Sin da piccola Silvia Piconi sente il bisogno di esprimersi con il corpo, come se questo fosse l’unico mezzo per comunicare con il mondo circostante; non è un caso infatti che la sua infanzia sia stata caratterizzata da oltre quindici anni di ginnastica artistica e capoeira.

Crescendo Silvia sente però la necessità di dare una contestualità più profonda al suo essere, verso una consapevolezza meno simbolica e inizia lo studio di psicologia clinica seguita da vari master che le permette di raggiungere una mentalità intellettuale importante. Tuttavia questo passaggio drastico, da un’espressione totalmente corporea a uno status puramente mentale forse troppo accademico, la spinge a fare un passo indietro per ricomporre, in qualche maniera, quella frammentazione che si era venuta a creare nel proprio io.

La ricerca della sua unicità la porta in Slovenia dove si specializza presso la scuola internazionale di ipnosi, e il bisogno di tornare al “sentire” e non vivere soltanto di sovrastrutture, prende il sopravvento. L’unione di psicologia, ipnosi e corporeità attraverso progetti artistici, conduce Silvia oltre il visibile. Nel 2013 allarga il suo orizzonte professionale alla PNL3&ipnosi, strumenti usati sia in ambito clinico che artistico, che l’hanno portata a intraprendere un percorso personale di sperimentazione interiore con l’ausilio della performance attraverso le arti visive in stato di autoipnosi.

“In questo senso”, Silvia afferma, “il lavoro e la ricerca artistica avviene a un livello di attenzione fluttuante indotto da tecniche ipnotiche, dove si può raggiungere uno stato di profondo rilassamento, all’interno di una visione di Realtà Quantica, ovvero 'Energia'. Alleggerendo le tensioni mentali, possiamo avvicinarci al caos psico-emotivo interno in maniera più istintuale e inconsapevole. Ciò permette alla mente cosciente di avere un dialogo diretto e profondo con il livello mentale in ombra, l’inconscio, che viene estrapolato e proiettato all’esterno in maniera più chiara grazie all’atto manuale-corporeo del movimento, attraverso i segni-simboli”.

La linea entra a far parte del suo immaginario e decide quindi di iniziare a utilizzare il suo proprio corpo come massa autonoma e dinamica. Grazie alla fotografia vengono catturati momenti del movimento che poi verranno scelti e sintetizzati in vettori curvilinei di forza. Nasce quindi nel 2017, ambientato nel parco botanico La Serpara, il progetto Quantum Experience che raggruppa elementi della sua vita, dalla danza alla ginnastica artistica, dall’ipnosi al segno grafico. Il progetto Quantum Experience #1 ha preso il via con un intervento dell’artista su alcune delle sculture presenti in permanenza a La Serpara, il Giardino di Paul Wiedmer a Civitella d’Agliano (VT). Tutto si sviluppa dal connubio delle linee-forza del corpo in movimento, con quelle statiche delle sculture, all’interno di una realtà quantica.

Questi stati, diventati veri e propri ponti del fluire di energie, tensioni, visualizzazioni e movenze corporee, dal mondo interno caotico e indecifrato, sono stati proiettati a quello esterno. Così pensieri, immagini, colori, segni, simboli, diventano carichi di significato, preziosi messaggi guida sotto forma di “pacchetti energetici quantici”, da decodificare. Lo scopo finale è dare consapevolezza ai profondi meccanismi psicoemotivi che si scoprono in relazione al mondo esterno. L’amplificazione dei sensi e dei potenziali mentali danno vita e guidano gli atti manuali del creare, con lo scopo di “vedere il non visto”, sia delle nostre zone-ombra interne, che nel mondo che ci circonda in termini d’energia o realtà quantica. Un vero e proprio risveglio della coscienza e dei sensi dove l’estrapolazione finale del segno-simbolo, che emerge da ognuno dei lavori, rappresenta il tutto.

Questa dimensione piuttosto intima vissuta nel parco ha come evoluzione una seconda esperienza che stavolta vede Silvia interagire con un territorio più vasto e pubblico: la città. Terni, la sua città natale, luogo di siderurgia caratterizzata da diversi esempi scultorei che sono stati posizionati dal dopoguerra in poi durante la ricostruzione della città, devastata dai bombardamenti. Per Silvia Piconi il progetto Quantum Experience #2 parte appunto con l’intento di riqualificare e rivalutare il tessuto urbano, in particolare, focalizza l’attenzione sullo studio di alcune delle sculture allestite nel corso degli ultimi decenni a Terni.

La storia della città e della sua comunità è cresciuta e si è sviluppata attorno alla cultura dell’acciaio che oggi, da mezzo di evoluzione e sostentamento economico, resta il punto obbligato e irrinunciabile da cui ripartire per dare forma ed ipotesi ad un futuro che sarà inevitabilmente diverso. Va sottolineata la scelta degli spazi, sempre connotati da un valore specifico, ma anche il modo plastico in cui l’artista si fa scultura e si armonizza con l’opera prescelta, dando una consapevolezza al gesto aerobico, trovando una narrazione dentro il paesaggio, somatizzando su di sé la memoria dei luoghi.

“A Quantum Experience #2 è un contenitore progettuale itinerante, un arcipelago di idee che unisce le isole delle singole mostre”, come sostiene il curatore Gianluca Marziani, “l’ossigeno è la perfetta metafora per definire il modus operandi di Silvia Piconi. L’inspirazione riguarda l’ideazione, l’elaborazione e la costruzione dell’opera; l’espirazione riguarda, invece, l’inserimento dell’opera in un circuito espositivo, un’offerta di fruizione che rivela il pensiero, l’intimità e le emozioni al mondo esterno”. L’evento viene inaugurato a dicembre presso lo spazio industriale della Canalicchio Spa per poi raggiungere il Museo di Scheggino, Palazzo Collicola di Spoleto e concludere il suo percorso, il prossimo autunno, presso la Fondazione Carit di Terni.

L’artista si confronta con il passato storico della sua terra ed elabora, attraverso un processo emotivo e corporeo, il suo messaggio espressivo. La storia della città viene reinterpretata con segni grafici, simboli, performance corporee, realizzati in stati di profondo rilassamento a diretto contatto con le sculture: lo scopo è quello di rendere visibile l’invisibile in termini di realtà quantica energetica e di dare voce al reale. Il lavoro sperimentale e artistico che Silvia Piconi dedica alla ricostruzione e valorizzazione della fitta trama di memorie storiche e umane che hanno segnato la Terni dell’acciaio arriva a dialogare anche con alcune delle sculture presenti nel magico parco di De Felice a Torreorsina, poco distante. Un altro pezzo del patrimonio storico artistico e sociale lasciato alla comunità dai suoi uomini migliori che l’artista vuole contribuire a riportare a nuova e diversa luce. Il corpo si fa dunque medium per dare segno all'ambiente. All'artista fu consegnato il compito di farsi figura di confine tra stato di veglia e percezione onirica, tra materia e forza con una realtà prossima alla sorgente del senso. Curiosamente in questa dimensione individualissima ciò che emerge è l'universale.

Tutte queste esperienze e ricerche in ambito artistico sono proiettate in ambito clinico attraverso il metodo ICQ Intuito Creativo Quantico di cui Silvia Piconi è autrice. “Nel crescere perdiamo una delle grandi doti che si hanno da bambini: la capacità di risolvere i problemi in maniera semplice, flessibile e straordinariamente creativa, rimanendo rigidamente incastrati di fronte alle difficoltà”, spiega Silvia. “Dalla mia esperienza sia clinica che personale, ho potuto costatare che è possibile riattivare le risorse interne ed esterne a noi per superare le situazioni difficili con il supporto della tecnica dell’Intuito Creativo. Iniziare concretamente a pensare la vita, non nelle sue polarità, ma come Uno nel Tutto e adoperarsi seriamente nel viversi con tale intenzione, significa aver preso consapevolezza della via maestra, che ci può condurre ad essere appagati dal nostro vero Sé o meglio: chi siamo veramente, cosa vogliamo, quali sono le nostre vere potenzialità e di conseguenza capire la nostra reale missione in questa vita”.

Come sostiene lo scultore Riccardo Murelli, “la ricerca artistica di Silvia non va collocata all’interno della storia dell’arte ma bensì in quel nucleo espressivo di cui l’essere ha bisogno per poter comunicare, in primis a se stessa, delle intuizioni. Attraverso questi messaggi evoluti, estrapolati dai lavori artistici, si cerca di rendere visibile i sottili reami invisibili esistenti, dentro e intorno a noi. Il tutto da spazio al vuoto, seme del nuovo di evoluta consapevolezza”.