L’acqua è molto più di un elemento: è simbolo originario, archetipo di vita, memoria fluida che attraversa il tempo e le culture. In ogni civiltà, l’acqua rappresenta nascita, trasformazione, purificazione. È forza che scava, che plasma, che vive.

Ed è proprio da questa potenza simbolica che nascono le performance artistiche itineranti Water Memory del maestro Igor Borozan1. Le installazioni dialogano con l’acqua, si riflettono in essa, ne assorbono il movimento e l’energia. In ogni tappa, il paesaggio cambia, ma il messaggio resta: l’acqua è memoria viva, è corpo mutevole che custodisce storie, dolori, rinascite.

In occasione de ‘Il Congegno di Primavera’ organizzato dal BAC, nel suggestivo scenario del Chiostro di Santa Cecilia di Collescipoli (Terni), il maestro Igor Borozan, sulla scia di Water Memory, ha dato vita a una performance artistica unica e irripetibile: Nel segno dell’acqua, un paso doble artistico grazie al magistrale violino del musicista Gustavo Gasperini, che si è esibito eseguendo il terzo tempo della Primavera di Vivaldi.

In un sorprendente atto di presenza artistica, Borozan svela una performance di straordinaria intensità, destinata a rimanere impressa nella memoria dello spettatore quanto a svanire nel tempo. Utilizzando semplicemente l’acqua su una grande tela di seta, l’artista realizza un’opera effimera che si iscrive idealmente nel solco delle performance itineranti Water Memory, nate ad Amelia durante le Giornate Europee del Patrimonio 2018. Non è una semplice serie di eventi, ma un viaggio esperienziale collettivo.

L’arte si immerge letteralmente nello spazio generando un’interazione profonda tra l’ambiente, l’artista e gli spettatori. Le superfici liquide diventano specchi del tempo, dove la memoria individuale e collettiva riaffiora in forme visive, gestuali e sonore.

In questa simbiosi tra arte e acqua, Borozan restituisce al pubblico un messaggio potente: l’arte, come l’acqua, non ha confini, scorre, si adatta, trasforma. Ma soprattutto, conserva. Perché ogni goccia è traccia. Ogni onda è eco di qualcosa che è stato e che continua ad esistere.

Water Memory è un rito contemporaneo, poesia in movimento, richiamo ancestrale”, spiega Borozan. “È il tentativo di restituire dignità e centralità a quell’elemento primordiale che spesso diamo per scontato, ma che ci costituisce, ci attraversa, ci rende vivi. In un tempo che consuma in fretta tutto, queste performance ci invitano a fermarci, ad ascoltare, a ricordare. E a riconoscere, nell’acqua, il nostro stesso riflesso”.

Water Memory è anche un gesto di esistenza poetica: in un mondo sempre più ‘arido’ Borozan ci ricorda che l’acqua è cultura, non solo risorsa. È portatrice di senso, di visioni, di connessioni invisibili tra uomo, natura e memoria. È scrittura liquida che l’artista rilegge attraverso segni, sogni e installazioni capaci di evocare emozioni profonde.

Nell’universo creativo di Igor Borozan, ogni intervento artistico è un atto di ascolto e di rispetto verso l’ambiente che lo accoglie. L’acqua non è sfondo ma voce, presenza viva che interagisce, che risponde, che guida. Le superfici bagnate rifrangono la luce, deformano le immagini, creano continui rimandi tra realtà e surreale, tra ciò che appare, ciò che si cela e ciò che svanisce. Il pubblico, immerso in questa atmosfera sospesa, non è mai semplice spettatore: è chiamato ad entrare in relazione, a lasciarsi attraversare, a diventare parte del flusso che scorre. Le performance si fanno così rituali collettivi, capaci di parlare un linguaggio universale. Non importa il luogo, ogni spazio si trasforma in teatro liquido, in palcoscenico effimero dove l’arte di Igor Borozan si fonde con gli elementi e con essi rinasce, nuova.

image host Nella foto Gustavo Gasperini e Igor Borozan.

C'è una sacralità laica nel progetto di Borozan: una sacralità che nasce dal gesto semplice e potente di ricordare, attraverso l’arte, che l’acqua ci precede e ci sopravvive. Che ogni goccia custodisce un passato e ogni onda può generare un futuro. Water Memory è quindi anche un monito: non dimenticare ciò che l’acqua ha visto, ciò che ha portato via, ciò che ha restituito.

Nel Segno dell’Acqua non è una semplice rievocazione: l’artista apre una prospettiva inedita, concentrandosi sul tempo presente come unico spazio autentico dell’esperienza estetica. La seta, fluida e viva, diventa pelle sensibile su cui l’acqua imprime tracce che nascono e si dissolvono, in un rito fragile e potentissimo che celebra il ‘qui e ora’.

Borozan eleva l’acqua a simbolo supremo dell’origine e della trasfigurazione:

L’acqua assorbe l’intenzione durante l’atto creativo, come memoria liquida: quando dipingo con l’acqua non cerco di fermare l’immagine ma di ascoltare l’immaginario che scorre e fluisce libero. È come dialogare con l’anima del mondo, ogni gesto tracciato sulla tela è un messaggio effimero, una vibrazione che genera un’emozione viva, da lì nasce tutto.

Lontano dalle logiche del permanere e dell’archiviazione, l’opera si consuma nell’istante, lasciando come unica eredità un’emozione condivisa. Con questo gesto, Borozan rinnova la sua poetica dell’impermanenza e ribadisce il valore assoluto dell’atto creativo vissuto in diretta, nella sua forma più pura e libera.

Ad impreziosire ulteriormente l’evento, l’artista ha esposto anche due tele monumentali raffiguranti due ninfe, ispirate alla leggenda della Cascata delle Marmore di Terni. Figure eteree e potenti, sospese tra mito e natura, che dialogano silenziosamente con la fluidità della performance, evocando la forza generatrice e distruttrice dell’acqua come archetipo universale.

Una performance tra colore e musica che non si può possedere, ma solo ricordare. E forse, proprio per questo, indimenticabile.

Note

1 Maggiori informazioni: Maestro Igor Borozan