiva superiore a qualunque altro soggetto e per questo viene abusato.

Potrei sfruttare la formula donne nude o seminude per avere più seguito ma tradirei la mia visione, il mio percorso, la mia storia. Ho vissuto una vita di abusi, dunque vittima io stessa del mio corpo, oggetto di violenza, questo è il motivo che mi ha portato a una fotografia più intima e riflessiva. I nudi del progetto On My Skin, per esempio, sono immagini di un corpo nudo, utilizzato come superficie dove ho riportato i miei pensieri a forma d'arte con delicatezza e rispetto verso la ragazza fotografata. Un progetto dove la gente vede tutt’altro che il nudo!

Quale differenza esiste tra l'immagine della donna vista dallo sguardo maschile e da quello femminile?

In prima battuta mi viene da dire che sta nella professionalità di chi fotografa. Senza voler essere polemica, credo sia difficile per un uomo guardare una donna in modo distaccato. Può essere sottile o violenta la differenza di sguardo da entrambi, ma da attenta osservatrice quale sono, trovo dettagli subliminali in un'immagine fatta da una donna o da un uomo, che mi porta a capire la natura di chi ha scattato.

Cosa scopre l'occhio di una donna attraverso l'obiettivo fotografico?

Credo che la fotografia sia un riassunto delle esperienze che uno ha avuto nella vita. L'occhio di una donna condensa, in generale, nell'obiettivo, la sua personalità e le sue esperienze, perciò lo sguardo femminile trasmette poesia e bellezza intensa ma delicata, essendo lei donatrice di vita, portatrice di armonia.

Ci può sintetizzare le finalità e le modalità della sua interpretazione della fotografia e quale, tra le sue opere, la rappresenta meglio?

Prima di tutto non scatto per dimostrare qualcosa ma per appagare la mia sete di sapere e la mia anima curiosa. L'arte fotografica per me è terapeutica, mi aiuta a superare momenti difficili. Traggo spunti da ogni momento della vita. Nella mia fotografia si ritrovano tutti i libri che ho letto, i viaggi che ho fatto e gli incontri con le persone… un condensato di capitoli di una storia in divenire ogni giorno.

Comunico a chi ha occhi attenti molti messaggi attraverso le mie immagini. In molti mi scrivono da varie parti del mondo dicendo che percepiscono un qualcosa di speciale guardando il mio lavoro, persino che li fa stare bene. Un vero fotografo dovrebbe essere scrupoloso perché quando scatta sta raccontando la sua storia e sta anche trasmettendo quella del suo soggetto, una responsabilità che non può essere presa alla leggera.

Riguardo al mio progetto preferito, penso che una madre farebbe fatica a dire quale è il suo figlio prediletto, ma se devo scegliere, scelgo il lavoro artistico che mi ha proiettato verso la mia libertà espressiva: Life Above All (da L'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters).

Come vede la situazione odierna del suo paese di origine?

Il Sudamerica in generale è sempre in bilico. Vivere in Brasile è una sfida quotidiana. L'attuale presidenza mi spaventa molto perché so che cosa vuol dire vivere in regime di terrore. Fino al 1985 c'era la dittatura in Brasile e io c'ero e ho vissuto e sentito storie terribili. La corruzione e la politica scelte maldestramente, stanno portando il paese verso stati d’animo non consueti al brasiliano, che è un popolo allegro e attaccato alla vita. La disperazione della gente, però, porta a fare scelte estreme, dimenticandosi che la libertà di pensiero e la cultura non si ottengono con armi alla mano e la violenza contro i diversi.

Che cosa l'ha spinta a lasciare il Brasile per l'Europa, l'Italia e Milano?

Sono venuta in Europa per imparare una nuova lingua. Volevo tornare in Brasile parlando perfettamente l'inglese per trovare un lavoro stabile per il mio futuro e così sono approdata a Londra, dove ho vissuto per un anno e mezzo. Non avevo previsto di restare in Europa, ma dopo una visita a un’amica in Italia, precisamente a Napoli, mi sono sentita come nel mio paese: gente allegra, paesaggi mozzafiato, cibo meraviglioso con in più cultura e tanta arte.

Milano e Saõ Paolo: due grande metropoli.

Milano è una città cosmopolita e piena di attività che mi ha conquistata facendola eleggere a mia città e che poi per qualche verso mi ricorda molto Saõ Paulo. La capitale economica del Brasile, con oltre 40 milioni di abitanti, è una città che non dorme mai; dentisti, palestre, ristoranti, librerie, supermercati sempre aperti, realtà che si sta verificando sempre più spesso anche a Milano. C’è da dire che negli ultimi dieci anni la città ambrosiana ha avuto un salto notevole nella qualità della vita rispetto a Saõ Paulo, sebbene due città molto simili in tante cose, Milano offre più soluzioni per vivere bene, per esempio, nella dimensione della città, nelle attività culturali, nella comunità, nei servizi. Senza dubbio, in confronto a Saõ Paolo, è molto più a adatta al cittadino nonostante l’essere cosmopolita.

Quanto l'ambiente sociale e culturale ambrosiano hanno contribuito alla sua formazione e affermazione?

Milano è piena di eventi e incontri culturali che permettono a chiunque di crescere facendosi conoscere frequentando i giusti ambienti. Tanto Saõ Paulo, quanto Milano sono città, che permettono a un fotografo di lanciarsi in ambito internazionale e di essere riconosciuto in modo più effettivo rispetto ad altre città in Italia o in Brasile. Devo a Milano il fatto di essere diventata la professionista che sono oggi nella fotografia. Quando decisi di fare la fotografa per professione, ho fatto un portfolio di ritratti e sono partita da Bologna, dove vivevo, per bussare alle porte della grande editoria ambrosiana. Ho subito iniziato a lavorare con un grande gruppo come RCS, in special modo con le riviste e il Corriere della Sera. Ho imparato a confrontarmi con persone di varie parti del mondo, ad avere uno stile di vita di alto livello e di vivere libera e rispettata.

Per dare un'immagine significativa di Milano, quali scatti farebbe?

Milano è stata ormai fotografata in ogni salsa ma, se proprio dovessi scattare a modo mio, la fotograferei al crepuscolo quando la città si bagna di luci multicolori che in certi momenti fanno sì che quasi dimentichi di essere a Milano, e appare una città gentile e accogliente come sa esserlo con chi ha voglia di crescere insieme a lei.