Perché quando osserviamo le tele di Jack Vettriano riusciamo a provare nostalgia per un mondo che non abbiamo mai visitato né conosciamo? Perché davanti alle donne e agli uomini che animano i suoi dipinti ci sentiamo complici e non estranei?

Sono domande chiave per capire il successo del pittore scozzese, riuscito a imporsi come uno dei maggiori e più seguiti artisti figurativi contemporanei, da un capo all’altro dell’Oceano. Occorre, innanzitutto, focalizzare la propria attenzione sull’uso della luce: inedita nel suo giocare con quell’oscurità di cui sono impregnati tutti i suoi lavori, volti in penombra, pensosi, ormai giunti a un bivio in cui è d’obbligo prendere una decisione. I corpi sono colti proprio nell’attimo in cui sta per avere inizio un’azione di cui non conosceremo mai le conseguenze: sguardi rivolti chissà dove, arti che si incontrano in relazioni clandestine.

Le coppie di Vettriano sono costantemente in cerca. Si mescolano cacciatori e prede, rimandando a un passato in cui i ruoli erano ben definiti e dalle parole dello stesso artista è possibile capire quale sia il suo punto di vista in proposito: “È un mondo perfetto, in cui avrei voluto vivere ma non mi è capitato. È un viaggio indietro a un tempo in cui c’era una distinzione netta tra uomini e donne – oggi mi sembra tutto troppo androgino”. Da qui la scelta di spogliare solo il corpo femminile senza seguire una filosofia maschilista, ma soltanto per mettere in risalto l’unicità della bellezza femminile.

Fin troppo scontato il paragone con il realismo americano di Edward Hopper, rispetto al quale Vettriano ha un asso nella manica: la sensualità. I tormenti della passione che raffigura sono eterni e la distanza tra i suoi personaggi – spiati come dal buco della serratura – è annullata dall’attrazione palpabile, che rende lo spettatore consapevole di ciò che sta per accadere intuendolo soltanto. Lo scarso amore dell’establishment accademico e di una parte della critica ha dato vita a una chiave di lettura disattenta che ha etichettato molte opere dell’ultimo periodo come pornografiche allontanandosi massicciamente dal vero; l’amore è il centro assoluto di opere quali A test of true love o Setting new standards, in cui l’ambientazione claustrofobia cela immagini audaci che non sfiorano mai la volgarità, perché le sue tele sono da leggersi come racconti che narrano le storie delle persone più vicine ed estranee che esistano: gli amanti. Vettriano non espone da qualche anno, tuttavia è del 2015 l’apertura di una propria casa editrice.