Se qualcuno è buono, Serra Yilmaz è subito pronta ad abbracciarlo. “La bontà è una cosa alla quale tengo molto - spiega l’attrice -. In un’epoca nella quale essere buono e perbene è considerato quasi essere idiota, io ci tengo moltissimo. Sono fiera di mia figlia Ayşe perché è una persona buona che non ha perso il senso della pietà. Per me questo è più importante della riuscita sociale e professionale. Tutto parte da là, dico, poi vediamo il resto”.

Il resto, nel suo caso, c’è. Serra se ne va in giro per commissioni con la zazzera turchina, senza controindicazioni divistiche, le sporte ricolme di esperienze dei suoi vari mondi, europeo e asiatico, e di leccornie per gli amici, riconosciuta e festeggiata dagli ammiratori con i quali scambia parole disinvolte. Dalla Turchia, che l’ha partorita, cresciuta e addolorata con le sue vicende spaventose, ingiuste, che sembrano senza fine, si sta trasferendo in Italia, e, francofona e libertaria, gioisce della cittadinanza francese ottenuta a maggio. Firenze è la città prescelta dove la famiglia della “sorella” d’elezione Donata Milani è la sua famiglia. “Quando ho deciso di stare di più in Italia, - racconta - mi sono chiesta: Roma o Firenze? Ho scelto Firenze. Non per il caos di Roma… venendo da Istanbul, figuriamoci se mi preoccupa, ma sono molto legata a Firenze, la primissima città che ho frequentato in Italia che per me, al principio, era Firenze e il Mugello”. Quella che sta arredando in questi giorni, e che aveva a lungo desiderato, è la sua prima casa italiana: “Sono felicissima”.

Infelicissimo è invece lo sguardo sulla Turchia dove è aspro vivere e lavorare anche a causa delle “liste nere”, tuttavia è proprio a Istanbul che Serra ha appena sperimentato l’ esperienza nuova di girare un film da regista, Ferzan Ozpetek produttore, un rifacimento dei Perfetti sconosciuti. Una pellicola con attori turchi che non oltrepasserà i confini delle sale cinematografiche turche mentre in Italia l’attrice sarà in scena, diretta da Juan Diego Puerta Lopez, con Grisélidis. Memorie di una prostituta, la pièce su Grisélidis Réal, prostituta di Losanna, militante, colta, con il gusto del sublime nel torbido che difendeva la prostituzione come scelta, vista d’estate al Festival di Todi e ora in tournée per una ventina di date sparse per la penisola, incluse le tre a fine gennaio al teatro fiorentino di Rifredi che da anni ospita i successi di Serra.

Palcoscenico, amore primigenio. “Sono stata una bambina che veniva portata a teatro e al cinema. La domenica alle 11 proiettavano i film per bambini. Mio padre era il fondatore e presidente della Cinémathèque turca. Ho sempre sognato di fare teatro, non cinema”. Da uno spettacolo messo su alla fine delle elementari che a lei piacque creare in tutti gli aspetti e al quartiere applaudire, passando dalla deviazione momentanea per la psiche con l’imbambolamento da sedicenne per Freud e Jung e seguente borsa di studio in psicologia a Parigi, studiando recitazione in parallelo con un professore geniale che le faceva incontrare i mostri sacri in circolazione, Serra arrivò a far parte di una compagnia di Istanbul che “mi faceva voglia da anni”. Ci fu poi una pausa obbligata: il colpo di stato del 1980, il marito attore imprigionato. Il cinema arrivò nell’83 con tre film del maestro turco Atif Yilmaz (Yilmaz è un cognome diffuso in Turchia n.d.r.). La sua disinvoltura di interprete è la stessa sotto i riflettori e in studio e anche i debutti si appaiano: se la regia cinematografica è una novità di quest’anno lo è anche il monologo.

Perché Grisélidis. Memorie di una prostituta?

Sono sedotta dal personaggio. Non ho mai molto amato il monologo, ma mi sostiene il fatto che c’è un musicista in scena, il sax solista Stefano Cocco Cantini, il quale ha pure composto un pezzo che mi fa tremare il cuore ogni volta che lo ascolto, e non mi sono sentita troppo sola. L’esigenza era che non fosse uno spettacolo lungo: la gente ha sempre meno capacità di concentrazione. Grisélidis dura un’ora, così l’attenzione del pubblico è sveglia. Inoltre i costi a teatro sono sempre un problema, per La bastarda di Istanbul non eravamo tanti, ma pur sempre otto…

Ci parli di Grisélidis Réal, la prostituta intellettuale.

Sono affezionata a questa donna che non andava bene per nessuno, era criticata pure dalle femministe. Ultimamente ho letto un po’ di più su di lei anche se non quanto avrei voluto perché ho cominciato a girare passando sul set dodici ore al giorno. Su Youtube ho visto un’intervista di Grisélidis degli anni Settanta e l’ho trovata affascinante: parla questo francese-svizzero con sicurezza, la parola esce fluida… Coraly Zahonero (l’attrice della Comédie-Française che ha interpretato Grisélidis n.d.r.) si è immedesimata in lei e ha anche le phisique du role . Io no e, comunque, volevo rappresentare Grisèlidis soprattutto alla fine della vita : è morta nel 2005 di un cancro contro il quale ha lottato, scrivendo lettere quasi ogni giorno a un amico con il quale aveva litigato, Jean-Luc Hennig, lettere raccolte nel libro Les Sphinx. Non ho cercato il mimetismo con lei: io trasmetto le sue parole.

Si dice che tutte le attrici vorrebbero fare le prostitute.

Vero. Mi sto chiedendo, infatti, se rendere lo spettacolo più sobrio. Forse degli orpelli e della vestaglia non ho bisogno… Ora vediamo.

Da artista che crede nella bontà che cosa vorrebbe dare?

Comunicare emozioni e far riflettere. Nella Bastarda la scena in cui la turca bastarda e l’armena-americana si abbracciano, e si capisce che l’ostilità è inventata perché serve al potere, strappa l’applauso: è la reazione all’insieme dello spettacolo, non a una mia battuta.

Idee?

La regia a teatro. A me piacerebbe anche la TV. In Turchia ho fatto per due anni un programma intitolato Basic Instinct : ricevevo un ospite del mondo della cultura e si chiacchierava cucinando.

Cucina bene?

Sì e mi piace cucinare per gli amici ricette mie e turche. So cucinare anche italiano, ma in Italia non mi pare il caso… Ora che sono stanziale qui, penso che potrei tenere corsi di cucina in collaborazione con la Giglio cooking school di Firenze.

Chi è Ferzan (Ozpetek, il regista turco naturalizzato romano, del quale Serra è beniamina n.d.r.)?

Posso parlarne solo professionalmente, non voglio tradire la riservatezza. Ferzan è molto allegro, gli piace lavorare divertendosi, cosa che mi si addice: sono come lui. Ha un senso dell’umorismo che può sorprendere. Il 28 dicembre uscirà il suo ultimo film Napoli velata che mi piace moltissimo, un thriller che non ti molla, con Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, un grande cast. Sì, mi piace tanto e spero che piacerà anche agli spettatori”.

Serra e Ferzan, due turchi in Italia. Che Gioacchino Rossini raddoppi la partitura.