Da sempre l’uomo alza lo sguardo al cielo, rapito dalla sua bellezza e dai suoi misteri. Sentiamo un legame profondo con l’universo, quasi fosse parte del nostro stesso esistere. L’arte, in questo senso, si è spesso proposta come ponte tra l’intelletto umano e il cosmo, un mezzo, negli occhi di chi guarda, per cercare risposte e dare forma al nostro desiderio di comprensione.
L’artista Jerry Carter rappresenta una delle espressioni più alte di quel dialogo profondo tra arte e cosmo. “The Mysterion of the Cosmos”, un trittico di rilievi in pietra fusa e smalti trasparenti, è un esempio straordinario di questa ricerca interiore. La forza evocativa di quest’opera è stata riconosciuta con il prestigioso premio Lorenzo di Medici alla Biennale di Firenze. Un’altra opera di grande impatto è la “Pyramid of Souls”, installata al World Trade Center International Monument. Questo monumento è stato concepito per onorare le oltre 3.000 vittime degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, diventando un simbolo di memoria e rinascita. Un’opera creativa che è valsa a Carter numerosi riconoscimenti, tra cui quelli della NASA, dell’UNESCO e del Parlamento Europeo, a testimonianza della profondità e dell’originalità della sua visione della vita.
Un altro contributo significativo di Carter è quello realizzato all’Osservatorio di Arcetri nel 2004, dove l’artista ha creato installazioni che intrecciano arte e scienza, trasformando l’osservazione del cielo in un’esperienza estetica e spirituale. Un’arte, la sua, che non si limita a rappresentare il cosmo, ma lo esplora, lo interpreta invitando l’osservatore a sentirsi parte di esso.
Gli artisti e gli astronomi sono accomunati dal fatto di cercare entrambi risposte nel cielo. E le risposte che ricevono inevitabilmente portano con sé altre domande. Galileo trascorse molte notti sulle colline fiorentine di Arcetri, con la luna che sembrava così vicina da poter essere toccata, chiedendosi se i suoi mari fossero fermi o in movimento, solo ombre o liquidi…
Tra le sue creazioni più celebri ci sono anche “Second Genesis”, un monumento alla pace situato nel Parco della Pace di Ravenna.
Second Genesis non è solo un’opera d’arte: è un appello alla convivenza e all’armonia, un invito a superare le divisioni e a concentrarsi sulla salvaguardia della vita sulla Terra.
Immerso in un’area verde della città, il Parco della Pace di Ravenna è il frutto della visione collettiva di artisti e promotori culturali che hanno trasformato uno spazio pubblico in un luogo di speranza e dialogo. Con Second Genesis, e gli altri monumenti che lo arricchiscono, il parco è diventato un potente simbolo di pace universale. Qui, il legame tra la Terra e il cosmo si fa palpabile, ricordandoci che il nostro destino è intimamente intrecciato con quello dell’universo. Questo spazio è un invito alla riconciliazione e alla memoria, una testimonianza di bellezza condivisa che, unendo arte e natura, promuove un messaggio di armonia tra i popoli e di rispetto reciproco.
L’idea risale agli anni ’80, quando il Comune di Ravenna e alcune associazioni culturali iniziarono a immaginare un luogo che celebrasse la pace attraverso l’arte. Il progetto prese forma grazie alla collaborazione tra artisti italiani e internazionali, che contribuirono con le loro opere alla creazione di un percorso di riflessione e bellezza. Il parco fu inaugurato nel 1983, in piena Guerra Fredda, e da allora si è arricchito di nuove installazioni che ne hanno ampliato il significato e il valore simbolico.
Tra i protagonisti che hanno dato vita al Parco della Pace c’è Jerry Carter, artista statunitense capace di trasformare la tensione e il dolore in bellezza. Il suo stile potente e il messaggio profondamente umano riflettono il desiderio di costruire ponti tra mondi divisi, in un’epoca segnata da profonde fratture geopolitiche.
Quando l’opera prese forma, la Guerra Fredda stava vivendo un pericoloso inasprimento. Era il 1983: la NATO aveva iniziato a installare i primi euromissili, provocando una dura reazione da parte dell’Unione Sovietica, che rispose dispiegando missili a medio raggio nei paesi del Patto di Varsavia. Questa escalation militare scatenò un’ondata di proteste in tutta Europa occidentale, rafforzando il movimento pacifista contrario alla corsa agli armamenti e al rischio di una guerra nucleare, e Carter era uno di loro.
Nato in California negli anni ’50, Carter ha iniziato la sua carriera esplorando il legame tra uomo e natura, sviluppando uno stile che fonde elementi figurativi e astratti con una forte carica emotiva. Le sue opere affrontano temi complessi — conflitto, sofferenza e riconciliazione — trasformandoli in immagini potenti e dense di significato.
Come racconta lo stesso Carter; quando fu scelto come artista americano per realizzare un mosaico dedicato alla pace nel Parco, notò che nell’elenco dei partecipanti non figurava alcun rappresentante dell’Unione Sovietica. Consapevole della delicatezza del momento storico, decise di agire:
Sono convinto che il Parco della Pace di Ravenna abbia avuto un ruolo nel ridurre la tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Quando fui scelto per realizzare un mosaico dedicato alla pace nel 1983, durante la Guerra Fredda, notai con disappunto che non era stato invitato nessun artista russo. Vivendo a Washington, D.C., nel “mirino nucleare” dell’Unione Sovietica, vi assicuro che “sentivo” il peso della situazione. Così, scrissi diverse lettere agli organizzatori del Parco, chiedendo di includere un artista sovietico. Contattai anche l’Associazione degli Artisti di Mosca, invitandoli a partecipare.
Con mia grande soddisfazione accettarono l’invito, mandando Alexandre Khournakhov, cosa che mi rese molto felice. In seguito, nel 1990, l’Associazione mi concesse la possibilità di installare una mostra presso la loro Galleria MARS di Mosca. Questo evento suggellò il ruolo del Parco della Pace come catalizzatore di dialogo e comprensione tra culture diverse. Molte cose accaddero da lì in poi. Come vedete, la pace irradiò davvero da quel Parco.
Oggi, Carter può essere pienamente considerato un messaggero universale di pace. Il suo messaggio artistico rimane lo stesso di allora: la pace è un processo dinamico, mai statico, che richiede attenzione e impegno costante. La sua arte affonda le radici nella riflessione sulla condizione umana e sul nostro posto nell’universo. Carter è affascinato dall’idea che l’umanità viva su una fragile crosta rocciosa, in un pianeta insignificante, immerso nell’immensità dello spazio, sentimenti che esprime nel suo lavoro:
Le mie opere parlano della vita nello spazio. L’idea che viviamo sulla sottile crosta rocciosa di un insignificante pianeta fuso. Respiriamo una miscela di gas che si condensa su quella crosta calda. Che viviamo in un posto simile è un concetto alieno e spaventoso.
La sua arte, infatti, riflette questa percezione di precarietà e di mistero cosmico, tanto che alcuni astrofisici hanno colto nei suoi lavori dettagli e intuizioni che il pubblico spesso non percepisce immediatamente. Carter ha invitato gli osservatori ad andare oltre la superficie delle sue opere, esplorando il significato più profondo nascosto nelle forme e nei colori.
L’eredità artistica e culturale del Parco della Pace di Ravenna è di fondamentale importanza. Non è solo una galleria a cielo aperto, ma un luogo di incontro e meditazione. Il percorso tra le opere d’arte invita il visitatore a rallentare, ad ascoltare il silenzio e a lasciarsi attraversare dalle emozioni suscitate dalle installazioni. La presenza di Jerry Carter e Alexandre Khournakhov è una testimonianza potente di come l’arte e la cultura possano trasformarsi in strumenti di pace, superando i confini e le tensioni politiche.
Oggi, il Parco della Pace continua a trasmettere un messaggio universale di riconciliazione e convivenza, una dichiarazione di fiducia nella capacità dell’uomo di costruire ponti tra i popoli — attraverso l’arte e la bellezza.
Il Parco della Pace
Realizzato negli anni ’80 del secolo scorso in una zona residenziale nella prima zona di cintura del centro storico di Ravenna, il “Parco della Pace” è uno spazio verde della città che ospita al suo interno diverse opere a mosaico realizzate da artisti provenienti da tutto il mondo.
Al suo interno si possono così ammirare diverse opere a stretto dialogo con il verde del parco pubblico: un vero e proprio museo all’aperto dove si possono ammirare le opere di: Claude Rahir (Senza titolo – Belgio), Coupe Margarett (Un Pacifico libero dall’Atomica – Nuova Zelanda), Jerry W. Carter (La Seconda Genesi – USA), Alexander Kornooukhov (L’Uomo e la Natura – Russia), Mimmo Paladino (Albero delle Vita – Italia), Bruno Saetti (San Michele – Italia), Josette Deru (Albero della Vita – Francia), Edda Mally (Le Ali della Pace – Austria), Ludwing Schaffrath (Germania).
Nel 1990 Akomena Spazio Mosaico di Ravenna ha arricchito il parco con una sua opera “Senza titolo”, tratta da un francobollo disegnato dall’Accademia di Belle Arti cittadina, stampato dalla Zecca dello Stato in 4 milioni di esemplari.
Note
Sito web di Jerry Carter.
Parco della Pace di Ravenna.