Il punto di vista privilegiato di Maestro Cavanna consiste nel concepire l’arte come espressione di continuità tra realtà e materia, lasciando alla natura il ruolo dell’impassibile spettatore che assiste impotente alla sua disgregazione.

Egli possiede una prospettiva molto particolare, intravedendo nello spazio un indispensabile strumento per osservare la realtà e scegliere tecniche e materiali idonei a rappresentarla.

Partecipa come ingegnere specialistico alla realizzazione e messa a punto di SIRIO - Satellite Italiano di Ricerca Industriale e Operativa - che nel 1977 fu lanciato da Cape Canaveral, la Space Force Station in Florida, diventata famosa per la partenza dei primi tre astronauti diretti alla Luna.

Attitudini artistiche e impegno tecnico lo hanno portato ad analizzare e infine ad operare con materiali inediti che hanno preso “forma” sotto la spinta di una prepotente creatività, soprattutto se intendiamo questa come un’espressione molto vicina alla creazione.

Ed è proprio creazione artistica e disciplina progettuale che, incontrandosi, si fondono in un dialogo continuo e mai interrotto, scaturito dall’assoluta padronanza della materia.

La ricerca artistica, arricchita dunque dalle conoscenze tecniche di un mondo non proprio alla portata di tutti, lo farà avvicinare negli anni maturi al Metaformismo©, diventando uno dei sette Maestri che ne fanno parte, guidati dalla storico dell’arte Giulia Sillato.

“Artista ed esperto elettronico, si fondono insieme - afferma la storico dell'arte citata - e così l’arte si pone al servizio della scienza e viceversa, in una condivisione di nature e scopi”.

La storia della sua vita lo mostra entrato nel mondo dell’arte ancor giovanissimo e già artista a pieno titolo: sostenuto dall’ambiente artistico e culturale genovese, viene da questo spinto alle prime esposizioni, risalenti al 1977.

Il riconoscimento del suo valore, unitamente a un’intima simbiosi con l’arte, è conferma costante della convinzione di non potersi mai più allontanare da questo grande amore.

Una connessione profonda con l’arte che ha fatto sicuramente leva sulle sue attitudini, continuamente sperimentate anche e soprattutto attraverso le tecniche e i materiali inediti, con i quali si applicava alla sua professione quotidiana.

Esercizio necessario a focalizzare l’importanza dello Spazio da plasmare con la Forma, in ciò complici i fantastici smalti dai colori smaglianti e vividi che lui stende direttamente sul supporto, tela o tavola, preservando così la brillantezza delle lacche.

Da Genova, suo luogo di nascita, a Roma - dove lo porterà la professione ufficiale - Giulio non trascurerà mai l’amore per la vita e per l’arte, anzi nella capitale italiana ha modo di avvicinarsi ai grandi maestri che hanno fatto la storia e di essi esplora opere e metodi operativi, conoscendole dal vivo grazie all’assidua frequentazione di mostre e musei.

Molto ammirato dal Centro Elsa Morante, riesce ad ottenere un apprezzamento superiore dall’Accademia Tiberina, che lo ha insignito di un prestigioso riconoscimento, valutandolo “artista tra i più originali ed espressivi del proprio tempo”.

Entrerà così in famose gallerie d’arte che all’epoca erano site nel cuore della capitale: via Margutta, via del Babbuino, per citarne qualcuna, ma anche in spazi istituzionali con mostre di alto livello culturale.

Fu ritenuto degno di un importante testo critico, firmato da Paolo Perrone Burali D’Arezzo (dinastia che dal 1969 è al timone del Museo del Futurismo e primo Novecento, fondato da Filippo Tommaso Marinetti).

Incoraggiato passo dopo passo a proseguire nella ricerca e nella sperimentazione, Giulio si rivela una figura completa: ingegnere, artista, ma anche filosofo e poeta, incidendo la sua personalità in ogni pagina dei suoi quadri.

Un vero Maestro, “Un vero protagonista della cultura attuale — lo definisce Augusto Giordano — un vero esponente della cultura contemporanea”. Nel 2016, in occasione dei suoi cinquanta anni di attività artistica, Edilet di Roma gli dedica e pubblica una monografia: Giulio Cavanna. Evoluzione nel tempo, temi e forme.

In questo libro si fa il punto del suo percorso artistico, evidenziando i periodi e i rispettivi tratti distintivi che li hanno contrassegnati: dal primo figurativo pittorico al non figurativo materico.

È un lavoro editoriale importante che segna un nuovo punto di partenza, dal quale poter sviluppare le successive ricerche artistiche, ormai focalizzate, e per certo definite, in termini di colore, materia, forma, ma adesso orientate verso l’immaginaria elaborazione di luoghi pittorici tridimensionali.

Una sorta di pitto-scultura in cui la materia si sviluppa con scritture cromatiche plastiche, dando vita a luoghi della mente tra i più imprevedibili: da immagini ispirate alla natura — come Natura Ribelle — si passa a sensazioni o riflessioni generate da fatti di cronaca o da esperienze quotidiane, tutte situazioni incredibilmente inedite.

Giulio è davvero un grande artista e ha pensato a tutto, persino anticipando la Sostenibilità, come la intendiamo oggi, e quindi facendosi portavoce di quella filosofia del riuso contro lo sfruttamento indiscriminato delle materie prime.

Questo è un altro suo potente messaggio: conservare, proteggere, difendere la natura, a per farlo occorre impiegare materiali già utilizzati, anche per scopi diversi, e far loro rivivere una nuova dimensione espressiva.

Ecco allora che in ogni suo quadro sono sempre presenti componenti materiali comunque provenienti dalla quotidianità, dal lavoro, dalla scienza e dalla tecnica; cambia l’utilizzo, ma restano vivi i legami tra la materia di cui sono fatti e la mano che li forgiò all’origine, adesso guadagnando nuovi significati lessicali.

Il linguaggio del Maestro è chiaro e tutto ecologico, rivolto a un approccio alla materia opposto a quello di un consumismo spasmodico che impoverisce la natura e l’uomo.

La natura è il ponte tra l’inconscio e il reale, è la spettatrice della vita, è il riflesso dell’Universo. Di essa Giulio traccia un nuovo profilo grazie ad opere d’arte che riscoprono componenti rigenerati in nuove metamorfosi, in nuove traduzioni del reale.

Il fuoco rosso arde e scioglie il metallo; nubi d’acciaio galleggiano tra cieli sfumati di azzurro; la neve ancora capace di modellare paesaggi; la drammatica urbanità si fonde a paesaggi abbagliati e confusi all’orizzonte, tuttavia uniti nei materiali con i quali sono costruite le città.

I luoghi della mente diventano ricordi di mete dello spazio tra scienza e arte. Viene miscelato il dato con il fatto, viene restituito lo spazio al tempo, il tempo della vita, che coincide con il tempo dell’arte.

Concludo con le parole di Giulia Sillato che ha teorizzato il Metaformismo©:

Le opere di Giulio Cavanna rappresentano la cultura contemporanea che vive pienamente nella scienza, lì dove l’essere umano ha riscoperto felicemente la sua identità.