È un sabato un po’ sonnolento e senza senso. Il cielo è bianco. La temperatura è oscillante: costringe a coprirsi e scoprirsi in continuazione. Patrick e io siamo a zonzo per Milano. Prima andiamo all’Ikea, poi in centro per lo più a provarci vestiti. Ora, vicino a casa, in Via Coni Zugna, siamo in un negozio di dischi. Patrick è alla sezione musica classica. Ha chiesto se ci sono vinili, ma non ci sono. Sicché Pat si accontenta di dare un’occhiata ai Cd. Lo vedo prendere in mano un Cd di Mozart. Un altro di Beethoven. Poi Chopin.
“Ma li hai già” gli dico.
Sorride. “È vero. A volte mi succede anche con i libri. Quando entro in una libreria, sono subito attratto dai libri che ho già. Vorrei comprare quelli… ”.
“La felicità è desiderare ciò che si ha” dico citando Ennio Flaiano.
“Sì, sono abbastanza d’accordo”.
“Ti senti felice?”
“Ora che sono con te, sì” dice lui.

Sempre romantico, il mio maritino. Ma se l’ho portato qui, in questo negozio di dischi, c’è una ragione. Non l’ho fatto per caso. Mi allontano da lui fermandomi alla sezione heavy metal. Prendo in mano Cd che contengono immagini cruente. Un Cd porta l’immagine di un pentacolo capovolto. Uno addirittura un paio di croci capovolte. Un altro il 666. Un altro una V rosso sangue assai truce e inquietante. Non mi concentro nemmeno sui nomi dei gruppi. Vado direttamente sui dettagli dell’immagine della custodia. Dopo un po’ Patrick mi raggiunge. Gli mostro un Cd. Presenta come immagine di copertina il disegno a tempera di una donna mezzo sbudellata.

“Conosci questo gruppo?” chiedo io.
“No. Non lo conosco” risponde Patrick.
“Sembrano forti”.
“Ti piace lo stoner metal, adesso?” fa Patrick.

Appoggio il Cd e ne prelevo un altro. Presenta l’immagine di un maniaco con un coltello in mano che sta per accoltellare una bionda procace. Ovviamente si tratta di un disegno. Come se fosse la locandina di un film.
“E questo gruppo?”
“No. No – fa Patrick – Il grindcore non fa per me”.

Non sembra avere particolari reazioni. Non è infastidito dalle immagini. Di certo non prova interesse. Proseguo ugualmente.
“Quelli?” indico col dito.
“No, ti ho detto. No. Non conosco gruppi che suonino viking metal”.
“Questi?” indico allora.

L’album presenta l’immagine di Francis Bacon con interiora di animali in mano.
“No. Niente doom metal nella mia vita”.
Alzo lo sguardo e lo fisso per un momento.
“Quelli là?” dico ancora indicando col ditino.
“No, amore, niente depressive black metal”.
“E i Christian Death?”
“Non conosco la shock metal”.
“E i Racer X?”
“Non conosco nemmeno la speed metal, amore”.
“E i Suffocation?”
“Idem. La brutal death metal non mi si addice. Preferisco Memo Remigi: Lo so, è un mio limite… ”.
“Patrick, allora com’è possibile che conosci così bene il nome del genere musicale di ogni gruppo?” faccio cambiando tono all’improvviso.
“Io…”.
“Dici sempre di non sapere questo e quello, ma appena t’interrogo un po’, sai sempre cose su cose. Come è successo nel tunnel degli orrori. Sapevi tutto di un personaggio praticamente impossibile da identificare. Anche delle Città Invisibili di Calvino, una volta, mi hai fornito un’interpretazione degna di un professore universitario”.
“Ma, amore…”.
“No, voglio sapere. Spiegami”.
“Amore, c’è l’etichetta. Guarda. Hair metal. Nu metal. Post metal. Power metal. Alternative metal… L’ho letto sull’etichetta”.

Guardo meglio. All’interno del negozio per ciascuna sezione c’è un cartello con scritto il genere generico come “Classica”, “Rock, “Pop”, “Heavy Metal”. Poi ciascuna scansia è ordinata per sottogeneri. I sottogeneri sono segnati su cartellini più piccoli. Gialli con una scritta in pennarello nero. Non li avevo notati.
“Scusa – dico – Che scema sono… ”.
Non so dove mettere gli occhi. Mi vergogno.
Patrick mi sorride.
“Non ti preoccupare”.
Alza una mano e mi mostra un Cd.
“György Ligeti. Questo non l’ho a casa”.
“È quello di 2001 Odissea nello spazio?” dico cercando di cambiare argomento il più in fretta possibile.
“E di Shining” dice Patrick.

Procediamo alla cassa allontanandoci dalla sezione heavy metal.